Luca Worm il 15 dicembre ha pubblicato il suo primo album solista intitolato âNowâ,ed è sempre interessante ascoltare lâesordio di un artista esperto. Lui, infatti, non è certo un novizio della chitarra nĂŠ della musica in generale. Ha allâattivo numerose presenze in svariati gruppi e nel suo palmarès compare anche il premio âBest Guitarist of th yearâ del 2017 in occasione del Tour Music Fest.
Quando un musicista navigato decide di mettersi in proprio lo fa con una consapevolezza diversa da chi si affaccia per la prima volta nel rutilante mondo discografico. Luca Worm non è da meno e lo dimostra nelle dodici tracce di âNowâ, in cui si parla poco e si lavora tanto. Non è un album strumentale, ma poco ci manca: la chitarra è ossessivamente presente, è una compagna che non molla mai lâautore. La produzione in generale sembra leggermente âcasalingaâ, ma diciamo che non tutto il male viene per nuocere. Il sound vagamente casareccio conferisce a âNowâ una cifra piĂš garage magari anche ricercata da Luca Worm.
I virtuosismi che spadroneggiano nei brani di Luca Worm senza cantato in “Now” non lasceranno delusi
Questo è un album dal tono prepotentemente heavy, sul bordo del metal che mette a nudo lâanima di riffettaro professionista di Luca Worm. Del metal prende forse quel difetto che a volte si incontra nelle produzioni nostrane, un problema di alternanza di lingua fra lâinglese (riservato ai titoli degli strumentali) e lâitaliano. Però, per chi si riconosce nel genere, i virtuosismi che spadroneggiano nei brani senza cantato non lasceranno delusi, anzi, daranno quella ventata un poâ 90s. Il che non guasta, ma indubbiamente sottrae un poâ di contemporaneitĂ al disco. I brani piĂš pensati e piĂš proiettati verso il 2021 sono quindi quelli che a prima vista ripercorrono il sentiero della canzone classica musica e parole.
Chiaramente tutto âNowâ è pensato e ben architettato, cambiano solamente le direzioni verso cui si muovono i contenuti. La grande sfida per un musicista competente come Luca Worm sarĂ quella di concentrare meglio le energie verso uno stile piĂš omogeneo e uniforme. Insomma siamo di fronte ad un esordio che di fatto non è un esordio e che ci insegna che gli esami non finiscono mai.


