Carmelo Siracusa, foto promozionale
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CARMELO SIRACUSA: “Per suonare bene bisogna saper ascoltare bene”

Diamo il benvenuto su Music.it a Carmelo Siracusa!! Rompiamo il ghiaccio, raccontaci un aneddoto divertente o imbarazzante che ti è capitato sul palco o in studio di registrazione.

Ero con gli Sugarfree in Tour nel 2006 e a metà concerto me la sono fatta sotto, nel vero senso della parola. Oppure aprire il cofano della macchina notare che avevo dimenticato gli strumenti e vedere il mio tour manager iniziare a sbiancare per trovare la soluzione.

“È come senti, non come pensi” è ispirato a un concerto di musica classica del ‘700 per contrabbasso di Carl Ditters von Dittersdorf. Cosa ti ha portato a scegliere questo brano? 

In primis sicuramente i miei studi e poi sicuramente un piccolo libro di Peter Suskin che si chiama proprio “Il contrabbasso“, dove lo scrittore prende in giro il repertorio di questo strumento.

Affinità e divergente tra te e Carl Ditters von Dittersdorf. Cosa vi accomuna e cosa no?

Ci accomuna sicuramente l’autentico servizio nei confronti dell’arte. Non ci accomuna il momento storico, politico e culturale che in III secoli sicuramente è cambiato.

Quali influenze sonore e concettuali ti hanno portato a “È come senti, non come pensi”? Che storia c’è dietro questo brano?

Ho giocato con la musica, come gioco da sempre. Ma non mi piace giocare da solo come in una partita di tennis preferisco uno sport di squadra. Per questo motivo questo brano è nato anche grazie alla bravura di altri artisti.

Parliamo del testo di “È come senti, non come pensi”. Come è nato? Perché l’idea della voce narrante?

Il testo nasce da un mio percorso di studi, che è cominciato 10 anni fa, dalla profonda condivisione, riflessione del significato di questi argomenti che ho con l’attrice che narra queste parole. Le ho lasciato libera espressione nella scrittura di alcune parti di questo testo e nella sua interpretazione. Per il resto vedevo questo brano come un racconto in un teatro e per questo una voce narrante.

Musica classica e pop/rock. Come nasce l’intreccio tra questi due generi?

Come ti dicevo, non ha nulla di prestabilito, è nato tutto per gioco.

Dici che “tutto parte dal basso”, per la musica è lo stesso? Un giro di basso può fare la differenza all’interno di un brano?

Another One Bites the Dust – Queen. Come Together – The Beatles. Stand By Me – Ben E King. Non SENTI che fanno la differenza? Poche note, poche idee ma tutte limpide.

Parli del contrabbasso come uno strumento che necessita di disciplina e della musica come veicolo per le emozioni. Credi che nel panorama musicale di oggi ci sia ancora questa “disciplina” e queste emozioni? Perché?

Per suonare bene bisogna saper ascoltare bene, è un concetto che vale per la Vita in generale. Oggi comunichiamo male tra noi. Bisognerebbe iniziare a sentire la musica dentro, chiudere gli occhi ed immaginare le mani dei musicisti che suonano del cantante che interpreta e le emozioni che i brani vogliono trasmettere. Oggi invece la musica è un file da vedere e poi cestinare, attraverso alcune piattaforme televisive e multimediali arriva esclusivamente l’immagine di un video o di un artista. In pochi ormai riescono a pensare la musica come una altissima forma d’arte.

Siamo arrivati al classico “fatti una domanda e datti una risposta”. Che puoi dirci?

Cosa mi aspetto dal domani? Nulla, perché vivo nel Qui-e-Ora del presente.

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