Diamo il benvenuto a Giuseppe de Le Formiche su Music.it! Iniziamo con la domanda a cui nessuno può sfuggire. Racconta ai lettori un aneddoto stravagante accaduto durante il vostro percorso musicale!
Ne avrei davvero tanti come si può immaginare, ma il primo che mi viene in mente è il seguente. Trasferta per suonare nella città di Sanremo. Alitalia smarrisce i nostri bagagli e ci troviamo senza niente. Né un indumento, né un soldo. Entriamo in una vecchia trattoria per pranzare. Due piatti di pasta divisi per quattro. Prima di pagare e andar via vado in bagno, tiro giù i pantaloni e una volta seduto vedo di una busta gialla a terra. La prendo, la apro e conto quattro banconote da 100€. Da lì la trasferta ha preso tutta un’altra piega! Ma soprattutto, mutande per tutti!
Come sono arrivati Le Formiche alla formula finale attuale? Quali artisti hanno accompagnato la vostra crescita?
La formula attuale è il risultato di un lungo lavoro influenzato da diversi cambiamenti per la band. Metà dei testi li ho scritti a Palermo, l’altra metà a Torino, città che ho vissuto con entusiasmo ma anche malinconia, e questo è stato decisivo per l’andamento dell’album. Una volta finita la scrittura, Davide si è occupato di curare i suoni, questo ha portato un cambiamento radicale rispetto al primo lavoro. Adesso stiamo chiudendo il tutto con la supervisione di Ale Bavo. Essendo una band, gli artisti di riferimento sono davvero tanti!
Che si dice giù al Sud da dove venite? Avete trovato difficoltà nel muovere i primi passi come band?
Se vieni dal Sud è tutto più complicato logisticamente, ma alla fine se ti sai organizzare riesci. Noi negli anni abbiamo girato davvero tanto!
Le formiche sono associate alla laboriosità. Su cosa avete lavorato maggiormente dal 2014, data di uscita del vostro primo album, “Figli di nessuno”, a oggi? In cosa vi sentite cambiati?
Il nostro unico pensiero erano i live fino al 2017, quando abbiamo sentito l’esigenza di scrivere nuove canzoni. Non siamo cambiati, ma di sicuro siamo cresciuti sia come individui che come artisti. Sono stati due anni di studio e ricerca difficili, ma efficacissimi.
Il brano “Tanto così” anticipa il vostro nuovo album. Una chiave melodica malinconica che nasconde qualcosa. A chi è riferita? Di chi parla?
Ovviamente nasce tutto da un esperienza personale. Ho cercato di raccontare il tutto in maniera dettagliata, ma abbastanza generica e condivisa. Parla di tutti noi incapaci di dimostrare un sentimento. È un incoraggiamento per chi vuole dichiararsi e non ha ancora trovato le parole.
A proposito di nuovo album, quando arriverà? Troveremo tematiche differenti rispetto a quelle trattate fino a ora?
Lavoriamo con molta calma cercando di curare nei minimi dettagli le uscite dei primi singoli e i rispettivi videoclip, quindi non abbiamo ancora una data d’uscita per l’intero album. Le tematiche di fondo sono differenti rispetto al nostro primo lavoro, ma la scrittura rimane la stessa: diretta ed essenziale. Ciò che accomuna il primo con il secondo lavoro è la narrazione, il punto di vista del narratore. Sono storie personali o spesso legate anche a persone a me vicine, alle quali tengo particolarmente. Provo a immedesimarmi nella loro condizione, qualunque essa sia, e a raccontarla. Provo anche una certa responsabilità nel farlo, non te lo nascondo.
Cosa pensi dello scenario musicale attuale? Come band vi sentite parte integrante o più l’ingranaggio che muoverà nuove leve?
C’è in giro tantissima roba. Molta ci piace, altra di meno, ma una cosa che mi rende felice è il grande ritorno della Canzone. C’è molta cura dei testi e dei messaggi che veicolano. Noi abbiamo sempre scritto canzoni abbastanza acerbe, oggi credo più mature.
Diciamo che questo momento è molto figo.
Ringrazio Le Formiche per essere stati con me. L’ultima battuta è la tua!
Grazie a te, è stato un piacere! Un saluto a tutti i lettori. Ciao belli!