Dopo cinque anni, si chiude il GOLDEN LAPSE dei TREEHORN
Treehorn

Dopo cinque anni, si chiude il GOLDEN LAPSE dei TREEHORN

Treehorn - Golden LapseI torinesi Treehorn ritornano con un album full lenght, dal titolo “Golden Lapse”. Nati nel 2005 a Cuneo, in un ambiente dove si respirava hardcore, punk e noise, ben presto si spostarono a Torino, dove riuscirono a condensare il loro odio per i quattro quarti prima in un EP di nome “Amine” (2008), poi in un album intero, “Hearth” (2011). Quest’ultimo lavoro riesce a travalicare le alpi e si diffonde anche in Francia, il ché consente alla band di dare il via a tre tour europei. Poi, una lunga pausa, fatta non di abbandono ma di ricerca musicale e prove. Dopo cinque anni, tornano con un album stoner con uscite hardcore. Sporco ma ragionato, contorto ed elaborato nel tappeto ritmico quanto incisivo nel pestare sugli strumenti. Non so se l’intervallo dei Treehorn sia stato dorato come nel titolo, ma certamente ha dato vita a un buon lavoro.

Un album nervoso e cattivo, fatto di stoner e hardcore in parti disuguali

“Golden Lapse” apre le danze con un muro di suono come di violini trascinati a terra, per poi lanciare l’ascoltatore nella contratta “The Recall Drug”, traccia tipicamente stoner. “Virgo, not Virgin” sembra aumentare il ritmo e proseguire sulla sporca cupezza precedente. “The Same Reverse” è invece un hardcore gonfio e cattivo. Da “Onlooker” a “A Shining Gift”, “Golden Lapse” riprende su un tono stoner, per poi ripartire con un’altra smitragliata hardcore, “Damn Plan”. “Modigliani”, nonostante, il titolo, è una traccia che non brilla particolarmente e serve solo come trampolino per l’ultima, “Coward Icons”, cazzutissimo e degno finale. Prima di questa, un breve brano di un minuto e tredici, “(Lapse)”, serve da malevolo raccordo.

Forse poteva osare di più nella commistione, ma “Golden Lapse” si dimostra un lavoro valido

L’impressione è che i Treehorn abbiano costruito un album coerente, che rinverdisce la collaudata formula alternative rock con una sana iniezione hardcore punk. Forse non avrebbe guastato buttarsi ancora di più in questa commistione e contaminare i generi completamente, magari “districando” con ignoranza passaggi magari più lenti, come in  “Onlooker” e “Modigliani”. Ma qui subentra anche il gusto personale. Consiglio “Golden Lapse” ai fan dello stoner in cerca di un twist interessante, ma che non stravolge le premesse del genere.