Ennio Salomone, benvenuto sulle nostre pagine. Comincerei rispettando le nostre tradizioni e chiedendoti di raccontarci una tua esperienza legata alla musica, quella che ti ha segnato di più.
Ciao, in realtà non saprei raccontarti un’esperienza in particolare. Ricordo ogni attimo passato a fare musica con grande affetto. Dai concerti nelle piazze, alle strimpellate giù in Sicilia o a Piazza Bologna, dai live nei pub e nei locali ai momenti di scrittura chiuso in stanza. E poi tutti gli incontri… Ogni esperienza è un tassello unico e necessario per capire te stesso come artista e le persone che condividono con te tutto questo.
In questi anni hai avuto diverse collaborazioni, nelle quali sono stati coinvolti anche nomi importanti della scena italiana. Hanno in qualche modo cambiato il tuo approccio alla musica queste esperienze?
Diciamo che le lezioni più importanti sulla musica le ho avute da gente insospettabile. Ho rubato tanto da tante persone come Bungaro o Oliviero Malaspina e in generale, tralasciando anche i grandi artisti del passato, ho imparato a scrivere canzoni ascoltando cantautori quasi sconosciuti – come me, del resto – che sentivo e sento suonare nei locali o in alcuni open mic. Ecco, spesso trovo parecchia suggestione lì.
Prima di intraprendere la strada del cantautorato, hai suonato e cantato in diversi gruppi, ma hai comunque scelto questo progetto solista. È stato un tuo bisogno di espressione personale che ti ha portato a questo?
In passato ho suonato veramente di tutto: dall’hard rock al punk, dal blues al folk. Ho fatto persino il conservatorio per qualche anno, poi ho smesso. Ho suonato la chitarra, il violino, il pianoforte e alla fine mi sono messo a cantare. Forse il bisogno è nato quando ho cominciato a scrivere canzoni e l’idea di far cantare ad altri quello che scrivevo io un po’ mi disturbava.
Quali sono gli artisti italiani dai quali trai ispirazione, o che consideri d’esempio?
Una volta ti avrei detto Fabrizio De André, Claudio Lolli, Piero Ciampi, Lucio Dalla, Franco Battiato. Ora ti dico Alessandro Fiori, Artù, Rino Gaetano, Moltheni, Tricarico. Diciamo che ad ogni periodo della nostra vita corrispondono degli artisti che, vuoi o non vuoi, rispecchiano quello che siamo in quel momento e ci aiutano a buttarlo fuori in qualche maniera.
Ascoltando i tuoi vecchi brani, si evincono testi molto profondi, per lo più d’amore. Parlando del tuo ultimo singolo invece mi sembra di potermi aspettare dei temi più leggeri. Cosa è cambiato in Ennio Salomone?
Probabilmente sì. La musica è una cosa che fai per te e per gli altri. Io oggi con la musica voglio divertirmi e riflettere, stare bene e stare male, raccontare sensazioni e giocare con le parole. Non abbandono le mie idee, il legame profondo che ho con la canzone d’autore. Però credo di aver trovato la mia dimensione e il mio linguaggio. Provo a scrivere tutto quello che vorrei ascoltare.
Stiamo aspettando il tuo primo album. Ci dai qualche anticipazione su questo nuovo lavoro?
Il disco si intitola “Se passeggio faccio prima” ed uscirà a settembre. Diciamo che è una sorta di concept in cui si affrontano un bel po’ di temi. Ma di questo ne parleremo più in là. Il disco è stato prodotto da Stefano Borzi per Stemma Records ed è composto da 8 tracce. Abbiamo lavorato circa un anno a questo disco, con costanza ed entusiasmo. E alla fine dei conti, ci riteniamo soddisfatti del risultato.
Per citare un tuo collega: “Cosa ti aspetti dal domani?”. Cosa pensi potrebbe succedere da qui ad un anno?
Se vuoi cito uno un pochetto più grande, che diceva: “domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole”. Quindi, tra alti e bassi, continuerò a fare musica fin quando avrò qualcosa da dire. Quando e se finiranno le parole, smetterò.
Grazie mille per averci prestato il tuo tempo, attendiamo con ansia il tuo album, e intanto ti lascio qualche riga per dire ciò che vuoi.
Grazie a voi. Soprattutto perché siete stati i primi a intervistarmi in questa nuova avventura musicale. Speriamo portiate bene. Grazie ancora.