Vasco Rossi in una lunga intervista sulle pagine de Il Corriere della Sera ha raccontato la sua quarantena e di come è cambiata la sua vita.
L’intervista a Il Corriere della Sera
Nelle prossime settimane ci sarebbero state le prime date del tour, ma l’emergenza sanitaria ha fermato tutto. Anche per Vasco Rossi è stato un duro colpo:
«Quando ho capito che i concerti sarebbero saltati mi è crollato il mondo addosso. Non riesco a scrivere nuove canzoni. Sono troppo attonito, frastornato, allibito e incantato da questa situazione»
La vita durante il lockdown è stata dura per tutti e ha cambiato radicalmente le nostre abitudini. Anche per il cantante che, sempre nell’intervista a Milena Gabanelli confessa:
«Per me fare i concerti è importante anche dal punto di vista psicologico. Io per fare i concerti mi devo tenere in forma, non mi devo lasciare andare: è un motivo per svegliarmi la mattina. Senza i concerti mi casca un po’ tutto. Ho preso la cosa di petto, mi sono detto “va bene saltiamo un anno e pensiamo a non ammalarci” […]»
Poi, ovviamente oltre al fattore psicologico c’è quello economico. Il mondo dello spettacolo è in crisi, non si discute, i tecnici e gli addetti ai lavori sono fermi da mesi e chissà quando potranno ricominciare a lavorare.
I lavoratori dello spettacolo e la crisi da lockdown
Nell’intervista Vasco Rossi ha parlato anche di questo, sottolineando il bisogno di sensibilizzare le persone a quella che è la situazione economica e lavorativa di tutte quelle persone che stanno dietro alla preparazione di un concerto.
«C’è un mondo di persone che lavora. È stato il pensiero che mi è venuto: come fanno tutti questi che rimangono senza lavoro, che hanno difficoltà molto più grandi delle mie dal punto di vista economico. Io posso stare un anno fermo»
E da qui l’idea di Vasco Rossi assieme ad altri artisti di mettersi in prima linea per aiutare tutte quei lavoratori lasciati a casa dal virus.
«Avevamo pensato di fare un fondo di solidarietà dove noi artisti avremmo, ognuno secondo le proprie sensibilità, depositato delle cifre. Avevo sentito anche Jovanotti, erano tutti d’accordo.
Anche Laura Pausini, lei ha avuto l’idea di fare una lettera aperta e di firmarla tutti e chiedere aiuto a Conte, perché agli inizi di marzo quei lavoratori non erano neanche considerati.
[…] Intanto abbiamo pensato ognuno a proteggere i propri: io proteggo i miei collaboratori; penso alla mia squadra, una trentina di persone più o meno. Ognuno pensa ai propri, così siamo sicuri che quello che facciamo arriva. Poi c’è questo decreto… 600 euro saranno pochi, ma li riconosce anche ai lavoratori di quel tipo, è importante. In Italia c’è questo concetto che gli artisti sono considerati personaggi tra il circo e l’orchestrina: non sono considerati cultura»
L’argomento sta a cuore a molti ed è di vitale importanza tenere accesi i riflettori sulla situazione dell’arte e delle persone che lavorano nel settore. Tutte le persone che rendono possibile qualsiasi spettacolo di cui godiamo, dal cinema al teatro passando per la musica e via dicendo. Sono loro i veri pilastri su cui si poggia il mondo delle arti e dello spettacolo e sono loro i primi che devono essere tutelati.
L’emergenza sanitaria che ha stravolto il mondo
È innegabile che questa emergenza sanitaria ha stravolto il nostro mondo. Quello che prima ci sembrava la normalità adesso sembra un’impresa. E la cosa vale per tutti: artisti, gente comune, lavoratori e via dicendo.
Durante questa quarantena Vasco Rossi, come buona parte di noi, ha realizzato di trovarsi davanti a un qualcosa di più grande di tutto e di tutti.
«Non è che sono contento di aver vissuto questa pandemia, ma mi rendo conto che sono stato testimone di un evento catastrofico. Molti non lo hanno ancora realizzato, ma è come se fosse esplosa una bomba nucleare, una pandemia globale, mai avrei pensato di vederla»
Si può leggere l’intera intervista a Vasco Rossi sul sito de Il Corriere della Sera.