Antonio Preziosi è Il Cervello.
Antonio Preziosi è Il Cervello.

IL CERVELLO: “Non ci si salva mai completamente da soli”

Diamo il benvenuto su Music.it a Il Cervello. Per iniziare raccontaci un aneddoto divertente o imbarazzante che ti è capitato in studio o durante un concerto.

Più che in studio o live, il vero momento divertente è stato sul set di “Io sono fatto di cera”. Il videoclip è stato girato in una Ghost Town italiana, Apice, borgo meraviglioso che consiglio di visitare. Uno dei ragazzi della troupe è tutt’ora convinto di essere perseguitato – ogni tanto nei sogni – da un’anziana signora del paese, dopo aver visto un’antica foto della donna (credo primi del ‘900) su un tavolo in mezzo alla città. Credo sia tutta autosuggestione, figurati se lo avessimo girato di notte il video cosa avrebbe visto!

Come nasce il progetto Il Cervello?

Il Cervello nasce dopo 3 in cui avevo appeso temporaneamente il microfono al chiodo per focalizzarmi di più sul mio lavoro di giornalista e sugli studi universitari. In un intermezzo tra il lavoro e lo studio, mi ritrovavo sempre con un nuovo testo tra le mani, per cui: se hai una passione puoi anche reprimerla ma ad un certo punto esploderà in modo ancor più potente. Siamo tutti – nel senso positivo – delle bombe atomiche pronte ad esplodere. Quando esplodiamo nell’arte possiamo generare meraviglie che non possiamo nemmeno immaginare, dieci, venti volte più grandi di noi come è successo nel mio caso.

Da dove nasce il tuo mondo artistico?

Il mio mondo artistico è nato per tirare fuori quelli che erano i mostri, i demoni interiori che mi rincorrevano nella vita di tutti i giorni e nei sogni ed affrontarli in entrambi i mondi. Scavando nel significato del mio nome, Antonio, ho scoperto appunto che il suo significato è combattere, affrontare, quello che inconsciamente ho fatto fin dall’infanzia.

Che cosa vuole essere e dove vuole arrivare Il Cervello?

Sul cosa posso essere la risposta è: essere qualsiasi cosa voglia, perché l’arte mi offre di portare fuori le mille differenti parte di noi stessi che risiedono in ognuno di noi in alter-ego. Dove voglio arrivare? Voglio portare la mia esperienza artistica ad uno step superiore sempre di più, entrare più a fondo dentro me stesso e far sapere a tutte le persone che hanno passato momenti difficili che non devono arrendersi alla realtà perché è come noi vediamo la realtà che cambia le cose.

Il primo Ep, “Spirale”, è fuori da circa un anno. Cosa è cambiato durante questo periodo? 

Quando ho scritto i brani di “Spirale” mi sentivo come sotto ipnosi, i testi spesso nascevano spontanei, altre volte dovevo meditare e riflettere di più per arrivare alla risposta alle domande che mi ponevo. La copertina dell’album è una doppia spirale, ciò sta a significare le due o più strade che l’essere umano può percorrere durante la propria vita nel bene e nel male. C’è sempre una via di mezzo, non siamo perfetti, per cui percorreremo parte di entrambe per arrivare allo stesso punto di partenza. La partenza è anche la fine.

E la spirale?

Giuro, per un periodo ero completamente ossessionato dalla spirale e dai suoi molteplici significati. Le vedevo ovunque, in forma di graffiti sui muri, sui libri o nei film, le disegnavo sui quaderni. I testi di “Spirale” racchiudono un ciclo della mia vita: quello dai 16 ai 26 anni. Non parlano soltanto di me, sono testi in cui ognuno di noi può sentirsi compreso. In Spirale stavo cercando di capire quale fosse il mio posto nel mondo, è un disco esistenzialista e sull’importanza del libero arbitrio.

E come sei cambiato tu?

Durante la promozione di “Spirale” ho avuto modo di conoscere alcuni manager e persone del mondo dello spettacolo, che però avevano più interesse al soldo facile che a spingere un prodotto con determinati contenuti in parte scomodi: la lotta contro le parti sbagliate di noi stessi, un mondo in cui la depressione, le ansie e le paure possono scomparire. Diciamo che mi sono connesso con persone che non avevano capito l’idea di base (che è molto semplice). La vita non è in bianco e nero ma a colori, per cui l’album è all’apparenza negativo ma parla di rinascita partendo dal centro di noi stessi.

