Quando inizi ad ascoltare “Sognatore sveglio” non puoi fare a meno di pensare che non ci sia titolo più azzeccato. Il titolo è una parafrasi poetica, una spiegazione di quello che Il volo di Colin fa a livello musicale. “Intro metropolitano” ci accoglie in una landa desolata. Nel senso che l’ascoltatore è solo in mezzo alla natura. D’altronde, può la foresta essere considerata una metropoli? Non sono, forse, gli alberi e il sottobosco più densamente popolati di quanto l’occhio umano riesca a percepire? Il tappeto sonoro di effetti in pieno stile ambient è da apnea. Il synth mozza il respiro, e si può lasciar battere il cuore solo coi beat. Non è ammessa altra possibilità.
Fortunatamente la prima traccia non è infinita. A dir la verità, di corretto minutaggio per apprezzare la simulata paura del vuoto. Che sia d’aria o di socialità. Spazzole e pianoforte sono il rassicurante antipasto di “Henry”, la seconda traccia. La narrazione è pacata e coinvolgente al tempo stesso. La triste storia di un uomo si svela a ritmo di dance dalle sonorità post-rock. La vocalizzazione del cantante risulta estremamente pulita. Crea un effetto estraniante inserita nel groviglio di sperimentazioni sonore di cui è circondata la lirica.
Quando inizi ad ascoltare “Sognatore sveglio” non puoi fare a meno di pensare che non ci sia titolo più azzeccato.
Le sorprese de Il volo di Colin non sono mica finite qui. Un intreccio di ipnotica psichedelia e brit rock anni ’70 è la trama di “Cammino in equilibrio”. Nell’arco della traccia la psichedelia diventa il sottopunto di un abito dance ricamato da distorsioni rock. Il ritornello risulta un’intima e straniante litania alla solitudine dei più deboli. Dopo la chiusa di effetti, “Il sognatore sveglio” prosegue con una ballata sentimentale. Piuttosto che i toni melensi delle canzoni d’amore, Il volo di Colin sceglie per “Il tuo sguardo” una struttura da perfetta hit estiva. Strizzando l’occhio all’indie-pop in maniera intelligente. Forse si è un po’ caricata la dose con i coretti, ma è una questione di gusti. Il ritornello assume forma di litania che beatifica la solitudine.
“La voce del mare” è il secondo esperimento sonoro di “Sognatore sveglio”. Il gorgoglio della schiuma, le onde che si frangono sugli scogli,scuro bagnasciuga al tramonto, sono ricostruiti perfettamente da synth e brevi tirate di corda alla chitarra. Un esperimento troppo breve, che viene però ripreso nella traccia successiva, “Come una marea”. Cura la delusione cullandoci in un cantautorato musicalmente poco banale. Il volo di Colin sceglie una chitarra bella graffiante per gli assoli. Poi arriva la bomba. “Boom!” è una coinvolgente ballata esistenziale che spicca il volo verso il sociale. È con ritmo incalzante che ci narrano come le disgrazie siano sempre dietro l’angolo, e che basti davvero poco per passare dalla parte del male.
Il volo di Colin sceglie una chitarra bella graffiante per gli assoli. Poi arriva la bomba.
Ormai siamo al cuore di “Sognatore sveglio”, e tutti abbiamo capito che si tratta di un concept album. “Prometeo” è una ballata che fonde insieme autoanalisi ed epicità. Il legame è profondamente calzante visto che tanto l’epica come genere quanto la lirica hanno toni molto didascalici. Da un semplice accompagnamento si sviluppano toni rock, in cui la distorsione accompagna i diversi stati della riflessione.
Il cucù dell’orologio è la sveglia e, quindi, la presa di coscienza. Se nella nostra società “Il più normale” rimane sempre fregato, allora esci dalla norma, oppure fabbricala da te. Il tutto sviluppato con un energico e coinvolgente british rock che quasi dispiace sentire cantare in italiano. Il giro di chitarra su cui si costruisce il pezzo è elementare ma efficace, portando l’ascoltatore a dondolare a ritmo di swing. Alla fine la bellezza salverà il mondo. Per Il volo di Colin è “Il canto” a proporsi come via d’uscita. Da tamburi etnici e tribali si sviluppa una martellante traccia soft-rock in cui la lirica è una filastrocca che esorcizza le brutture dell’esistenza.
Il volo di Colin ha prodotto un album composto di 13 tracce molto orecchiabili che entrano in testa facilmente.
Dopo averci fatto prendere una pausa dalle parole con “Henry reprise”, è la volta di “Prova a prendermi”. Un’aria incalzante, in cui a predominare sono il synth e le percussioni, particolare la scelta della vocalizzazione, piuttosto declamata. Efficace ai fini del messaggio, collegato immediatamente a quello di “Isola”: fuggire da qualsiasi schema per trovare in sé la pace interiore. E allora non importa ciò che c’è intorno, non importa dove sei. Tenere fermo il “chi” per continuare a camminare.
“Sognatore sveglio” è un lavoro maturo. Si sente che dietro la voce di Max Arigoni, le chitarre di Alessandro Salis e Paolo Pallotto, il basso di Renato Segatori e la batteria di Bruno Sermonti c’è tanta esperienza. Il volo di Colin ha prodotto un album composto di 13 tracce molto orecchiabili che entrano in testa facilmente. Tutte le canzoni non strumentali tendono ad attorcigliarsi intorno a un motivo, sviluppandolo e riprendendolo con numerose variazioni. Il timbro di voce eccessivamente pulito di Max Arigoni si fa apprezzare in “Prometeo”, “Boom!” e “Prova a prendermi”. Ma, in generale, lascia spaesati dall’inizio alla fine. L’effetto stridente con l’impianto fonico sperimentale delle melodie trova sicuramente degli estimatori.
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IL VOLO DI COLIN
SOGNATORE SVEGLIO
21 settembre 2018
Autoprodotto
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