Benvenuto Kill Nea sulle nostre pagine. Raccontaci qualcosa di te e della tua musica che non troveremmo nelle biografie ufficiali.
Sono nato da una famiglia contadina, lontana anni luce dal mondo dello spettacolo. Sono cresciuto a pane e pallone, ma ascoltando tanta musica. Il calcio mi ha permesso di mantenermi gli studi e, in un secondo tempo, mi ha aiutato anche nei primi durissimi anni di gavetta, quando ho preso la decisione di mettere la laurea in agraria nel cassetto e intraprendere la vita da musicista autodidatta. Ho iniziato a scrivere canzoni alla fine degli anni ’90, e ancora oggi la musica e le canzoni che scrivo, che suono e che accompagno con la mia voce nelle mie serate e nei miei Dj show, come li chiamo io, rappresentano il mio modo preferito di comunicare con le persone.
“Il Rock Non Esiste Più” ha ottenuto un ottimo riscontro, nonostante possa sembrare un pezzo scomodo per il giorno d’oggi. Quella di Kill Nea è una critica non poco velata alla celebrazione della superficialità. È così?
Diciamo che questo brano è la constatazione ironica e provocatoria di come sia cambiato il concetto di rock e di fare musica in generale in questi ultimi dieci-quindici anni. La rivoluzione tecnologica, il web e i social hanno cambiato drasticamente la cultura, le abitudini e anche il modo di comunicare della gente. La musica, che è uno dei modi, a mio avviso, più nobili per comunicare, ha dovuto adeguarsi a questi nuovi codici e ha finito anch’essa per essere voce e messaggio di questo cambiamento. Non dico che sia meglio né peggio rispetto a quella di qualche anno fa, di sicuro però oggi c’è una musica diversa, sia per come è concepita, che per come è prodotta e suonata.
Sia “Il Rock Non Esiste Più” che il tuo ultimo singolo “Senza Respiro” hanno collezionato parecchie visualizzazioni su YouTube. È possibile per gli artisti un rapporto sano con i social?
Il web è una risorsa che per noi artisti indipendenti rappresenta una delle poche possibilità di promuoversi. Premetto che questo mezzo privilegia modelli che non sono propriamente i miei. Per questo abbiamo pensato di lavorare sul concept e sulla promozione del video insieme alla produzione esecutiva di GO!Entertainment e agli uffici di comunicazione stampa e web che lavorano con me, tenendo ben presente gli obiettivi del progetto. Sono andati oltre le aspettative. Detto questo, il web non sempre si muove con dinamiche così chiare. Capita spesso di vedere artisti con milioni di views su youtube, ma con pochi biglietti venduti per i live o viceversa. Inoltre l’effetto virale di molti prodotti, con exploit di successo improvvisi, spesso ha una durata ridotta. Il mio progetto, indipendentemente dai numeri, cerca di poggiarsi su basi solide, magari meno immediate, ma che possano crescere, consolidarsi e possibilmente rimanere nel tempo.
La tua è una carriera già avviata, grazie anche alle tue numerose collaborazioni e produzioni discografiche. Quali sono gli artisti che allora hanno contribuito alla tua formazione?
Sono più di 15 anni che scrivo canzoni e pubblico album e singoli. Nei primi tempi ero molto influenzato dai cantautori italiani. Tra tutti nomino Vasco Rossi e Rino Gaetano. Ma sono stato influenzato anche dal sound anglosassone di fine anni ’80, per esempio Simple Minds e Talk Talk. Poi ho avuto la fortuna di poter contare su collaborazioni e amicizie di grande spessore artistico che, in un modo o nell’altro, mi hanno permesso di crescere e mantenere alta la qualità delle mie produzioni. Produttori del calibro di Mauro Malavasi, Fio Zanotti, con cui ho realizzato il mio primo singolo uscito con la Sony “Tutto quello che mi pare”. Poi il mio chitarrista e co-produttore storico Max Corona e, infine, per questi miei due ultimi singoli, “Il rock non esiste più” e “Senza respiro”, la prestigiosa produzione del Maestro Umberto Iervolino.
E tra i più giovani e emergenti?
Sinceramente trovo difficile giudicare il momento musicale che stiamo vivendo. A parte i prodotti che arrivano dai talent televisivi, la musica indipendente si sta lentamente affermando nel panorama nazionale partendo spesso da un genere cosiddetto rock o pop alternativo o dalla trap, che godono di altissime visualizzazioni sul web. Poi per avere una consacrazione continuano ad avere bisogno, tranne in casi rari, di accordi con le discografiche multinazionali e i network radio. Ciò che nasce come alternativo finisce poi per andare nella direzione tanto criticata del pop commerciale. Per questo credo sia difficile capire cosa rimarrà e cosa invece verrà presto dimenticato della musica emergente. Credo che l’autenticità e la semplicità nel linguaggio, nei concetti e anche nella composizione musicale, siano il presupposto principale per chi fa musica per arrivare alla gente, ed è quello che ho sempre cercato di fare e che cercherò di fare anche in futuro.
Cosa ci aspetta dopo questi due singoli? Un nuovo album di Kill Nea?
Sono diversi anni ormai che preferisco concentrarmi su un brano alla volta, per poterlo lavorare e seguire al meglio sia nella fase di produzione che in quella altrettanto delicata della promozione, dato che gli spazi promozionali sono sempre più esigui. D’altro canto, avendo una serie molto ampia di brani, ho già un repertorio più che sufficiente da presentare ai miei concerti. In questo momento non sento l’esigenza così stretta di pubblicare un album. Anzi, in cantiere c’è già un nuovo brano che uscirà tra la primavera e l’estate prossima.
E noi non vediamo l’ora di sentirlo! Grazie Kill Nea per essere stato con noi. Ci piace terminare le nostre interviste con uno spazio dedicato agli artisti. Questo è il tuo, riempilo con quello che vuoi!
Amici di Music.it, spero che abbiate trovato interessante questa mia intervista. Ho cercato di essere sincero, e se il mio mondo vi ha incuriosito, potrete seguire i miei profili web. Grazie a voi e buona musica a tutti!