“Io sono fatto di cera” è stato il tuo video d’esordio. Raccontaci di questo brano.

“Io sono fatto di cera” è in parte una canzone autobiografica, in parte dedicata ad un amico scomparso prematuramente diversi anni fa. La vita spesso ci porta a prendere delle decisioni di getto, d’impulso che non sempre sono quelle giuste. Negli anni, nella mia vita e dei miei amici, l’addio di questo ragazzo ha lasciato una ferita enorme, incolmabile. Così ho pensato: se avesse lottato contro le difficoltà della vita (i suoi mostri interiori) dove sarebbe adesso? E visto che anche io ero in questa fase di lotta interiore contro tanti ricordi spiacevoli, ho cercato di mettermi in parte nei suoi panni. Possiamo fingere quanto vogliamo, ma dentro di noi tutti portiamo un inferno che non riusciamo a portare fuori, io ne ho portato all’esterno una parte.

Come è nata l’idea?

Gli scheletri di “Io sono fatto di cera” sono in parte ispirati al film “Poesia sin Fin” di Alejandro Jodorowsky – realizzati da Miriam D’Argenio – mentre l’idea per il videoclip nasce da un sogno ricorrente in cui dei mostri mi rincorrevano per farmi del male, fino a quando non ho iniziato a prendere consapevolezza nel sogno di poter essere io a rincorrere loro ed affrontarli. In particolare sognavo questo personaggio – La Morte – che m’indicava non come restare nel sogno ma come uscirne, perché il mio momento non era ancora giunto, c’è ancora tanto da fare.

Più che un sogno, sembra una profezia.

Nel videoclip sono l’unico che non ha “Spirale” sulla fronte, questo perché io sono in quella dimensione non per restare ma per saltare – quando sarei stato pronto – nella prossima, nel momento in cui avrei trovato “Il mio posto nel mondo”. Il video di “Io sono fatto di cera” ed “Il tuo posto nel mond”o sono stati entrambi diretti da Michael Giannatiempo.

Hai scelto un genere “particolare”, ricco di contaminazioni ed esperienze sonore. Quali sono i tuoi ascolti in una giornata tipo?

Fin dai 12, 13 anni che è il periodo in cui ho iniziato a divorare dischi musicali senza un domani, non sono mai riuscito ad ancorarmi ad un solo genere, ho sempre apprezzato i più disparati generi tra loro, specialmente se mescolati. Tra i miei ascolti più importanti ci sono sicuramente i Linkin Park, i Nine Inch Nails, Marilyn Manson, Vinicio Capossela, Franco Battiato, Freak Antoni, i Bluvertigo, Neffa, i Sangue Misto, i Red Hot Chili Peppers, i Faith No More e David Bowie.

Come ti trovi nel panorama musicale attuale? 

Attualmente mi sento un outsider nella scena musicale italiana emergente e non, questo perché sono consapevole di stare sondando qualcosa di effettivamente nuovo. Alcuni capi di label e produttori mi dissero che c’è un tipo d’idea talmente nuova che è difficile da “gestire” ed io, ritengo di non aver ancora trovato il manager/produttore/capo di una label con le palle sotto da poter affrontare in maniera matura il progetto. Poi si lamentano di quando le persone non considerano i loro artisti perché in quel caso sono “troppo sentiti”.

Hai trovato il tuo posto nella scena musicale?

Beh… se questo è il compromesso, per adesso sto bene da indipendente. Posso dire che ogni volta ho ricevuto un buon feedback dalle mie esibizioni, in particolare al Sicinius Music Festival, che porto sempre con un grande piacere nel cuore. Il pubblico era aperto alla novità ed è stato parte di tale novità. Il mio posto nella scena musicale attuale me lo sto creando con volontà, fegato e tanta voglia di cambiare le cose.

Il secondo video è stato “Il tuo posto nel mondo”. Da dove nasce questo brano?

“Il tuo posto nel mondo” è il proseguo di “Io sono fatto di cera”. Se la prima parlava a metà di me e del mio amico, adesso si parla della mia risalita da quel mondo in cui ero ancora in un limbo, tra quello che ero e ciò che stavo diventando: ovvero Daimon. Daimon dentro di sé contiene le esperienze negative e positive della mia vita e la consapevolezza di averle dominate e fatte diventare qualcosa di più che uno stato emotivo.  Ma come sempre, superate delle difficoltà, ne arriveranno altre lungo la strada. Così, vengo rapito da altri mostri e chiuso in una stanza dove sto per essere torturato. È che qui che entra in gioco la donna clown, che nella vita di tutti i giorni è la mia fidanzata. Oltre la volontà, c’è bisogno anche dell’amore e lei è la chiave per l’uscita da quell’altro mondo.

