Emilio Stella con “Suonato” ricorda che il cantautorato è anzitutto spontaneità. E lo fa con intrecci sonori semplici, in cui è piuttosto la melodia ad adattarsi perfettamente alla poesia vera e sincera in grado di farsi strada energicamente nel cuore dell’ascoltatore. Nonostante la struttura compositiva sia perlopiù elementare, le pause in cui il poeta prende fiato sono riempite da strumenti sempre diversi, pause dalle parole che emozionano di volta in volta in maniera diversa.
La malinconia non è solo presa a male. “Pesa più un ricordo che un vinile”, soprattutto se il ricordo in questione è diviso con una persona che significava tanto. Ma c’è necessità di andare avanti e Emilio Stella non vuole assolutamente annegare nel mare dei rimpianti. Così lo humour nero si fa arpeggio sicuro, sostenuto dal ritmo di una cassa cadenzata e di rullanti accarezzati. Perlomeno musicalmente suggerisce di non adagiarci e di scivolare via.
Nel suo cantar parlando, Emilio Stella analizza con dichiarata umiltà ed ignoranza la società contemporanea.
“Attenti al cool” è un vero e proprio bombardamento di stimoli. La scelta di fibrillare la pronuncia delle sillabe, che sembrano giocare a rincorrersi a suon di sax, viene mitigata dall’attenzione alla composizione melodica. Nel suo cantar parlando, Emilio Stella analizza con dichiarata umiltà ed ignoranza la società contemporanea.
Il cantautore sembra apprezzare, tutto sommato, quest’epoca in cui la buccia sta per l’intero frutto. D’altronde, fior di filosofi e sociologi concorderebbero nel denominarla “L’età dell’estetica”, parafrasi di quel mostro che è la postmodernità. Un artista può solo impegnarsi a prendere ciò che di vantaggioso c’è per lui. Nessun biasimo. Fino al momento in cui il dialogo con il pubblico non venga interrotto dalla psicosi social-mediatica.
Con simpatia, delicatezza e crudo realismo, Emilio Stella canta i volti della piccola umanità, oscillanti tra comicità e tragedia.
Lo posso dire? Sì, lo dico. “Marcella” è ‘na ballata in pieno stile romanesco. Su quattro accordi cadenzati e intercalari tipici della romanità Emilio Stella ci narra la storia agrodolce di un’accattona. Ogni quartiere di Roma ha dei personaggi tipici, e Marcella è una rude donna di borgata. È un tipo fastidioso per chi non è del luogo ma, se ci entri in confidenza e hai la fortuna di conoscere la sua storia, sa regalarti emozioni in cambio di quella mezza sigaretta che i più fini dei poeti spesso possono solo sognare.
“Gli alieni siamo noi” è una traccia indie. Il testo è una vera e propria suggestione che spalanca una scorcio insolito perché estraneo al qui ed ora. Suonato. Tra arpeggi acustici sereni, ritmi ansiogeni, melodie ondeggianti e riff elettrici ed elettronici, il viaggio lontano dal sé verso l’altro e nell’altro si fa punto di vista privilegiato per la riscoperta dell’umano.
“Suonato” si chiude con “Le birre”. Speravo fosse un’ode al malto, e invece è amore.
Pronti a ballare? Con “Leilalù” non si può fare a meno di saltellare a ritmo di taranta. L’amore si fa filastrocca sciorinata a ritmo di flauto, percussioni e fisarmonica. “La gattara”, come “Marcella”, è un’istantanea su un altro personaggio tipico delle grandi città come dei piccoli paesi. Con simpatia, delicatezza e crudo realismo, Emilio Stella canta i volti della piccola umanità, oscillanti tra comicità e tragedia.
Un’altra ballata politica per voi. Con “La pecora fa ‘mbè” il cantautore ci raccomanda di tenere sempre alto il dubbio e non fidarsi passivamente di chi si proclama pastore. La serietà del tema è affrontata con la giusta dose di ironia, sarcasmo e parodia, condita da una melodia fresca, briosa e ballabile.
“Suonato” è un album maturo che mantiene la freschezza di germogli appena sbocciati nella rugiada mattutina.
Preso fiato a sufficienza si continua a ballare con “Terra di Calabria”. La tarantella del Suonato dipinge i colori, i suoni e le emozioni che i luoghi dei suoi avi gli regalano ogni estate. Il calore delle persone care, la bellezza dei paesaggi, l’invadenza dei sapori sono cornice di una riflessione dolceamara sull’immobilismo sociale e sull’emigrazione economica che caratterizza il Sud Italia.
“Pontina” è una narrazione decisamente fedele dei mille disagi vissuti da chi fa avanti e indietro dalla provincia alla capitale per lavoro: il traffico, lo smog, le puttane, le pecore e la continua repressione dei bisogni del corpo per accorciare i tempi di rientro.
Dosando con cura melodia e poesia, Emilio Stella si fa apprezzare per la nitidezza con cui affronta i temi più disparati.
Da bravo cantautore romano, che fai n’a scrivi ‘na canzone sur Capitano? Una lirica che farebbe commuovere chiunque, a prescindere dalla fede calcistica. “Maledetto tempo” è la favola di Francesco Totti vista dalla fine, come un ricordo. Se ce penso me metto a piagne pur’io.
“Suonato” si chiude con “Le birre”. Speravo fosse un’ode al malto, e invece è amore. Amore che deludi, amore che ferisci, amore che consoli, amore che fortifichi. Amore che è armonia consolante o disturbante a seconda se nella vita una gioia ce l’avete avuta.
Il tempo passato con Emilio Stella non lo si richiede indietro. “Suonato” è un album maturo che mantiene la freschezza di germogli appena sbocciati nella rugiada mattutina. Dosando con cura melodia e poesia, il secondo lavoro del cantautore si fa apprezzare per la nitidezza con cui le sue schiette parole tessono i temi più disparati. Bravo.
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EMILIO STELLA
SUONATO
14 settembre 2018
Goodfellas
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