Robert Redford è intramontabile. Questa semplice frase potrebbe racchiudere l’importanza dell’attore californiano nel panorama cinematografico mondiale. La sua carriera vanta oltre quaranta titoli da interprete, dieci come regista, svariate produzioni, un Oscar alla carriera nel 2002, e uno alla miglior regia con “Gente Comune” del 1980. Attivista, democratico e ambientalista. Robert Redford è ed era anche tutto questo, prima che potesse essere considerato di tendenza ad Hollywood. Ma tra le sue svariate iniziative, forse una delle più importanti è aver fondato nel 1981 il Sundance Institute. Divenuto negli anni uno dei dei celebri festival di cinema indipendente. È non certamente un caso che per ritirarsi dalla scene, abbia scelto un progetto proposto dal regista indie David Lowery. “The Old Man & the Gun”, oltre ad essere una commedia basata sulla vita del rapinatore Forrest Tucker, è principalmente un omaggio al Robert Redford attore, e a tutti i personaggi interpretati.
Siamo agli inizio degli anni ’80 in Texas. Arrivato alla soglia dei 70 anni, il rapinatore Forrest Tucker, evaso dal carcere di San Quintino, riprende l’attività insieme ai complici Teddy (Danny Glover) e Waller (Tom Waits). I tre mettono in atto svariate rapine, adoperando una tattica particolare. Sfruttando l’aspetto da signori di terza età, usando garbo e gentilezza e mostrando l’arma posta nella giacca, riescono a svaligiare innumerevoli banche con impassibilità e senza clamore. Questo rende impossibile le ricerche della polizia guidate dal detective Hunt (Casey Affleck), che nominerà il trio ricercato La banda dei vecchietti d’assalto. Tucker, nel mentre, conoscerà Jewel (Sissy Spacek), una signora vedova e indipendente, proprietaria di un ranch fuori città. I due inizieranno una relazione platonica, fatta di appuntamenti al diner e al cinema. Lei accetterà con ironia il lavoro di Tucker, trovando una compagnia con cui stemperare la solitudine della sua vita.
Carismatico, fuorilegge, truffatore ma anche enormemente romantico e passionale, questo si evince di Tucker e del suo interprete Robert Redford in “The Old Man & the Gun”.
David Lowery, ritrovando un articolo del New Yorker nel 2003, ha scelto di scrivere una sceneggiatura che desse a Robert Redford completa rilevanza. Tralasciando gli eventi più legati alla dinamiche della gang, il regista si è lasciato guidare dall’interiorità del rapinatore. Il suo unico scopo era poter donare all’attore l’ultimo di una serie di grandi personaggi. In tutta la pellicola, ritroviamo tante sfaccettature della personalità di Tucker, quante quelle che riflettono l’insieme dei personaggi portati da Robert Redford sul grande schermo. Carismatico, fuorilegge, truffatore ma anche enormemente romantico e passionale, questo si evince di Tucker e del suo interprete. “The Old Man & the Gun” giocando proprio con le strutture del cinema stesso, usa un linguaggio metatestuale per riflettere sull’attore e la sua prolifica carriera. Un omaggio minuzioso e completo, capace di non lasciare indifferente lo spettatore più affezionato.
Vedere accanto a Robert Redford, Sissy Spacek, Danny Glover e Tom Waits, ci rimanda a tutto quel cinema americano anni ’70 di rottura dalle convezioni passate. Presi singolarmente, rappresentano i volti di quella produzione che rivoluzionò gli standard dello studio-system. E che andò negli anni, prendendo diramazioni differenti, a stabilire il cinema made in Usa che ancora conosciamo e vediamo. David Lowery, da autore ereditiero di quella smossa culturale, non poteva ritrarre un omaggio migliore. Non solamente di Robert Redford e dei suoi personaggi, ma di quel cinema di cui lo stesso attore fu portavoce. “The Old Man & the Gun”, quindi, ritrae Tucker e il suo interprete, cinema indie e New Hollywood. In un America rurale come quella del Texas, dove il tempo sembra essersi fermato. Con Robert Redford, oggi come ieri, in sella al suo cavallo e con indosso il cappello da cowboy, avvolto da una gloriosa presenza.