Jumpscare, è un piacere avervi su Music.it. E benvenuto Kirion, frontman della band. Prima di iniziare, c’è una cosa una prova da passare: raccontate ai lettori un aneddoto imbarazzante, meglio se inedito, che vi è accaduto durante la vostra carriera musicale. Che caschino gli altarini!
Piacere nostro! Mi viene da raccontare una delle cose che sono accadute durante la nostra permanenza a Crema, durante le sessioni di registrazione dell’album. Era uno degli ultimi giorni, avevamo finito con la registrazione ed il nostro produttore Tommaso Monticelli (chitarrista dei Genus Ordinis Dei, ndr) veniva a trovarci dove alloggiavamo per salutarci, prima che ripartissimo per casa. Andrea – il nostro chitarrista solista – viene incaricato alla macchinetta del caffè, sostanza primaria di interesse comune per la band.
Prima ancora dei soldi e del successo, concordo in pieno.
Ad un tratto, si accorge che il caffè continuava a stare sul fuoco senza mai però uscire dalla caffettiera, ed è allora che la preoccupazione raggiunge l’apice. Scopriamo che il nostro magico chitarrista aveva messo la caffettiera sul fuoco senza acqua al suo interno, sapete benissimo questa disattenzione cosa può causare… morale della favola, abbiamo scampato la morte ed imparato a non affidarci alle mani del nostro chitarrista se non per i suoi magnifici sweep. Magari raccontata così può sembrare una storia banale, ma nel contesto vi giuro che le reazioni furono l’assoluta preoccupazione mista agli scherni e gli insulti che il nostro Andrea ha ricevuto per questa “bravata”.
Non avrei voluto trovarmi nei suoi panni. Il vostro sound ricorda molto quello nord europeo. Chi ha guidato i vostri passi fino a portarvi a ciò che siete oggi? Fuori gli idoli!
In parte hai ragione siccome l’influenza che tira per la maggiore è quella del death metal melodico nord europeo, però ti dico che noi abbiamo preso ispirazione anche dalla scena moderna che non si limita solo al sound scandinavo. Ciò che si evince dal sound della nostra band è che abbiamo decisamente influenze variegate, che poi hanno costituito il sound totale della band. Pertanto, volendo essere più concisi possibile, per presentare ai lettori tutte le nostre influenze e tutti coloro che ci hanno ispirato, risponderei alla domanda citandoti, per ciascuno di noi, chi e cosa ci ispira e ci ha ispirato nella realizzazione di questo disco.
Bene, facciamo un bel quadro completo.
Partendo da me, in quanto ad influenze vocali, da anni seguo il filone del death core, tutto ciò che ho appreso e che porto nelle mie esperienze da vocalist deriva tutto dall’approfondimento del suddetto genere. Citando alcune band: Chelsea Grin, Suicide Silence, Carnifex e Lorna Shore. Per quanto riguarda la parte strumentale, doveroso dire che è stata composta prima del mio arrivo in band. Come si può ben notare il gruppo ha particolari influenze melodic edeath e della “prima ondata” di metal core, citando qualche band parliamo di: In Flames, Dark tranquillity, Soilwork, Heaven Shall Burn e Darkest Hour. Tutto condito dalla passione degli strumentisti per il death classico, l’heavy ed symphonic/power metal per quanto concerne l’utilizzo di orchestrazioni e tastiere/synth. Anche se ogni specifico componente ha delle influenze personali che vanno anche oltre i generi citati, siccome di base siamo cinque persone davvero eterogenee.
Ammetto che hai le idee molto chiare. E il quasi-omicida e tuti gli altri, invece?
Andrea (il nostro caro chitarrista solista) è un appassionato di prog e di death metal, basti pensare che, oltre ai nomi già citati, prende ispirazione dal trittico Dream Theater, Death ed Opeth, di suo propone linee di chitarre quanto più poliedriche ed accattivanti possibili. Vic (chitarra ritmica), essendo appassionato anche di power e NWOBH tende sempre a cercare di inserire linee melodiche “catchy”, e soprattutto armonizzazioni ampiamente utilizzate sia dal metal moderno che al metal più classico. Volendo citare un gruppo su tutti, gli Iron Maiden sono uno dei suoi punti di riferimento per queste armonizzazioni, ma anche le stesse della scuola svedese e di gruppi come gli Avenged Sevenfold.
