Ha per titolo “Il nuovo nemico”, è composto da 4 tracce ed è il lavoro che segna l’esordio discografico del gruppo partenopeo Otto. Guidato dal cantante e tastierista Lorenzo Campese – già Isole Minori Settime e Greta & The Wheels – Otto si avvale di altri quattro elementi. Trattasi del bassista Marco Maiolino, Federica De Simone al synth, il chitarrista Andrea Moreno ed il batterista Mattia Santangelo. Un gruppo fresco, abile nella sintesi sonora che restituisce un irresistibile sound indie-pop. Simile a quello che in Italia ha spopolato negli ultimi anni e che tanto si ispira al pop anni ’80.
Ascoltando l’EP, si pensa subito agli Ex Otago, un poco ai Kutzo, un poco a Motta. Eppure, c’è spazio e ce n’è assai, per pensare a cosa si sta ascoltando. Uscito l’11 Settembre per Apogeo records – New Generation, “Il nuovo nemico” è infatti una custodia impressionistica del quotidiano più recente. Non mancano riferimenti all’attualità, né si evita di stilare rapporti sui rapporti mancati. penso a “Ginseng” che suona già come una hit. Riflessioni, quelle di Otto, che se non pesano sulla coscienza, pure riescono a centrare il nocciolo di questi tempi incerti, dove tutto somiglia al suo contrario ed è continuamente messo in discussione. Il tutto, ancora, permeato da una bella scorza d’ironia che dona ai brani un sentimento vivido, che sfiora il genuino, il fare dei cantastorie.
“Il nuovo nemico” de Otto è una custodia impressionistica del quotidiano più recente
Apripista del disco è il singolo estratto a Giugno, “Dietro un Vetro” che racconta il potere creativo in cui confluisce il “non detto”. Un potere magico, quello creativo, che ciascuno può trovare nelle proprie tasche e che Lorenzo Campese esprime con il testo – che è un pretesto – in questa chicca di canzone. A seguire, “Ginseng”. Qui, l’atmosfera è decisamente indoor, nonostante la ritmica ballerina e i colpi di coda anni ’80. “Ginseng”, ché il caffè ti fa male e occorre fermarsi per capirsi. Non basta esserci nel presente se non si è presenti a se stessi.
Poi, “Sposami Maurizio” che è forse il brano più riuscito in termini di confezionamento pronto per la hit. Un brano che evidentemente vuole punzecchiare i costumi tradizionali, quelli che in “Boris La Serie”, René Ferretti chiamava beatamente “merda.” Un brano allegro ma agrodolce, come del resto il sapore che compone il disco intero. A chiudere, “Il nuovo nemico”, uscito come singolo il 10 di luglio. Un brano questo leggermente diverso, più cupo e terreno. Decisamente più duro, anche sperimentale sperimentale e che racconta la smania dell’ego contemporaneo. “Il nuovo nemico” non dà un volto, ma un comportamento a questo avanzare di opinioni senza pensiero e forze senza il controllo. Un ottimo lavoro di cui ci si augura un seguito ricco e, magari, anche più temerario.