Dopo un paio di EP pubblicati negli scorsi anni, ad ottobre uscirà il full length che segnerà l’esordio della band melodic death metal napoletana Jumpscare. “Don’t Close Your Eyes” è un album molto interessante, dal sapore internazionale, con chiare influenze metal nord europee, presentato in otto tracce ruvide e graffianti. Con le parti strumentali scritte precedentemente bisogna aspettare l’arrivo del nuovo singer per aggiungere le liriche, scritte in gran parte da quest’ultimo al suo insediamento. Finita l’opera di Ciro “Kirion” Silvano, la nuova voce del gruppo, può finalmente prender vita il primo album da studio dei Jumpscare, uscito il 7 ottobre. Come dicevamo, le influenze nord europee si sentono, eccome, già dalla prima traccia del disco e primo singolo estratto, “Dead Bodies”, che precede l’uscita dell’album. Chi ama gruppi tipo Soilwork e Darkest Hour, solo per citarne un paio, non potrà non apprezzare “Don’t Close Your Eyes”, disco lineare e curato.
I Jumpscare mirano, con il loro debut album, a destare dal torpore le menti e le anime delle persone
La linearità dei testi ci porta in sentieri sdrucciolevoli, attraverso forme di protesta verso il mondo che ci circonda, e il sistema che vorrebbe omologarci. Un grido battagliero, quello dei partenopei Jumpscare, già intuibile dal titolo dell’album, che mira a destare dal torpore le menti e le anime delle persone. La potente title track è un concentrato di energia, che racchiude tutto il concetto espresso nell’album, tra growl e pelli maltrattate dal batterista Graziano Ciccarelli. “Earth Decay” si apre con un bel riff di chitarra, subito accompagnato da basso e batteria a precedere l’ingresso in scena del frontman del gruppo. I Jumpscare continuano il racconto sul decadimento del nostro pianeta, sempre a loro modo, sempre a mille all’ora, e lo fanno sempre con maestria internazionale. “Falling Tears” è meno tirata, con un ritmo più consono alla riflessione contenuta in essa, senza mai disdegnare o abbandonare la ruvidezza e la potenza.
Don’t Close Your Eyes lascia intravedere un grande potenziale di band, al di là dei singoli
Si riparte a razzo con “Mate Feed Kill Repeat” e “Paralyzed”, in cui i Jumpscare danno fondo a tutte le energie disponibili, in pieno metal. “Seventh Circle” e “Sickness” chiudono questo interessantissimo “Don’t Close Your Eyes”, in cui si intravede un grande potenziale di band, al di là dei singoli. I Jumpscare hanno saputo mettere a frutto l’esperienza fatta negli anni precedenti, sia a livello di EP, che di live, dimostrando un gran senso d’unione. Il risultato è un album tosto, ben eseguito, godibile già dal primo ascolto, in cui non si esagera nulla, ma si fa tutto per bene. Ad iniziare dal missaggio, dalla masterizzazione e produzione delle parti orchestrali, tutto eseguito da Tommaso Monticelli dei Genus Ordinis Dei nel Sonitus Studio di Crema.