Benvenuti DNA71 su Music.it. Sciogliamo subito il ghiaccio con una domanda poco intimidatoria, e raccontateci qualcosa di voi che non avete mai confidato a nessun altro!
Ciao a tutti! Grazie per l’intervista. Di solito le band preparano i propri concerti con largo anticipo, studiando le canzoni giuste per il tipo di evento e magari preparando un po’ di show. Noi invece, in vista dei concerti, ci chiudiamo in sala a provare di tutto, cercando di organizzarci al meglio. Ma alla fine, ogni volta, ci ritroviamo a selezionare la scaletta in macchina mentre stiamo andando nel posto in cui dobbiamo suonare, e tutto quello che facciamo sul palco è sempre totalmente improvvisato!
La vostra band nasce nei primi anni Duemila sotto il segno del pop punk californiano. Come è cambiata la scena punk e come sono cambiate le vostre influenze lungo tutti questi anni?
La scena punk dalla fine degli anni Settanta ad oggi è stata in continua evoluzione. Specialmente a livello internazionale, questo genere è stato capace di reinventarsi innumerevoli volte creando un sacco di sottogeneri e sfaccettature. Noi abbiamo iniziato a giocare quando il punk rock aveva già raggiunto l’apice del mainstream, e quindi siamo, per forza di cose, figli del punk rock californiano. Il nostro modo di fare musica però è condizionato anche dalle altre influenze musicali di ognuno di noi, molto diverse tra loro. È per questo che in realtà la nostra musica ha preso una strada piuttosto diversa rispetto all’evoluzione del pop punk dal Duemila ad oggi.
È appena uscito il vostro nuovo singolo “Plastica”, un brano che prende vita dalle vostre radici, ma che ha anche il segno di una nuova identità. Parlateci di questo brano e perché lo avete scelto per anticipare il nuovo album.
Dopo il nostro EP “Giovani Per Sempre”, uscito alla fine del 2018, in cui prevale il tema della giovinezza, dell’età che avanza e della nostalgia, con delle sonorità decisamente più rock e “all’italiana”, volevamo un taglio netto e trattare temi molto diversi che erano nel cassetto da un po’. “Plastica” ci è sembrata subito la canzone giusta per questo motivo, è forse la canzone più punk-rock che abbiamo mai scritto, con dei suoni però molto più moderni.
“Plastica” è soprattutto un brano di denuncia che non ci gira per niente intorno. Pensate in questo senso che la contestazione debba essere una caratteristica fondamentale dei musicisti di oggi?
La musica non deve per forza contestare qualcosa: può anche far viaggiare con la mente, o semplicemente raccontare una storia. L’importante, dal nostro punto di vista, è lasciare un messaggio, qualsiasi esso sia. Certamente “Plastica” vuole lanciare all’ascoltatore un messaggio chiaro: fermati un attimo e pensa al mondo che hai intorno.
Come sapete, siamo in piena crisi sanitaria, ma cerchiamo in tutti i modi di andare avanti. Diteci allora, almeno cinque brani che non possono mancare nelle playlist da quarantena!
“Prisoner” di Ryan Adams. “Standing Ovation” dei Good Charlotte. “Un po’ esageri” dei Verdena. “Here In Your Bedroom” dei Goldfinger. “Letter To God” dei Box Car Racer.
E proprio guardando al futuro, quali sono i vostri prossimi obiettivi?
L’obiettivo principale è sicuramente allargare la nostra fan base. Farci conoscere attraverso i live, che speriamo possano riprendere presto e che sono il nostro punto di forza, ma anche attraverso il mondo di internet e delle riviste. Ovviamente finire la scrittura e le registrazioni del nuovo disco in tranquillità, cercando di fare il lavoro migliore di sempre.
DNA71 vi ringraziamo per averci tenuto compagnia. Noi abbiamo finito le domande ma a voi spetta di scrivere il finale. Salutateci come meglio credete!
Ciao a tutti gli amici di Music.it! In questo periodo, più che mai, ascoltate tanta musica. Un abbraccio dai Dna71. #Stayathome