Alessandro Domenici, Lorenzo Mastromei, Filippo Rocchi, Matteo Mastromei e Lorenzo Benassi sono cinque toscani con gusti e background musicali diversi. Decidono però nel 2014 di fare delle loro differenze una ricchezza, e fondano così Lamarea, rock band che si barcamena senza troppi sforzi tra concorsi vinti e concerti live. È all'interno di questi stessi fortunati contrasti che nasce “Respiro”, il nuovo album de Lamarea in uscita per The Kids Are Alright e Dcave Records. Così come i precedenti lavori – l'EP “Ancora Un Attimo” del 2015 e l'album “Oltre” del 2016 – l'ultima fatica dei cinque toscani porta in seno diversi generi che rispecchiano la natura della band.
Gli otto brani di “Respiro” raccontano infatti il bisogno di uscire dalle acque torbide dell'assenza di identità, cercando appunto un respiro nel il caos che ci circonda. Così la prima traccia, che presta anche il nome all'album, parla del tempo che scorre e del bisogno di trovare nuova linfa in cui nuotare. Si passa poi a “Taglio Netto”, in cui Lamarea esorta chi ascolta a tagliare i rami secchi che impediscono la crescita. Ne nascono “Ogni Parte di Me” e “Castelli di Carta”, canzoni che parlano dell'ispirazione e della sensibilità che occorre per mantenere vivi i propri sogni. “Le Tue Parole” sono infine l'accettazione del cambiamento, necessario per crescere e vivere.Le ultime tre tracce sono l'ultima spinta che Lamarea lancia agli altri giovani. “Un Gioco di Specchi” ribadisce la necessità di buttarsi e lasciarsi andare. Mentre “Noi Che” e “Come Sempre” ci esortano a prendere in mano la nostra vita per non esserne semplici spettatori. “Respiro” è un album che sicuramente non segna la maturità artistica dei ragazzi de Lamarea. Dopotutto non è questo che ci aspettiamo. Ma sicuramente segna una nuova tappa nel loro percorso. La composizione originale dei brani, il ritratto di un mondo in confusione, e nonostante tutto l'ottimismo con cui affrontarlo, sono il segno della loro rivolta, nonché della loro identità.Gli otto brani di “Respiro” de Lamarea raccontano infatti il bisogno di uscire dalle acque torbide dell'assenza di identità.