Ciao Chatz, benvenuto su Music.it. Chiunque passa dalle nostre pagine deve sottoporsi a una sorta di battesimo del fuoco. O canto del cigno della carriera, dipende dai punti di vista. Racconta ai lettori un aneddoto imbarazzante, meglio se inedito, che ti è accaduto nella tua vita da musicista.
Al Brancaleone di Roma, eravamo nella stessa line up di apertura insieme a Boss Doms (prima del successone con Achille Lauro), che stava facendo il suo set. Ora, per chi non lo sa, in queste situazioni l’unico tavolo da dj è così zeppo di attrezzature che fa quasi paura perché c’è la roba di tutti, e quindi recuperare la propria per andare via diventa un’impresa. Fatto sta che devi farlo per forza, chinato sotto il tavolo, mentre l’altro artista si sta esibendo, aiutato dai tecnici e gli organizzatori. Eravamo circa 5 persone a trafficare e smontare in sordina e a un certo punto, ancora mi chiedo per quale motivo, qualcosa fa interrompere la musica e io ricordo benissimo lo sguardo di Boss Doms in cerca del colpevole: fulmina tutti quanti e con ragione, poverino.
Anzi che sei ancora vivo per raccontarmelo.
La musica riparte, ma io ancora oggi me lo ricordo perché questa cosa di non sapere cosa possa aver pensato dopo, magari che lo avessimo fatto apposta o semplicemente che non avessimo rispettato il suo lavoro mi fa sentire ancora l’amaro in bocca se ci ripenso, lo avevamo appena conosciuto tra l’altro. Ma sono felice per lui perché ora non credo abbia di questi problemi.
Di te ci sono poche informazioni in giro, e come se non bastasse ti celi dietro a una maschera. Per queste ragioni dubito mi darai una risposta esaustiva, ma quella maschera la adoro e voglio tentare. Da dove proviene l’idea, e quindi l’immagine, che hai deciso di proiettare al pubblico?
In un mondo in cui cantano tutti ho deciso di andare a cantare in un’altra dimensione sperando che la cosa porti fortuna alla carriera. Inoltre mi piace spingere le persone a domandarsi perché, domandarmi è la cosa che più mi entusiasma della vita, incontrare realtà che mi portano a fissare il vuoto e fare un viaggio nella psiche. La maschera è un tema a me caro. Si tende a darle un significato negativo, ma alla fine ce l’abbiamo tutti e non è detto che un’identità celata sia automaticamente l’impostore: magari è proprio quello, ciò che sei veramente.
Argomentazioni pirandelliane, ne riparleremo. Chi ti ha guidato, negli anni, durante la tua crescita musicale? Quali sono gli idoli, passati a presenti, da cui hai tratto ispirazione?
Ci vuole una settimana a scriverli tutti. Ti dirò le mie prime tre fisse, quelli che sentivo e guardavo su YouTube allo sfinimento, fino alla mattina del giorno dopo e che mi hanno fatto capire di voler fare a tutti i costi il musicista nella vita: Linkin Park, Ligabue e Caparezza.
“Assuefatto da te” è il tuo primo singolo, uscito per Romolo Dischi. C’è malinconia, disillusione, ma anche rabbia, il tutto cantato e rappato su tonalità electro-rock che sfumano sul dark. Trasmette vibrazioni davvero interessanti. Come è nata questa tua prima creatura?
Questa, come tutte le mie canzoni, nasce da un’esigenza: di raccontare storie, di far sentire meno sole le persone che ci trovano un conforto dentro. Il mio ultimo periodo è stato così: malinconico, disilluso, dark, ma a volte la rabbia è la nostra unica speranza, cedere all’esplosione, cedere all’urlo, porta ad essere ascoltati, prima o poi. Non so se è così ma sicuramente voglio crederlo.
Chatz, immagino che il testo di “Assuefatto da te” sia molto autobiografico. A chi ti rivolgi in questo brano? Cosa è capace di darti così tanta assuefazione da esploderti nella mente?
Sono di quelli che a questa domanda risponde sempre che le canzoni sono fatte perché ognuno ci trovi il suo significato. Credo sia importante rispettare questo diritto del pubblico, ma per chi volesse approfondire il mio, posso dire che questo brano parla di tutte quelle cose della vita che ti fanno credere di essere perso in una bolla insonorizzata sott’acqua. Ho traslato ognuna delle mie peggiori esperienze, ognuna delle relazioni più tossiche, ognuna delle sensazioni più negative tutte dentro una fantomatica “lei” con la quale vivo questo rapporto disturbante e confuso di amore tormentato, a tratti non corrisposto.
Ero sicuro non fosse un banale testo “d’amore” sanremese.