E gli altri compagni di questo “viaggio”?

Non ci si salva mai completamente da soli. Alcuni dei mostri che tentano di torturarmi nel video sono il chitarrista del progetto Luciano Rella e Andrea Kyllne, il DJ del nuovo album. Nonostante vogliano inizialmente torturarmi, nel video riesco nuovamente a portarli dalla mia parte. Una sorta di se volete potete scappare anche voi con me dalla realtà di tutti i giorni, se siete in qualche modo scontenti.

A chi è rivolto “Il tuo posto nel mondo”?

Il video è rivolto a tutte le persone che sono alla ricerca di quello che è il LORO vero posto nel mondo, quello che non gli è imposto dalla famiglia, ma che desiderano ardentemente. Sento di tanti ragazzi che si suicidano per non essere riusciti a concludere gli studi universitari o per altri motivi di questo tipo, infelici per non aver potuto fare ciò che volevano. La nostra missione – o perlomeno la mia – è riuscire a fare ciò che io desidero, non quello che vogliono gli altri. Gli occhi a bottone nel videoclip sono un omaggio al romanzo “Coraline” di Neil Gaiman.

Da dove vengono le tue idee?

Le idee nascono in parte spontanee, in parte dal mio amore per la lettura, per il mondo del cinema e del fumetto. L’anno scorso ho perso mio nonno e a pochi giorni dalla sua morte, ho iniziato a leggere il triplo di quanto già non leggessi. Diciamo che era il mio modo di reagire al dolore avendo avuto con lui un rapporto davvero importante. Forse è lì che Il Cervello è nato totalmente, dopo la sua morte. Ho iniziato a pormi domande sul perché nasciamo, sul perché si muore. A questi misteri non c’è mai una risposta totale, ma mille tante idee sulla faccenda e devo dire, che ci sono tante di quelle visioni su cosa ci sia dopo che dovremmo preoccuparcene di meno. In un modo o nell’altro, forse… quando non ci saremo più in questa realtà, saremo da qualche altra parte.

Che cosa non può mai mancare mentre stai scrivendo un nuovo brano?

Quello che non può mai mancare dietro la scrittura di un testo è la consapevolezza che ci debba essere un significato profondo o – visti i tempi musicali odierni – un significato e basta. Mi oppongo categoricamente all’idea che i contenuti siano velenosi e deleteri per gli ascoltatori come sperano alcuni “grandi” produttori. Voglio che le persone siano in parte legate alla realtà quotidiana, ma con gli occhi, nei miei video possano vedere oltre il visibile.

Cosa ti riserva il futuro? Hai già qualcosa in cantiere?

Per adesso sto lavorando al nuovo album insieme a Kyllne, il DJ che sta curando la produzione dei beat mentre io curo la parte concettuale dell’album. I brani nascono sempre da un brain-storming tra me e lui, che successivamente sfocia in uno sfogo Pollockiano di Andrea, che riesce a trovare il giusto equilibrio tra testo e musica. Ma non solo Kyllne, Luciano Rella – chitarrista e polistrumentista – è un altro mio importante compagno di avventure che cura le chitarre dei brani e si esibisce con me e Andrea live.

Dacci qualche anteprima.

A breve entrerà in squadra un nuovo membro del team, ma per adesso è un segreto. Posso darvi un’esclusiva in particolare: la copertina dell’album sarà a cura di un artista internazionale molto importante nel mondo del fumetto ma non posso ancora parlarne per questioni di accordi. Il nuovo album sarà sicuramente una sorpresa per gli ascoltatori. Sarà molto differente da ciò che hanno visto e sentito in “Spirale”, oltre all’arrivo del mio nuovo alter-ego.

Ultima domanda. Siamo arrivati al classico “fatti una domanda e datti una risposta”, che ci dici?

Perché incasinarti così tanto con tutta questa ricerca musicale ed esistenzialista? Perché come diceva Freak Antoni: «Dio ci deve delle spiegazioni», e ho sempre avuto il bisogno di trovare le mie.

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