«La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stesso». Così scriveva Italo Calvino nel suo romanzo “Palomar”. Non per dilungarci in cose di cui poco ci occupiamo, ma per contestualizzare al meglio la radice dell’album “Per Riconoscersi” degli En Roco, mi piacerebbe aggiungere, diciamo, un’Intro di pochi secondi. Così tornando a poco fa, ancora meglio sarebbe dire: la comprensione dell’altro. Pluralità di soggetti ad intervallarsi sulla scena, tanti alter stranieri all’io che innescano la famigerata paura dell’ignoto, fondamento principale del razzismo e base della discriminazione in generale. Ecco perché è importante, è fondamentale, imparare questa pratica. E questo album viene a ricordarcelo: riconosciamoci.
In “Per riconoscersi” degli En Roco è forte l’immagine di una realtà urbana a un passo dal mare
I protagonisti del quintetto sono Enrico Bosio e Francesco Conelli alla voce e alle chitarre, Rocco Spigno al basso, Francesca Sophie Giona all’ukulele e alle tastiere e Lorenzo Paul Santagada alla batteria. “Per Riconoscerci” è il sesto album della band genovese En Roco, con il volto girato all’indietro verso i vent’anni di storie raccontate e forse da raccontare ancora. Magari è proprio l’arrivare a un preciso momento, il superare una soglia, che ci porta dall’altra parte, dove qualcuno ci aspetta per stilare un bilancio. La responsabilità delle parole ti invita alla necessità di comunicare in un modo preciso. Gli En Roco lo fanno comunque proteggendo la loro identità: densa, melodica (come amano definirla) e cantautorale. Proprio questo sguardo rivolto al passato, nel suo gesto di ritorno, porta con sé un retaggio musicale della psichedelia settantina e della tradizione targata ’90.
Pensieri indigesti scavano la profondità del rullante, e trovano epilogo sull’orlo della disillusione, come per ogni esistenzialismo. Arrangiamenti corali, chitarre e sussurri femminili, incarnano tutta la frustrazione mista all’incapacità di condividere collettivamente alcuni valori. Ecco perché il richiamo alla natura e al paesaggio (nei titoli, nelle immagini), proprio lì dove il “senso di solitudine evapora”. Nella natura non si è fuori luogo, si è parte di qualcosa, insieme. Proprio qui diventa forte l’immagine di una realtà urbana a un passo dal mare. il binomio città-natura causa da sempre forti contrasti affascinanti per gli animi inquieti. Un Futuro di bellezza, meno pop e un po’ più funk, si può costruire, riconoscendosi e forse, sì, anche rinnovandosi.