Il cantautore Franco Fusco.
Il cantautore Franco Fusco.

FUSCO: “Nulla è prestato ma ben donato, soprattutto il tempo ben speso”

Fusco, benvenuto sulle pagine di Music.it. Apro quest’intervista in maniera semplice e leggera, chiedendoti di raccontarmi un particolare episodio legato alla musica o alle esperienze live!

Bentrovato. Ce ne sono tanti, dalle mie cadute accidentali sul palco durante un’esibizione, con conseguente lussazione del ginocchio, a risse nel pubblico durante alcuni miei live. Però te ne racconto un paio perché entrambi hanno segnato la mia personale decisione di fare musica come mestiere. Il primo episodio risale a circa vent’anni fa. Erano i tempi in cui ero il cantante e chitarrista degli Evergreen – poi diventati Novena – e suonavamo molto negli ambienti liceali. Oltre ai live che facevamo nei locali ci piaceva molto suonare in questi contesti. Capitava che l’evento non era organizzato dal mio istituto e non ci veniva giustificata l’assenza per partecipare. L’unica soluzione era quella di marinare la scuola. I guai arrivarono quando fummo invitati a suonare in un altro liceo, e il preside del mio fu invitato come ospite. Ci trovammo faccia a faccia io e lui dopo aver suonato.

Aia…

Io sbiancai e lui con un sorrisetto mi disse: “ringrazia il tuo folle amore per la musica che ti ha fatto evitare una sospensione”. Me la cavai con una nota di comunicazione alla mia famiglia. Quella frase del preside mi fece capire che in fondo avevo preso la strada giusta, e che pur trasgredendo qualche regola, il fine non era sbagliato. Il secondo episodio risale a giugno 2009 quando con i Novena fummo invitati a Genova per il raduno nazionale dell’Arcigay. Suonammo davanti a 250 mila persone. Le mie ginocchia non hanno mai tremato così tanto in vita mia. Ricordo ancora la forte emozione nel suonare davanti a una marea di gente. Suonammo “Io piaccio a Luca”, e in lontananza sentii anche un piccolo coro cantare il ritornello. Capii l’importanza di scrivere come lo specchio della società. Capii l’importanza di scrivere la realtà. Fu un momento cruciale che ha delineato il mio stile di scrittura.

Raccontami come nasce la tua passione per la musica e  quali sono stati gli artisti di spicco che hanno fatto, per te, da punto di riferimento.

Ero piccolissimo. Neanche ho memoria di quando ho iniziato a suonare e avvicinarmi alla musica. Mia madre racconta che avevo tre anni e giocando con una tastiera elettronica che fu regalata a mio fratello, riuscivo a suonare una melodia appena ascoltata un minuto prima. Solo dopo qualche anno scrissi la mia prima canzone. Avevo 7 anni. Già in quella canzone mi avvicinai a temi sociali. Ricordo che il tema era un forte “no alla droga”, ma non ricordo il titolo. Per me era un gioco creare musica, e inconsapevolmente mi stavo formando. In quegli anni ascoltavo molto ciò che la mia famiglia ascoltava a casa. Dai cantautori italiani tra cui Lucio Battisti e Mango, alle sonorità internazionali quali i Dire Straits e Guns N’ Roses. Poi scoprii i Nirvana e mi innamorai dei suoni distorti di chitarra di Kurt Cobain . Da allora le sonorità grunge sono diventate il vestito per la mia musica.

Veniamo al tuo ultimo singolo “Resilienza (Tutto torna)”, un pezzo che sa quasi di rivalsa, intriso dell’idea del riuscire ad affrontare e superare un momento di difficoltà. Qual è stato il tuo momento di difficoltà, o il trauma, che ti ha portato a questa conclusione?

Ancora non me la sento di parlare apertamente del trauma che mi ha portato a scrivere “Resilienza (Tutto torna)”. Magari un giorno ne parlerò dettagliatamente. Sicuramente centra uno stato psicologico che ho vissuto in maniera pressante. Non mi riconoscevo più e svolgevo un mestiere lontano da quello del cantautore. È stato frustrante. Da lì ho iniziato un percorso di auto-ripresa leggendo molti libri di psicologia, scoprendo un interessante articolo sulla resilienza. Come ti dicevo prima come artista mi sento come lo specchio della realtà, e analizzando vari settori sociali noto che la resilienza è la capacità che noi tutti inconsapevolmente stiamo adottando per sopravvivere. È una capacità innata che ognuno di noi ha, basta solo prenderne consapevolezza. Ecco perché ho scritto “Resilienza (Tutto torna)”.

Parlando della musica d’autore in Italia, credi che questo momento di rinascita possa significare qualcosa per la nostra musica? Quasi un ritorno alle origini? Oppure  potrebbe essere solo un momento passeggero?

Le mode tornano, come tornano gli stili musicali. Un tempo c’era la moda delle boy band, o dei DJ. Ora in Italia fortunatamente sta ritornando il cantautorato. In questo momento storico abbiamo validi cantautori italiani che ci fanno onore. Prendi Mirkoeilcane, prendi Cesare Cremonini e Ermal Meta o tra le figure femminili Gianna Nannini, Cristina Donà ed Elisa. Ne abbiamo abbastanza da segnare un’epoca. Ne sono certo. Spero di farne parte.

Fusco dacci qualche anticipazione per il futuro. Vedremo presto scaturire un album dal tuo ultimo singolo? C’è qualcosa in cantiere che puoi anticipare in anteprima ai nostri lettori?

Di canzoni scritte ne ho un centinaio. Il mercato discografico ha cambiamenti repentini e spesso uscire con un album può essere controproducente. Certo, il fascino dell’album è indiscutibile, ma non disprezzo neanche uscire con singoli separatamente, poiché in ogni canzone ho qualcosa di diverso da raccontare. Probabilmente uscirò con una raccolta, dalla prima canzone che ho scritto a 7 anni fino a 7 minuti fa. Ora sono concentrato su “Resilienza (Tutto torna)”, poi vedremo.

Ti ringrazio per averci prestato il tuo tempo e le tue parole, e ti saluto lasciandoti un po’ di spazio riservato a te, in modo da lasciarti sciolto dalle mie più o meno noiose domande!

Innanzitutto le tue domande non sono affatto noiose, anzi ti ringrazio per aver esumato alcuni ricordi della mia infanzia. In questo periodo storico in cui il tempo è il peggior amico dell’uomo, dedicarlo a una persona o a una cosa è bellissimo e allo stesso tempo raro. Inconsapevolmente non apprezziamo neanche il tempo speso per noi stessi, risultando egoisti nel dedicarlo agli altri . Tu hai dedicato del tempo a me nell’intervistarmi, ed io ho dedicato del tempo a te nel risponderti. E chi leggerà questa intervista automaticamente dedicherà del tempo a noi due. Nulla è prestato ma ben donato, soprattutto il tempo ben speso. Grazie.

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