Puro metallo che stride incazzato, continua.
Nel caso di Salvatore (il bassista), ritroviamo un mix di influenze maideniane e di generi che escono fuori dal metal, oltre chiaramente al minimo comune denominatore dato dall’impatto che hanno avuto gli In Flames su tutti noi. Invece Graziano (batterista), visto che ascolta davvero di tutto, ha avuto come punto di riferimento il drumming di band come Killswitch Engage, oltre ai gruppi già citati nel corso di questa domanda, con chiari riferimenti al suo background punk-rock ed hard-rock, i primi generi che ha iniziato a suonar. Quindi, le sue parti sono sempre al servizio della musica senza mai voler suonare “troppo”.
“Don’t Close Your Eyes” è un album bello rabbioso, che smuove e denuncia. Come è avvenuta la creazione delle tracce che lo compongono? Quale è la sua storia?
“Don’t Close your eyes” è la voce interiore in tutti noi che ci dice che quello che sta accadendo non va bene. Nel nostro caso non è un sospiro, non è un consiglio, ma sono urla continue… urla che ci indicano di prendere in mano una vita auto-pilotata verso un traguardo non sempre comune.
Urlamelo allora. Svisceriamolo.
L’album vuole esprimere quella parte di noi sopita che resta dormiente finché qualcosa di forte non ci scuote fino alle viscere. Questo input ci fa capire che quel “traguardo comune” non è affatto una cosa positiva. Più che vivere, in questo mondo moderno soggiogato dal materialismo imperante, si sopravvive. Viviamo ogni giorno in un mondo flagellato e che flagelliamo con le azioni che la nostra specie umana perpetra nei confronti della Terra stessa ed anche dei nostri simili.
Possiamo dire che la rabbia contenuta nell’album è giustificata e doverosa.
Ogni brano di questo lotto vuole cercare di smuovere caratteri significativi del nostro comune vivere, demolendo quello che è il quotidiano nelle nostre realtà smascherando uno stile di vita dannoso per noi e per tutti gli essere viventi, condannando la guerra e i suoi loschi interessi (“Dead Bodies”) e l’usurpazione del ambiente (“Earth Decay”), valorizzando i sentimenti che nella società moderna sono resi frivoli e “annacquati” (“Falling Tears”), ponendo quesiti fondamentali e guardando in faccia al sistema materialistico che impone, come vivere e cosa fare (“Mate Feed Kill Repeat).
Dovreste stare nella playlist di Greta Thunberg.
Abbiamo poi paragonato la stasi delle persone a prendere in mano la propria vita alla paralisi del sonno (“Paralyzed”), puntato il dito all’uso della violenza e alla spettacolarizzazione di essa prendendo spunto da uno dei più grandi denunciatori sociali e simbolo della nostra cultura quale Dante Alighieri (“Seventh Circle”, nel quale è presente anche uno passo tratto dal XII canto dell’Inferno). Abbiamo cercato di raccontare il rapporto tra l’essere umano e i suoi mostri interiori, ponendo l’argomento sotto un’ottica positiva, ponendo un appiglio o una metaforica mano al combattere questi mostri e non sentirci soli, ma soprattutto non farci mai sprofondare nell’abisso e farci vincere da essi (“Sickness”). Il tutto, unito dal nostro unico motto: non chiudere gli occhi, è tempo di rialzarsi! (“Don’t Close Your Eyes”).
Quindi ogni traccia ha una propria identità e personalità. Il vostro singolo estratto è stato “Dead Bodies”, perché proprio lui?
“Dead Bodies” è stato scelto per il suo sound ed il suo impatto diretto. Essendo il nostro primo album ed avendo avuto sia cambi di sound (rispetto ai precedenti demo/EP/Split) e sia un cambio di voce durante la composizione di questo, dovevamo presentare, sia ai fan che già ci conoscevano e sia al pubblico che ci avrebbe conosciuto grazie a questo nuovo lavoro, un pezzo che facesse da “riassunto” e da presentazione su cosa sono i Jumpscare oggi.
Un biglietto da (ri)visita niente male.
