Una foto promozionale dei Marea.
Una foto promozionale dei Marea.

MASSIMO TAGLIATA: “La musica salva tanta gente dal nulla di questo mondo”

Dopo aver intervistato Andrea Dessì, chitarrista e compositore dei Marea, abbiamo qui su Music.it anche Massimo Tagliata, versatile polistrumentista del duo. Ciao, Massimo! Benvenuto sulle nostre pagine. Ti chiedo di raccontarci un episodio o un aneddoto particolare che ti è capitato nella tua notevole carriera di musicista.

Ho iniziato a lavorare con la musica da giovanissimo. Ci sono tanti episodi che mi hanno stimolato a crescere artisticamente. Voglio ricordare il maestro fisarmonicista americano Frank Marocco. Oltre ad essere stato un supremo interprete, è stato un insegnante di vita e d’arte come pochi. Con lui sono veramente cresciuto tanto sia come strumentista sia, soprattutto, come musicista a 360 gradi.

I brani di “Paradise”, l’ultimo album dei Marea uscito il 31 ottobre 2018, sono stati scritti quasi tutti dal tuo partner Andrea. Sicuramente il tuo intervento lo ha influenzato molto. Come si svolge la fase compositiva delle vostre musiche?

Penso che nel tempo, all’interno di una collaborazione, si definiscano dei ruoli in modo naturale, senza forzatura alcuna. In questo modo credo che possano scaturire idee nuove e interessanti da suonare insieme. Abbiamo entrambi la volontà di sperimentare cose nuove, sempre nel rispetto della tradizione dei generi musicali che affrontiamo. Ogni artista lo fa seguendo le proprie attitudini, portando al duo nuove sonorità o nuove strade compositive.
Io negli ultimi anni ho messo a fuoco, con più interesse, la mia curiosità per il lavoro di arrangiatore e produttore di musica.

Dall’idea che mi sono fatto dei Marea, tu mi sembri una personalità artistica molto eclettica. Chi, fra te e Andrea, ha un approccio più tradizionalista?

La tradizione, nella musica, secondo me ha il compito di fare affrontare punti fondamentali per il proprio cammino. Nei Marea cerchiamo di fonderla alle nostre personali esperienze di studio e di ascolto.

Dopo più di dieci anni da “Deserto rosso”, i Marea sono tornati a suonare con Javier Girotto. A cosa è dovuta questa interruzione della vostra collaborazione?

Non è stata un’interruzione, abbiamo di tanto in tanto fatto concerti insieme in alcuni jazz festival italiani. È ovvio che un lavoro discografico richiede una volontà e un impegno molto più profondo di un concerto. Questo sodalizio può tornare anche dopo lungo tempo. È molto bello ritrovarsi a produrre musica portando un bagaglio di esperienza nuova, fatta nel tempo, in cui non ci si è frequentati. Tutto ciò ha dato alle composizioni del cd la luce solistica che volevamo e che Javier Girotto ha interpretato con grande sensibilità.

Andrea Dessì porta avanti anche un suo percorso da solista. Dal canto tuo, ti sei concentrato principalmente sui Marea o ti sei dedicato anche ad altri progetti?

Ho avuto progetti che hanno fatto il loro corso naturale. Marea è il progetto più longevo al quale ho lavorato. La mia carriera è anche concentrata sull’aspetto solistico per le molteplici collaborazioni. Quelle attuali, come quella con Silvia Mezzanotte, e quelle passate, da Biagio Antonacci a Mina e Adriano Celentano. Senza dimenticare Antonella Ruggiero, Mietta, Elisa, Arisa, Malika Ayane, Cristina Donà, Daniele Silvestri. Purtroppo ho poco tempo da dedicare a progetti, per così dire, originali. Ecco perché la fortuna di lavorare in gruppo, quando riesce, porta stimoli e buona energia creativa.

Vorrei porti una domanda molto personale, nutrendo il massimo rispetto per la tua condizione. Dal momento che, spesso, mi trovo a percepire la musica con un approccio sinestetico, vorrei chiederti come la cecità abbia influito sul tuo percorso musicale. Riesci, a modo tuo, a “vedere” la musica?

Difficile dirlo in poche parole. La musica e l’arte salvano tanta gente dal nulla di questo mondo. Ogni musica ha un’immagine sonora con sé. Può essere una coreografia o solo un pensiero a scelta della nostra mente. Basta amare quello che si fa, in qualsiasi campo della vita!

In “Paradise” è presente una cover di “Ultimo tango a Parigi” di Gato Barbieri. Ascoltandola ora, è inevitabile immaginarla come un ultimo saluto al grande Bernardo Bertolucci, scomparso di recente. Come è nata l’idea di inserire la cover nel disco?

Io ho sempre suonato questo motivo, da tanti anni. L’inverno scorso, nel mio studio, Andrea Dessì ha avuto il guizzo di propormelo per suonarlo nel nostro lavoro. Ci è piaciuto l’accostamento alle musiche originali del prodotto che abbiamo realizzato. Ho sempre amato il tango in ogni forma, dal tradizionale fino ad Astor Piazzolla, Gato Barbieri, ecc. È ovvio che c’è un grande amore per il film “Ultimo tango a Parigi”, per tutto il suo contenuto!

Purtroppo ci avviciniamo alla conclusione di questa intervista. Volevo chiederti: se la tua musica fosse un fenomeno naturale, per te quale sarebbe? E perché?

Sarebbe il sole. Il sole dà la vita a tutto. Io, da uomo del sud quale sono, amo l’estate. Senza luce naturale muore, ovviamente, tutto il pianeta. Considerato che la musica ha reso serena la mia vita, ecco il perché di questo.

Grazie a Massimo Tagliata dei Marea per averci dedicato il suo tempo. Vuoi aggiungere qualcosa in chiusura a questa chiacchierata?

Il tempo è una cosa importante, grazie per avermene dedicato. Un saluto.

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