Ogni giorno mi esplode nella mente tutto il male della vita di cui in qualche modo mi sento l’unico colpevole, perché alla fine la vita è la mia e spesso ho lasciato semplicemente che accadesse. Voglio smettere di essere quella persona, voglio interrompere questa relazione e fare “come se non fosse mai esistita veramente”.
Nel brano sono presenti riferimenti alla mitologia greca ma anche al cinema e altri argomenti, similitudini e giochi di parole. Scelte dettate dalla situazione, o anche nei brani futuri avremo chicche del genere?
Io sono innamorato di queste cose. Sono innamorato della scrittura, delle figure retoriche e credo che quando un incastro riesce bene, quando riesci a dire la cosa giusta, nel modo giusto, con il giusto suono e in maniera fortemente evocativa, allora puoi dire di aver fatto bene il tuo mestiere. E quindi, si, ho intenzione di fare bene il mio mestiere più a lungo possibile, poi mi direte voi se ci sarò riuscito.
Non mancherò nel farlo. L’immagine promozionale di “Assuefatto da te” mi ha incuriosito molto. C’è un Chatz disegnato che osserva il “vero” Chatz in una polaroid che è anche copertina di “Fantasmi”. Caparezza in “Prosopagnosia” canta: «Cantavo per fuggire dal mondo in un solo slancio, ora che cantare è il mio mondo ne sono ostaggio». Anche la tua può essere considerata come una sorta di “prigionia” nel ruolo di arista? Cosa rappresenta quell’immagine?
Grazie per aver messo Chatz e Caparezza nella stessa domanda, innanzitutto. Direi piuttosto che siamo agli antipodi. Chatz vorrebbe fortemente essere ostaggio di una carriera musicale, almeno attualmente, ma fino ad ora è stato semplicemente intrappolato dentro se stesso; la copertina di “Assuefatto da te” racconta chiaramente che siamo al punto della storia in cui qualcuno lo ha trovato. Vedremo come evolverà.
Aiutiamo la fantasia. Se la tua musica fosse un odore, quale sarebbe? C’è un aroma che pensi possa descrivere la tua musica?
Siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Faccio un doppio carpiato: non vorrei dire uno strafalcione, ma credo che sia stato Diego Cugia ad aver scritto la frase «L’odore è la colla dei ricordi», frase che ho tatuato nella mente per quanto a parer mio rappresenti il mio rapporto con gli odori e i ricordi. Se la mia musica fosse un odore, sarebbe quello dei ricordi, che se ci pensi è un po’ uguale per tutti. Secondo me è una fragranza mista di odore della casa della tua infanzia, odore di domenica e quello della polvere sulle foto.
Odor di nostalgia, anche. Invece CHATZLIVE è uno spazio IGTV in cui ti cimenti alle cover acustiche. Primo pezzo, proprio la tua “Assuefatto da te”. Cosa ne pensi dei social? Quali sono i pro e i contro dell’interazione virtuale?
Io questo non lo so, e fosse per me non vorrei neanche doverlo sapere. Posso dirti che il mio progetto nasce su Instagram e che prima di usare i social, in un certo modo, non avevo mai visto così tanti risultati, nel mio piccolo, in termini di mera esposizione mediatica. Per il resto, sono convinto che sia un mezzo, e come un mezzo si muove verso la direzione che noi gli diamo. Credo che la cosa più sana da fare sia non sottovalutarlo in nessun senso.
A proposito di questo, ormai avrai notato da te il moltiplicarsi a macchia d’olio dei concerti streaming. Pensi che questa “nuova” realtà rimarrà nel tempo? Sarà in grado di influenzare l’industria musicale a tal punto da farci scegliere tra live dal vivo o streaming?
La mia voglia di suonare mi porta a dirti che lo farei senza dubbio in qualsiasi modo possibile, ma sono più che convinto che lo streaming non sostituirà mai il concerto dal vivo. Pubblico e artista devono parlarsi, guardarsi, viversi, ci deve essere una comunità, uno show allestito; è un’esperienza non simulabile a mio avviso, e te lo dice uno che nel tempo libero ama guardare i live su YouTube.
Io guardo live di gamer, spero sia lo stesso. Tornando a noi, prima eri un cantante, adesso un fumetto che canta. E domani?
Te lo dico domani.
Ammetto che non ci speravo minimamente. Chatz, ti ringrazio per il tempo che mi hai concesso. Sai che ti tartasserò, perché quella maschera è splendida e la desidero tantissimo. Puoi chiudere l’intervista come preferisci, fai del tuo peggio! A presto!
Sono stato contentissimo di fare una delle interviste più interessanti della mia vita, ringrazio Matteo e tutti i lettori di Music.it, e per chi avesse letto l’intervista fino alla fine ho una richiesta: mandami un DM su Instagram perché voglio assolutamente sapere chi sei. Un saluto da Chatz. Pauch!