Ciao Samuele Roberti! Benvenuto su Music.it! In arte sei Dirt O’Malley. C’è qualche motivo particolare che ti ha portato ad adottare questo nome?
Il motivo della scelta è casuale: Dirt deriva da Ol’ Dirty Bastard, che è uno dei miei rapper preferiti, essendo cresciuto con il Wu-Tang Clan. Invece O’Malley ha un’assonanza con il cognome di mia nonna che ha origini irlandesi. Un ragazzetto sporco.
È uscito da poco il tuo singolo “Fiori”. Com’è nato questo progetto? Stai lavorando alla produzione di un disco?
Il brano è nato grazie alla collaborazione con Stoner, uno dei miei più cari amici nonché mio producer di fiducia. Il testo è stato scritto di getto da me mentre Stoner stava sviluppando la base del brano. Poi mi ha raggiunto in quel di Lucca, dove vivo. Quindi abbiamo realizzato e prodotto in poco tempo la traccia. Ma in cantiere abbiamo molte mine. Lavoriamo in continuazione per sviluppare nuovi brani per un disco!
Da cosa deriva la scelta di avvicinarti al mondo della trap? Pensi che questo genere permetta ai giovani di esprimersi meglio?
La musica da sempre permette a tutti di esprimersi. La trap è un genere proprio come il rock. Possiede tantissime sfumature e ha molte vie che ancora non sono state percorse. Mi sono avvicinato a questo mondo dopo anni, nei quali ho ascoltato principalmente rap in tutte le sue espressioni e varianti. I giovani per antonomasia sono sempre stati bizzarri, scoprendo e sperimentando vari generi musicali. I giudizi da parte della gente adulta non sono mai esattamente positivi!
La trap cos’è per te? Più in generale, perché hai scelto di farne la tua carriera?
Fare trap e parlare di trap significa inserirsi nei tasselli musicali della modernità, creando cosi un caleidoscopio di generi e rispettive musicalità aventi in comune autotune, 808 e rullanti taglienti. Ma anche questa rappresentazione non è del tutto definitiva. Per esempio XXXTentacion ci ha dimostrato come si possa fare trap con una chitarra acustica e la semplice voce, dunque la domanda sorge spontanea: cos’è oggi esattamente la trap? Essa è indefinita, come un corso molto fluido e rapido. D’altro canto io sto sperimentando il più possibile e spesso non riesco a definire trap i brani che realizzo. Fino a un paio di anni fa nelle classifiche italiane erano presenti soprattutto gli stessi generi e gli stessi volti noti. A partire dal 2016, invece, accade qualcosa di insolito. Tante realtà che partono dal basso attraverso l’autoproduzione hanno preso forma e posizione nelle classifiche. Non ho scelto di farne la mia carriera, mi ci trovo semplicemente dentro.
Hai qualche artista di riferimento? Qualcuno che stimi particolarmente da un punto di vista musicale e, perché no, anche personale!
Negli ultimi anni mi sono appassionato ad alcuni artisti del panorama internazionale che penso abbiano influenzato il mio percorso creativo. Sto parlando di artisti come Drake, ASAP Mob, Kendrick Lamar, J. Cole, Kaytranada e moltissimi altri ancora. Credo che sia una professione e che quindi non vada confusa con la vita personale, quindi mi accosto di più a ciò che è maggiormente affine alla mia personalità per poi esprimere qualcosa di diverso.
Cosa speri abbia in serbo per te il futuro? Artisticamente parlando, come immagini Dirt O’Malley tra dieci anni?
Il futuro lo stiamo costruendo oggi, spero di continuare a divertirmi e a produrre come stiamo facendo adesso. Non riesco ad immaginare l’evoluzione in 10 anni di Dirt O’Malley!
È arrivato il momento di salutarci! Come ultima domanda ti lascio fare un commento a ruota libera su ciò che vuoi. Ciao!
La musica non uccide nessuno, uccide la stupidità della gente!