Giuseppe Murolo in una foto promozionale
Giuseppe Murolo in una foto promozionale

Giuseppe Murolo: “Il percorso da solista lo vivo spesso con molta ansia”

Diamo il benvenuto su Music.it a Giuseppe Murolo!! Una domanda a bruciapelo: raccontaci qualche aneddoto divertente o imbarazzante sulla musica. Qualcosa che ti è successa su un palco, in sala prove o in studio.

Ciao e grazie tante per l’invito! Nel primo live, quello di apertura all’album “Il nuovo mondo” il batterista, attuale turnista Luigi Manzo mi confidò a un secondo dal palco il suo desiderio e la sua attrazione stomacale, irresistibile verso il bagno. Spero il suo sudore a fine live fosse dovuto principalmente all’esibizione.

Come descriveresti il tuo percorso musicale? Cosa è cambiato da “Il mondo nuovo” a “261”?

Il percorso musicale è sempre difficile da giudicare. Di sicuro c’è molta autocritica ma anche tanta voglia sulle possibilità di ampliarsi a nuovi ascolti, a nuove produzioni, oppure semplicemente a nuove formule compositive. L’album “Il nuovo mondo” e la sua esistenza, sono state una sorta di esigenza intima ed emotiva, una voglia di riappacificazione verso un mondo a cui avevo alzato muri e tolto i ponti. Un ritorno a braccia aperte alla propria natura. “261” nasce molto prima della sua pubblicazione de “Il nuovo mondo”. Esso rappresenta il contrario, la vendetta, l’elemento di rottura col passato.

Quale è il tuo palco ideale? Ti trovi più a tuo agio come solista o come frontman di una band?

In verità il percorso da solista lo vivo spesso con molta ansia. La libertà di scegliere o di mettere bocca su tutto, non è sempre ciò che si vuole. Mentre con la band attuale The Revers – a parte discordie umane in fase di composizione – mi sento cullato e viziato come fossi continuamente a casa.

Napoli ha una scena musicale molto attiva e prolifica, più di molte altre città. Secondo te come mai? Quanto ha influito sulla tua produzione musicale la tua città?

La città di Napoli, sia per storia che per cultura, dona ad ogni singolo cittadino che la vive la leggerezza, la la simpatia, e la bellezza estetica di mondo particolare e di un modo di fare. Tra i doni, purtroppo, c’è anche la difficoltà di viversi sempre precari sia nella vita e spesso anche nel lavoro. Questo strano binomio, “fuso alle atmosfere, luoghi e patrimonio artistico” quasi sempre fornisce a tante persone la voglia di comunicare con un qualsiasi mezzo le proprie difficoltà e di conseguenza anche la propria arte. E io ne sono parte, vittima e carnefice.

Quali sono i tuoi riferimenti musicali? Chi o che cosa ti aiuta a scrivere musica?

In questo momento i miei ascolti più frequenti sono i Verdena, i Radiohead e i Queens of the Stone Age. Nel corso degli anni sono state tante le band e i solisti che hanno influito sul percorso e la formazione musicale, non posso non citare l’asse che lega le band di’ Seattle, e artisti singolari come Jeff Buckley e Chris Cornell. All’inizio scrivere e comporre musica era quasi (ahimè) una seduta psicoterapeutica. Adesso, invece, c’è la voglia, il sudore e tanto di passione nel complicarsi, semplicemente a scrivere bene ciò che si pensa e ad alzare il livello compositivo da brano a brano.

Il tuo brano al quale sei più legato? Perché? E quello che invece vorresti non aver scritto?

Il brano a cui sono più legato è “Geli-di”. Attualmente è il nuovo singolo estratto dell’album “261”. È stata la mia prima canzone, scritta e composta all’età di 18 anni, la prima che sembrava avere una forte identità. Quello che invece vorrei non aver scritto per il momento è fuori dalla mia discografia.

Un brano che ci ha colpito molto è “Sorriso, inganno senza ascolto”. Come descriveresti questo pezzo? Dove vuole arrivare?

“Sorriso, inganno senza ascolto” è stata una sorta di scommessa e ricerca tra sterzate rock ed un intensa melodia a contrasto, un brano che vuole arrivare a farsi cantare, pur non avendo ritornelli.

Come ti trovi nella scena musicale italiana? Dove vorresti collocarti?

La scena musicale italiana ha degli ottimi orizzonti, molto colorati ed un buon passato, purtroppo per noi, giovani artisti sembra difficile riuscire nell’intento di farci ascoltare, a meno che non ci si venda a musiche e progetti di pochi spicci. Ogni artista e band che si conosca occupa un posto o un ruolo nella storia, personalmente mi piacerebbe entrare a far parte dei grandi dello Scenario “PopRock” nazionale.

Siamo arrivati al classico “Fatti una domanda e datti una risposta”. Che cosa vuoi dirci?

Questa è la domanda che mi provocava più ansia nel mettermi nei panni dell’intervistato nei programmi di Marzullo: «Sei pronto ad osare e rischiare di più per un nuovo mondo “inteso come album” dopo “Il nuovo mondo”?». «Certamente! Siamo e restate in attesa, che a breve ci sarà un nuovo album e quindi un nuovo mondo tutto da scoprire!». Grazie ancora a voi di Music.it per lo spazio dedicato! Voliamo sempre bassi ed in silenzio che restiamo alti, puri e RoOck!!!

 

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