La scelta è caduta su “Dead Bodies” per la sua prestanza e la sua potenza miscelta alle melodie create da orchestrazioni, synth e chitarre. “Dead Bodies” dà (secondo noi) un’idea precisa di cosa ci si poteva aspettare nell’ album senza dare troppe indicazioni e/o spoiler sul contenuto restante. Siamo anche legati a “Dead Bodies”, essendo il primo pezzo composto a formazione attuale. Da questo è scoccata l’ispirazione per il concept e per gli altri brani. Ci teniamo, prima di concludere la domanda, a ringraziare Visualize Prod. con cui abbiamo lavorato per la realizzazione del video, che ha saputo trasformare benissimo in videoclip il messaggio che volevamo dare attraverso la nostra musica!
Una band Death metal partenopea, non se ne sentono tutti i giorni. Avete avuto difficoltà a farvi conoscere dalle vostre parti? Quanto il territorio ha influenzato la vostra musica?
In realtà ti posso dire che a Napoli, come nel resto della Campania, siamo pieni di tantissimi gruppi estremi che vanno dal death al black fino al grind, senza contare tutta la parte dell’hc, metal core, death core. Essere considerati noi Jumpscare come “rarità” da una parte ci lusinga (e vi ringraziamo), dall’altra non ci fa affatto piacere, dato che (come ribadito nella parte inziale di questa domanda) siamo stati pieni di formazioni validissime. Il fatto è che pochi gruppi riescono ad avere voce che vanno oltre i confini della scena locale, è data da una questione prettamente logistica. I locali storici metal sono quasi tutti chiusi, e le poche organizzazioni ed associazioni rimaste, davvero si sbattono per organizzare concerti di livello (basti pensare all’arrivo di Paul Di Anno, storico front man degli Iron Maiden, Jinjer, Necrodeath, Dreamshade, Destrage in questi anni sul suolo partenopeo), perdendoci economicamente.
E tutto ciò rincuora, ma mette sempre un po’ di tristezza.
Siamo passati da un 2017/2018 pieno di concerti (tanto è vero che eravamo oberati di richieste), al 2019/2020 dove gli spazi, essendosi ridotti all’osso, ospitano pochi concerti sebbene si cerchi di mantenere sempre la qualità al massimo. Non credo che Napoli, la Campania o il Sud Italia abbiano qualcosa in meno del resto d’Italia e del resto dell’Europa, ma posso affermare che sia la mancanza di alcuni spazi, e sia qualche atteggiamento non proprio costruttivo, sono le pecche che ci portiamo dietro e che noi assieme ad altri progetti come Release The Blackness e Red Riot – e molti altri, mi scuso non citandoli tutti – cerchiamo di far capire che qui i gruppi ci sono, la voglia di fare anche, quindi cerchiamo di costruirci con le nostre mani, giorno dopo giorno, qualcosa attorno a noi.
È una delle cose più belle che abbia mai sentito. Altro che “Andrà tutto bene”.
Nei testi di “Don’t Close Your Eyes” è presente tanto della vita che ci circonda… basti pesare alla violenza, basti pensare al disastro ambientale e tutto ciò connesso ad esso. L’habitat in cui viviamo ha caratterizzato in qualche modo le idee ed il concept del nostro album. Uno dei messaggi chiari che vogliamo dare è appunto quello del non chiudere gli occhi e rivoltarsi contro le situazioni avverse a che quotidianamente subiamo!
Kirion, hai la mia ascia. Vediamo, a me piace giocare parecchio di fantasia, perciò: se doveste scegliere un odore per “Don’t Close Your Eyes”, quale sarebbe? Quale aroma potrebbe descriverlo al meglio? Non valgono cherosene e zolfo.
“Don’t Close Your Eyes” ha l’odore della boscaglia che brucia, dell’umidità intorno ai fiumi. Della terra arida e secca che aspetta la pioggia per essere fertile e della brezza di mare. Tratti distintivi anche della nostra area geografica.
E cosa non deve mai mancare in un brano dei Jumpscare, per sentirlo davvero vostro?
Giusto per non dilungarmi troppo, posso dire che deve anzitutto colpirci allo stomaco. Deve essere potente, ma anche pieno di melodie/armonie, perciò anche melodico. Ma non una melodia smielata. Deve essere una melodia che rafforza la potenza del brano. In più i testi hanno un valore importante per noi.
