«In the end we all end up in a garbage dump / But I’ll be the one that’s holding your hand»; queste le parole di Marilyn Manson in “We Are Chaos”. Il Reverendo ha pubblicato il suo nuovo singolo, title track del suo undicesimo album, co-prodotto dallo stesso Marilyn Manson insieme a Shooter Jeggings, che uscirà proprio il prossimo 11 settembre. Se avesse contenuto 11 tracce, chissà le splendide teorie che sarebbero saltate fuori. Il brano, trasmesso in anteprima il 29 luglio, ha superato in meno di due giorni il milione di visualizzazioni. Sì, sembra proprio che i suoi fan attendessero con ansia il suo ritorno.
Il Reverendo è sempre stato molto critico nei suoi testi, e nel singolo uscito due giorni fa non sembra essere stato da meno. Ciò che fa in “We Are Chaos” è svelare la fragile e tormentata natura dell’essere umano. Verità nude e crude che sottolineano la vulnerabilità e mortalità di noi esseri umani. Probabilmente nell’album “We Are Chaos” verranno fuori dei lati del l’artista che ancora celava dentro a qualche armadio. La copertina dell’album è un dipinto dello stesso Marilyn Manson intitolato “Infinite Darkness”. Insieme all’annuncio è stata pubblicata anche la track list dell’intero album.
Marilyn Manson: «Frammenti e schegge di fantasmi hanno perseguitato le mie mani mentre scrivevo la maggior parte dei testi. Mentre scrivevo questo album, ho pensato tra me e me: “Doma la tua pazzia, aggiustati il completo. E prova a far finta di non essere un animale”, ma sapevo che l’essere umano è il peggiore di tutti. Avere misericordia è come commettere un omicidio. Le lacrime sono la perdita più grande del corpo umano»
Le immagini del video, diretto da Matt Mahurin, inizialmente potrebbero sembrare un’accozzaglia di grotteschi no-sense che si susseguono. Piano piano, tuttavia, nel video prendono vita le insicurezze e debolezze dell’essere umano. Falsità, arrivismo, tendenza alla distruzione. Una danza macabra di ipocrisia e maschere. Effettivamente non si è ancora parlato della musica, forse perché, per alcuni versi, è ciò che lascia un po’ di amaro in bocca.
Il carisma di Marilyn Manson riesce, come sempre, a trasmettere con prepotenza, con le liriche e il canto, un fiume di sensazioni metalliche e taglienti. La ballad proposta, condita da sonorità cupe e tormentate, rimane in linea con l’atmosfera generale, prendendoci per mano mentre attraversiamo i più disparati tormenti interiori. È un bel brano, aggressivo, potente, ma è come se mancasse qualcosa, un tassello, il guizzo.
Nonostante questo, e per quanto sia brutto da dire, aspetteremo con ansia questo 11 settembre, così da poter curiosare tra gli scheletri che il Reverendo tiene nel proprio armadio, mentre ci accompagna per mano, per l’appunto. E sarà sicuramente uno sballo.
