Eugenia Martino: "Serviva qualcuno come Mogol per capire la mia personalità"
Eugenia Martino in una foto promozionale.
Eugenia Martino in una foto promozionale.

EUGENIA MARTINO: “Serviva qualcuno come Mogol per capire la mia personalità”

Ciao Eugenia, benvenuta! rompiamo subito il ghiaccio con la classica domanda di rito alla Music.it: raccontaci un aneddoto esilarante o imbarazzante sulla tua carriera musicale.

Eh, ne ho uno terribile! Ero in tour con la mia prima band Brisk Eyes e un fonico non voleva che mettessi il piede sulla cassa quindi sbucò improvvisamente da sotto il palco afferrandomi con forza il piede, così istintivamente gli ho tirato in faccia il microfono e siamo dovute scappare letteralmente dal palco a show in corso! È successo 14 anni fa eh.

L’undici Dicembre è uscito il tuo nuovo singolo “E allora”, che personalmente adoro! Dicci di più su questo pezzo…

È uno dei pochi brani autobiografici che ho scritto e parla della mia infanzia.

“E allora” è un pezzo che pone l’accento su temi attualissimi come i pregiudizi di genere e le imposizioni sociali e culturali che subiamo quotidianamente: cosa ti lega a queste tematiche e perché?

Come vi dicevo è un brano sulla mia infanzia in cui questi pregiudizi mi hanno toccato da molto vicino, ferito per anni prima di comprenderli, solo due anni fa ho avuto la forza di sbarazzarmene scrivendoli.

Se domani incontrassi te stessa bambina, cosa le diresti? Quali consigli le daresti?

Nessuno, le lascerei fare le stesse cose, subire, ahimè, la stessa sofferenza perché mi hanno fatto crescere di almeno 10 anni in più delle persone della mia età ed è stato così dall’adolescenza in poi. A 15 anni ne avevo 25, a 20 anni 30.

“E allora” è il singolo che anticipa, in realtà, il tuo album di debutto. Com’è stato lavorare in questo periodo? Il tuo processo creativo ha risentito delle restrizioni dovute al virus?

Sono due anni che lavoriamo a questo disco, ammetto che questo periodo mi ha fatto avere molti stop. Non ero più sicura di niente, della musica, della scelta di alcune canzoni, della mia voce.

Quali sono gli artisti che ti hanno ispirato?

Nella vita, Bob Dylan, Vasco Rossi, Fabrizio De André.

Hai aperto concerti a vari nomi illustri nel mondo della musica, tra cui Massimo di Cataldo e Giuseppe Anastasi. Inoltre, la produzione del tuo ultimo singolo è affidata a Mogol e Massimo Satta: com’è stato lavorare con artisti di questo calibro?

Penso sempre che il fatto che abbia aspettato tanto e fatto una gavetta così lunga sia perché dovevo lavorare coi migliori, che forse serviva qualcuno che venisse da un mondo puro come Mogol per capire una personalità un po’ complessa come la mia.

Cosa ti aspetti dall’uscita dell’album? Quali sono i tuoi piani per il futuro?

Diciamo che non mi aspetto di fare un disco di platino, perché la promozione di un artista indipendente purtroppo è difficile, ma sono sicura che piacerà a quelli che vogliono ascoltare storie vere. Per il futuro mi aspetto di continuare a essere me stessa e a fregarmene dei cliché che sono troppo vecchia per fare uscire dischi.

Purtroppo dobbiamo salutarci, ma è stato davvero un gran piacere intervistarti e soprattutto ascoltare “E allora”. Fai un saluto a tutti i lettori di Music.it

Un saluto speciale agli amici di Music.it augurandovi un anno pieno di musica e cose da togliere il fiato.