Niente smancerie da queste parti.
Volendo riassumere: Potenza, Melodia ed un messaggio forte che accompagna questa combo micidiale. Poi se chiedi a me, io risponderei che deve contenere assolutamente un breakdown spacca ossa, quelli mi piacciono particolarmente!
È proprio per questo lo chiedo a te! Ora però voglio sapere cosa bolle in pentola. Nuovo materiale in arrivo? Questo lockdown vi ha permesso di scrivere nuovo materiale? O, al contrario, non potendovi incontrare ha compromesso tutto?
Essendo che siamo freschi dell’uscita e della promozione di “Don’t Close Your Eyes”, non avevamo moltissime ispirazioni nel produrre nuovo materiale inedito. Certo, durante questo periodo ognuno di noi ha partorito qualche giro di batteria, qualche riff, insomma… qualche idea in generale, ma di comune accordo abbiamo deciso di non focalizzare le nostre energie nel comporre roba nuova, siccome il processo compositivo del nostro album è stato molto stressante e (per dirla in inglese) “super tight” tra cambio front man (difatti io sono subentrato a pezzi strumentali già finiti), scadenze e dead line varie super serrate.
C’è ancora chi pensa che per creare un album, o anche un solo brano, basti uno schiocco di dita.
Abbiamo impiegato il tempo programmando e creando contenuti per i social media, stiamo coinvolgendo gruppi di amici in collaborazioni che vanno da cover, brani e remix. Insomma, abbiamo ragionato poco sulle nuove composizioni, senza negare che qualche idea bolle in pentola… il lockdown non ci ha fatto compresso o impedito questo tipo di iniziative. A piccoli passi stiamo ragionando su qualcosa di nuovo, ma ci sta anche da dire che la promozione live di “DCYE” è durata da ottobre fino a marzo. Considerati gli impegni che ci vedranno a febbraio 2021 in spalla ai Venom Inc. ed un mini-tour in est Europa da confermare per l’autunno, ci stiamo focalizzando sullo spettacolo e la resa live, perfezionando ogni minimo dettaglio.
A proposito di questo, vogliamo ovviamente sapere quando sentiremo qualcosa di nuovo. Quali sono i vostri progetti futuri?
Per ora ci focalizziamo sul prepararci per gli impegni live che vi abbiamo già citato nella domanda precedente, non escludiamo che però possiamo lavorare a qualcosa di nuovo, ma tutto è in fase talmente embrionale che non avrebbe senso annunciare qualcosa già ora. Invitiamo coloro che sono curiosi a seguirci sui social media; appena avremo qualcosa di concreto, sicuramente potrete trovare lì la notizia. Attualmente oltre a ciò, abbiamo una cover con special guest, il nostro caro amico Davide Ricci dei Deaf Autumn, ed abbiamo in programma un tributo all’album “Clayman” degli In Flames che quest’anno compie venti anni, nonché una collaborazione col brand streetwear metal “InteremoDeus” con il quale abbiamo consolidato la collaborazione. Quindi mi raccomando, seguiteci se uscirà qualcosa si nuovo nel frattempo lo faremo sapere sicuramente.
Costringerò i lettori a farlo, o saranno guai. Jumpscare, vi ringrazio per essere stati con noi. Le ultime righe sono le vostre, potete chiudere come preferite. Quindi, fate del vostro peggio! A presto!
Anzitutto grazie a voi sia per la recensione avvenuta qualche mese fa (riscontrando il vostro feedback ultra positivo) e sia per lo spazio che ci fornite ogni volta su questo sito, non è una cosa affatto scontata e ci teniamo a ringraziarvi di cuore. Approfittiamo per dire che sul nostro band camp (jumpscareband.bandcamp.com) abbiamo organizzato un codice sconto per chi volesse acquistare tutta la nostra discografia in digitale, includendo anche gli extra e le recenti release. Non vediamo l’ora di beccarvi dal vivo in spalla ai Venom Inc e, perché no, in altre occasioni che sicuramente capiteranno in giro quando avremo modo di capire se e quando ripartiranno le attività live.