Una foto promozionale de Il Volo di Colin che ritrae il cantante Max Arigoni.
Una foto promozionale de Il Volo di Colin che ritrae il cantante Max Arigoni.

IL VOLO DI COLIN: “Se si sogna da soli è un sogno. Ma insieme comincia la realtà”

Ciao Il volo di Colin! Siamo felici di avervi sulle nostre pagine. La prima domanda è di rito: raccontateci un aneddoto divertente, su cui ancora state ridendo, che avete condiviso nel vostro percorso musicale.

Ce ne sarebbero un bel po’, ma uno che ricordiamo in particolare risale a quando partecipammo a 15 Band For 15 Tears, ospiti dell’Hard Rock Cafe di Roma per i suoi 15 anni. Eravamo davanti al locale per le foto di rito e c’erano diverse persone incuriosite. A un tratto una signora di una certa età si è frapposta tra noi e il fotografo, più incuriosita di altre e fissandoci ci ha chiesto: «Ma siete famosi?» Risposta serafica del nostro bassista (Renato): «Si signo’ c’avemo na fame!».
Partirono 5 minuti di applausi.

Arguto Renato! Ogni gruppo ha una storia dietro. Voi come siete nati? Quando, come e perché siete diventati Il volo di Colin?

Max: Nell’ottobre 2012 venni contattato da Paolo Pallotto (chitarrista) tramite un portale di musicisti. Mi fece ascoltare un po’ del suo materiale mi piacque. Lo raggiunsi nel suo studio e cominciammo. Nel frattempo lo stesso Paolo aveva reclutato il primo nucleo della band. Così iniziò tutto. Diventammo Il Volo di Colin quando Paolo mi consigliò di leggere un libro “In Volo nel paese degli alberi” di Ben Gadd.

La domanda sorge spontanea. Chi è Colin?

Colin è il protagonista del libro fantastico di Ben Gadd. È un corvo che, perduta la memoria, precipita e si ritrova in un posto sconosciuto. Ritroverà la sua memoria aiutato da altri pennuti. Ma sopratutto capirà che il suo essere così speciale è dovuto al fatto che lui è…
Leggetevi il libro.

Mi sa che dovrò proprio farlo! Se doveste fare un viaggio molto lungo in macchina, quale sarebbe la vostra playlist?

Innanzitutto dovremmo affittare un camper visto che oltre a noi 5 (Max, Paolo, Alessandro, Renato e Bruno) si è aggiunto Alex con le sue astronavi rosse fiammanti, le tastiere. Quindi una macchina normale non sarebbe sufficiente. Allora, faremmo una playlist di band/artisti perché se elenchiamo le canzoni dovremmo compilare un quadernone. Quindi: Genesis, Peter Gabriel, David Bowie, Pink Floyd, Steven Wilson, Yes, Porcupine Tree, Blackfield, Red Hot Chili Peppers, Joe Satriani per gli artisti internazionali. Per quanto riguarda il panorama italiano non potranno mancare di certo Lucio Battisti, Franco Battiato, Ivan Graziani, i primi Litfiba, Banco del Mutuo Soccorso, PFM. E tanti altri.

Domanda indiscreta. Chi c’è dietro “Sognatore sveglio”? Chi si nasconde nei panni di Henry?

Sognatore Sveglio e Henry sono inscindibili. Il folle nell’accezione positiva del termine è un Sognatore Sveglio, così affermava Kant. Secondo noi la follia non è altro che la normalità che ha raggiunto la perfezione. Essere folli significa spingersi oltre la zona di comfort, saper osare e non reprimere le proprie attitudini, il proprio talento. Dietro Henry ci sono tutti quelli che osano, che dedicano gran parte della loro esistenza alle proprie passioni. Quindi non è una storia di un singolo ma una storia universale dalla quale ognuno di noi può trarre spunto. L’idea concettuale è partita da Max e poi tutta la band ha fatto il resto. Certamente le idee nascono da spunti autobiografici, ma sono solo spunti.

Giocare con le sperimentazioni sonore è il vostro punto di forza. Ho apprezzato in particolare gli intermezzi strumentali. Quante anime musicali avete dovuto mettere d’accordo per ottenere gli ottimi risultati di “Sognatore sveglio”?

Beh, il concept è stato realizzato da cinque teste, ognuna delle quali avente preferenze e background diversi. In questi sei anni insieme ci siamo resi conto che i nostri gusti musicali si sono magicamente uniformati. Nel senso che ognuno di noi ha cercato di ascoltare ciò che ascoltava l’altro trovando poi la chiave sonora giusta per realizzare un prodotto che potesse essere calzante per tutta la band. Non è stato un compromesso, ma una vera e propria sinergia musicale. Un mix di prog, pop, rock e musica d’autore.

Il Volo di Colin è ormai noto sulla scena emergente. C’è un live in particolare che ricordate con piacere?

Dal punto di vista emozionale sicuramente il live alla Casa del Jazz a Roma in una rassegna sonora chiamata Metropolis dove giorni prima avevano suonato nomi già noti come Riccardo Sinigallia e Le luci della centrale elettrica. Palco grande bellissimo, al centro di una bella cornice di pubblico. Ma quello più intenso che ci rende orgogliosi è uno dei più recenti al Teatro lo Spazio dove abbiamo presentato il nostro nuovo disco e abbiamo fatto il tutto esaurito. Ragazzi, il teatro è tutta un’altra cosa.

Progetti per il futuro a breve e medio termine? Confidatevi con noi!

Continuare a promuovere il nostro nuovo album. Dopo lo showcase a Radio Rock abbiamo in piano di fare tanti concerti e live perché non potremmo stare senza. Vi confidiamo che abbiamo già in cantiere idee per il prossimo album, ma ancora è prematuro dirvi altro.

E sul più bello giunge il momento dei saluti. Queste ultime righe sono tutte vostre. Usatele a piacere!

Ringraziamo tutti quelli che ci hanno sostenuto e ci sostengono tutt’ora in questa bellissima avventura musicale. Vi salutiamo con una antica citazione di un proverbio africano che per il nostro percorso musicale ci rappresenta in pieno.
«Se si sogna da soli, solo un sogno. Se si sogna insieme, la realtà che comincia».

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