Oggi diamo il benvenuto ai Fukjo su Music.it. Ciao ragazzi, iniziate col raccontarci qualcosa di voi e della vostra musica che non potremmo leggere in una biografia ufficiale!
Siamo Dago e Gianluca e discendiamo dagli angeli.
A cosa rimanda il vostro nome “Fukjo” e perché lo avete scelto?
Il nostro nome nasce dal “fukyo mai sprezzante” della cultura buddista. Noi l’abbiamo riscritto e rivisitato alla nostra maniera ed è diventato più semplicemente il nostro nome.
“La Musica, il mare e la deriva occidentale” è il vostro nuovo album uscito a giugno. Visto il titolo provocatorio, da dove è nata l’esigenza di pubblicare questo album?
È giusto partire dal concetto di esigenza perché senza, con molta probabilità non scriveremmo canzoni. Il titolo viene fuori dai versi de “Lo show di Gaz”, l’ultima traccia del disco. Quelle parole erano state registrate in una tape realizzata nei primissimi mesi di composizione dell’album. Dal mare arrivavano solo cattive notizie e dalla terra un clima di odio insopportabile. Nel frattempo abbiamo continuato a scrivere e arrangiare gran parte degli altri brani. “Lo show di Gaz” è arrivata quasi a disco finito ed è stato stupendo scoprire come per l’intero anno ci fosse stato un fil rouge che teneva assieme tutte le nostre idee, tutte le nostre disapprovazioni. “La Musica, il mare e la deriva occidentale” era il titolo giusto.
“La musica, il mare e la deriva occidentale” è un album che sembra intriso di nostalgia, alla ricerca di un passato migliore. È così?
La nostra è una ricerca per un futuro migliore, il passato può regalarci molta malinconia più che nostalgia. È un sentimento che portiamo dentro e che ci fa emozionare. Il nostro punto di vista si rivolge al futuro e lo fa passando dall’analisi profonda del presente. Quando scriviamo ci guardiamo attorno e osserviamo il mondo. Quando la musica smette di fare questo, certi temi perdono d’attenzione e una certa superficialità ci corrode così come l’indifferenza. Forse non è davvero colpa di nessuno se non dell’individualismo che ci pervade come specie umana. Ma dal canto nostro non possiamo fare a meno che vomitarci sopra.
Anche il sound rimanda al noise anni Novanta e si discosta fortemente dalla discografia che oggi va per la maggiore in Italia. Quali sono allora gli artisti che vi hanno accompagnato nella formazione e che vi ispirano?
La scrittura di questo disco è stata liberissima e non riusciamo a sentirci completamente inseriti nella schiera del noise anni Novanta. Dal canto nostro sono anche simpatiche canzoni da canticchiare sotto la doccia. L’unico aggettivo che sappiamo dargli è “nostro”. A livello formativo non abbiamo mai nascosto le nostre radici noise, ma la bellezza di fare musica oggi sta nel fatto di poter viaggiare su molte rotte contemporaneamente. Buttiamo giù tre nomi, ma tre sono pochi: Nirvana, My Bloody Valentine, Lucio Dalla.
La vostra è una musica chiaramente da piazza e da palcoscenico. A quando allora un tour?
Nel prossimo autunno i nostri dischi saranno pubblicati anche fisicamente e accompagneremo l’uscita con delle presentazioni in giro per il Paese. Presto ci auguriamo dei grandi palchi dove poterci dar dentro sul serio come piace a noi.
Siamo arrivati alla fine della nostra intervista. Grazie Fukjo per ressere stati con noi. Prima di salutarvi vi lasciamo, come da nostra tradizione, l’ultima domanda libera, da poter riempire con quello che volete! A presto!
Ci piacerebbe salutare gli amici di Music.it con un invito ad alimentare il fuoco dentro: è ciò che ci tiene in vita. Good noise.