Disarmo, benvenuto sulle nostre pagine! Iniziamo questa intervista un con un tuo ricordo: racconta ai lettori un aneddoto imbarazzante accaduto durante il tuo percorso musicale!
Ciao! La cosa più imbarazzante? Faccio il giro largo: in passato mi è capitato più volte di suonare in condizioni pessime (febbre e malesseri vari); l’unica volta in cui mi stavo rifiutando di entrare in scena è stata anni fa a Roma a seguito di un’influenza intestinale… la parte imbarazzante è stata vedermi arrivare il manager con in mano un rotolo di carta asciugamani proponendomi un pannolino di fortuna “ti infili questo nei pantaloni e canti”.
Non ricorsi a quello stratagemma ma mi esibii ugualmente. Ok direi che dopo questa potremmo chiudere qui l’intervista…
Raccontaci di te: cosa ti ha spinto a partecipare a X Factor 2020? La consiglieresti come esperienza da fare? Perché?
Mi ha spinto Fonoprint (l’etichetta che mi sta seguendo nel mio percorso musicale).
Dopo settimane di rifiuti da parte mia mi hanno convinto che forse sarebbe stata un’esperienza da fare e alla fine di tutto penso che avevano ragione loro.
Comunque non mi vedo nei panni di motivatore spingendo altre persone verso un talent show… del resto ci sono “campagne di arruolamento” piuttosto efficaci; credo che qualsiasi artista si sia visto arrivare almeno una volta sui social la proposta di uno scout.
Credi sia facile, al giorno d’oggi, farsi strada nel mercato musicale? Quali sono le più grandi difficoltà che hai incontrato fino a questo momento?
Sì, credo sia difficile ma penso che qualunque artista dovrebbe limitarsi a fare la musica che gli piace davvero mettendoci tutto sé stesso e ignorando le dinamiche di “mercato”.
Le più grandi difficoltà che ho incontrato infatti sono legate a questo aspetto… doversi confrontare con produttori e label che hanno un approccio “hit-factory”.
Quando hai iniziato a muovere i primi passi nel mondo della musica e, nel corso del tempo, quali sono i luoghi che più hanno influenzato la tua scrittura?
Ho iniziato a suonare da piccolissimo perché sono cresciuto in una famiglia di musicisti amatori. Il mio percorso è iniziato arrampicandomi al pianoforte di plexiglas che ora ho ereditato, poi è proseguito al conservatorio, poi all’accademia e dopo sui palchi. Qualsiasi posto in cui sono stato ha influenzato in maniera indiretta la mia scrittura, anche se concretamente il luogo in cui si sviluppa è il mio mondo interiore; non credo di essere un fedele narratore di ciò che mi circonda, piuttosto mi lascio travolgere da ciò che provo e lo traduco in musica.
Il tuo nuovo singolo “Piombo” è un’esperienza di mancanza e racchiude sensazioni estremamente forti e malinconiche. Com’è andata la gestazione? E com’è stato vederlo venire alla luce?
“Piombo” è nata in un momento in cui come istinto di sopravvivenza emotiva sfrutti il contraccolpo di un brutto evento per scrivere e tirare fuori in maniera viscerale tutto quello che stai provando. È un pezzo scritto nel cuore di una notte piovosa… in quel momento non ho pensato a fare un bel pezzo ma soltanto a scriverlo, certo non mi sarei mai aspettato che sarebbe diventato un singolo e sotto certi aspetti ancora penso che non lo sia, però sono contento di averlo condiviso perché rappresenta un linguaggio musicale che mi appartiene al 100%.
Dopo questo singolo quali saranno i tuoi prossimi obiettivi, sogni nel cassetto?
L’obbiettivo è quello di continuare a lavorare tirando fuori brani che mi identifichino e farlo talmente bene da far appassionare un gruppo di persone alla mia musica. Il sogno nel cassetto è che tutto questo succeda prima di quanto mi aspetti.
In futuro, con chi ti piacerebbe condividere il palco? C’è un artista con cui ti piacerebbe collaborare?
I Verdena.
Disarmo, siamo arrivati ai saluti ed io ti ringrazio per essere stato con noi. Ora il finale spetta a te, puoi aggiungere ciò che vuoi: spazio alla fantasia! Ciao e a presto!
Se siete arrivati fino a qui nonostante la risposta alla domanda n1 c’è qualcosa che non va ma vi voglio bene. Non so se ci vediamo, ma ci sentiamo!