Metropoli sconfinate e luci al neon abbaglianti, in un prossimo futuro dai caratteri non necessariamente distopici. Questi sono gli scenari che evoca “Circles”, il nuovo album di Neroargento. Le sonorità proposte dall’artista italiano nel suo quinto album in carriera denotano un parziale ritorno alle origini industrial, ma con una nuova ed aspettata maturità. Troviamo tanti spunti provenienti da panorami diversi: ai pesanti riff di chitarra low-tuned in chiave metalcore sono sempre uniti i sintetizzatori, che disegnano futuristiche atmosfere cyberpunk per tutta la durata dell’album. E poi vocoder in stile Daft Punk, batterie four on the floor, ma anche trap e metal. Insomma, c’è tanto da ascoltare nell’ultimo lavoro di studio di Neroargento.
Con il nuovo disco “Circles”, Neroargento e Rockshots Records puntano al successo internazionale, spinti dall’enorme seguito ottenuto in terra nipponica con gli ultimi album. A tal proposito, gli undici brani di cui si compone “Circles” sono tutti in lingua inglese, seguendo la migliore tradizione cybermetal. Il primo brano, “Inside”, è il primo singolo estratto dall’album: il pezzo è energico e funziona, e la cattiveria delle chitarre in accordatura drop si sposa bene con le voci effettate ed i sintetizzatori. Segue “Heisenberg”, in cui troviamo un ritornello cantabile e ritmi con accenti spostati che danno movimento al brano. Il terzo pezzo, “Shed My Skin”, è il secondo singolo estratto dall’album. Con la partecipazione di Brandon Ashley dei The Dark e Caitelin Stokes dei Corlyx, il brano lega un ritornello orecchiabile in stile power ballad ad un cantato che nelle strofe ricorda il nu-metal dei KoЯn.
Le sonorità proposte da Neroargento in “Circles” denotano un parziale ritorno alle origini industrial, ma con una nuova ed aspettata maturità
Degna di nota è per noi la title track “Circles”, un brano veloce con forti influenze drum ‘n’ bass e metalcore. Seguono la violenza di “Zen”, l’unico pezzo classificabile come strumentale, e “What if”, dove si alternano strofe di stampo trap e ritornelli da stadio. La successiva “will you feel sorry?” si carica di sonorità retrowave con synth retrò e batterie anni ’80, mentre un’incessante cassa in stile four in the floor tiene il tempo del brano. I sintetizzatori vocali sono interessanti, anche stavolta il ritornello è cantabilissimo. Chiudono il disco i riff metalcore di “Outside”, delineando una piacevole simmetria con la traccia iniziale.
“Circles” è un album ben pensato e ben prodotto. Nonostante le sonorità predominanti siano già note da anni – industrial e metalcore in stile Motionless in White e Falling in Reverse – Neroargento riesce a fondere insieme nuovi elementi provenienti da generi distanti che ben si inseriscono nel contesto, contribuendo a creare un sound più interessante ed innovativo. L’identità sonora si sente, ed il disco è coeso. Le pecche? Forse i testi a volte non troppo interessanti, cantati in un inglese di cui può essere migliorata la padronanza. Potrebbe essere bello sentire Neroargento osare e sperimentare ancora di più in un prossimo lavoro, ma nonostante questo “Circles” è un buon disco e ci auguriamo che il successo internazionale si faccia vedere. Molto presto.