Voglio che si sappia fin da subito: “Anything” degli Hiroshi. è il disco di cui la musica italiana, specialmente adesso, aveva bisogno. Non è solamente per le sonorità dream pop, per i synth onirici o per le chitarre brillanti e riverberate. Qui ci troviamo davanti ad un prodotto underground di ottima qualità, innovativo, che tiene testa a molte delle produzioni provenienti dall’estero. Certo è un album d’esordio e come tale non è altro che una promessa, solo il tempo ci saprà dire di più. Nel frattempo, possiamo godere e apprezzare di questo nuovo e gradevolissimo lavoro degli Hiroshi.. Ma facciamo un salto indietro.
Hiroshi. è un progetto che nasce a Fermo nel 2015. Il gruppo vede riuniti sotto lo stesso ideogramma Luca Torquati, Nicolò Bacalini, Lorenzo Renzi e Alessio Beato. Il collante è una passione per la musica che da un lato guarda con nostalgia allo shoegaze dei primi 2000 e dall’altro è incuriosita dalle nuove possibilità dell’elettronica. Dopo una vittoria all’Homeless Rock Fest, la band si trova sotto subito sotto i riflettori dell’underground italiano. A quattro anni dall’uscita dell’omonimo EP la band è tornata con una proposta più che mai entusiasmante per l’etichetta Nufabric Records.
“Anything” degli Hiroshi.: «Come le foglie di un oracolo, che venendo spostate dal vento mostrano la multiformità delle parole e dei significati al viandante incerto»
Lo stile di “Anything” è un misto di ambient music, post rock, e retrowave, il tutto condito con una spolverata di glitch. Fin da subito l’utilizzo della voce nello spazio del mix mi ha rimandato ad artisti come i Sigur Rós. Lo stile nostalgico in brani come “Days” invece ricorda molto artisti della scena dream pop come ad esempio Day Wave. Il disco, composto di nove tracce, sembra fatto appositamente per traportarci in una dimensione onirica dove ogni suono ci ricorda qualcos’altro, tutto e niente. L’utilizzo del sampler è una testimonianza di quanto per gli Hiroshi sia fondamentale l’utilizzo del frammento come mezzo di espressione. Questo dona al loro disco un’aura eterea dove i suoni si succedono e si alternano annichilendo la nostra volontà di capire a tutti i costi.
Ciò che ho apprezzato di questo disco è soprattutto la mescolanza sonora tra analogico e digitale, tra acustico e sintetico, tra suono e rumore. Tutti gli elementi in benché provenienti da universi distanti, convergono in una armonia inaspettata, “Anything” è un disco che sembra essere stato assemblato piuttosto che composto. Un esordio, quello degli Hiroshii, che ci lascia sperare in un futuro migliore per l’underground italiano. Lontano dai grandi palchi televisivi e senza paura delle dissonanze, li fuori c’è ancora qualcuno che ha il coraggio di suonare controcorrente.