Moanne, benvenuta su Music.it! Rompiamo subito il ghiaccio con un ricordo: racconta ai nostri lettori un aneddoto imbarazzante accaduto durante la tua carriera musicale che non dimenticherai mai!
Il ricordo più imbarazzante risale a due anni fa. Ero a Londra ed era solito riunirsi con tutti gli amici musicisti assieme ai baskers di Piccadilly (ormai diventati anche lo nostri grandi amici). Uno dei baskers durante la sua performance mi chiamò per duettare “Shallow” di Lady Gaga ed io nel raggiungerlo inciampai tra i fili della strumentazione, davanti a tutta Piccadilly, che per chi non la conoscesse, è una delle piazze più affluenti di Londra, c’erano sicuramente più di 50k persone. Il boato amplificato dal microfono. Disastro. Non riuscivo a smettere di ridere, nemmeno durante la performance, tra una strofa e l’altra ed assieme a me tutta la gente che era lì ad ascoltarci. Epico, imbarazzante ma anche molto divertente.
Ora parlaci di te e delle tue influenze musicali. Quando hai cominciato a muovere i primi passi nel mondo della musica? Ricordi la tua prima canzone?
Ufficialmente ho cominciato nel 2018, ufficiosamente la musica mi accompagna da sempre. Ho sempre ascoltato di tutto. La mia primissima canzone cantata in pubblico però fu “Sweet Child O’ Mine” dei Guns N’ Roses. Mentre per quanto riguarda la mia primissima canzone scritta la ricordo benissimo e spero la ricorderete anche voi un giorno, visto che la farò uscire prossimamente!
Bari è la tua terra di origine, quanto ha influito sulla tua scrittura?
Per quanto riguarda l’aspetto musicale poco o nulla in realtà ahimè, avendo influenze per lo più straniere, ma la sua bellezza sì, il mare soprattutto, in cui mi ci sono rifugiata spesso al chiarore della luna per trovare ispirazione. I miei pezzi più significativi sono stati scritti lì. Il mare mi è testimone.
Dopo il successo di “Berlino”, esce “Pavimento”, il tuo nuovo singolo dall’elettronica carica di sensualità, poesia e atmosfere notturne. Da quanto tempo stai lavorando su questo brano e quando hai sentito il bisogno di scriverlo? Quali sono state le sue fasi di scrittura?
“Pavimento” nasce con un ruolo ben preciso. L’ho scritto più di un anno fa e rappresenta il punto di partenza della storia che voglio raccontare. È un’introduzione, chi ascolterà i prossimi brani deve ascoltarla per capire da dove tutto è cominciato. Ho utilizzato volutamente una scrittura semplice, a tratti sarcastica, come se fosse un dialogo, con la differenza che l’interlocutore qui non proferisce parola. Il tutto è stato studiato appositamente per innescare una precisa emozione, che diventerà più consapevole di volta in volta, con i prossimi brani.
Facendo memoria della tua esperienza, cosa vuol dire essere una cantautrice oggi in Italia?
Credo che come per tutto il settore artistico e dello spettacolo in generale, voglia dire sacrificio, perché c’è molta offerta e poca richiesta, il mercato musicale è saturo e riuscire a farsi notare in un mare di milioni di pesci è dura; ragione per cui, questo sacrificio deve necessariamente essere mosso da una passione incommensurabile per poter essere superato.
Quale è il tuo rapporto con i social? Credi che l’immagine possa aumentare la qualità della sostanza?
Uso molto i social. Sono il mezzo di comunicazione più veloce ed efficace e per un artista, soprattutto in questo delicato periodo storico, li ritengo fondamentali. Sono appassionata di arte in ogni sua sfumatura e cerco di integrare sempre tutto in ogni mia opera per renderla un’esperienza multisensoriale. Il problema si pone quando l’immagine prevale sul resto, così da farne perdere il senso. Quindi sì, credo che l’immagine sia importante ma no, non mi sento di associarla alla qualità. Piuttosto le fa da cornice. Un libro scritto bene resta un bel libro. Con una bella copertina a rilegarlo diventa ancora più bello, ma una bella copertina da sola, non fa un bel libro.
Quanto è difficile, al giorno d’oggi, farsi strada nel mercato musicale italiano? Cosa saresti disposta a rinunciare?
Questa è una domanda a cui non posso rispondere in maniera oggettiva a nome di tutti i cantautori, ma posso dirvi cosa significa per me e per il progetto che io ho in mente di portare alla luce. È sicuramente complesso riuscire ad apprezzare a pieno “il nuovo”, il “diverso”, a mio parere. Avendo vissuto all’estero e di conseguenza avendo avuto la possibilità di vedere da vicino il mondo musicale al di fuori del confine, a malincuore noto la differenza nell’apertura mentale, che sicuramente è dovuta dalle sovrastrutture culturali, ma purtroppo credo queste barriere non si limitino soltanto alla musica ma si estendano a molti altri settori. Onestamente per ciò che ho in mente di fare, rinunciare a qualcosa significherebbe già fallire nel mio obiettivo.
Moanne, la nostra intervista è giunta al termine, ma il finale spetta a te. Saluta i lettori con una citazione o, se preferisci, con una frase tratta dalle tue canzoni! Grazie per il tempo che ci hai dedicato e a presto!!!
Non puoi fare arte se non hai conosciuto il dolore.