Nasce e si sviluppa in una condizione curiosa l’album di esordio di Federico Gnesutta, polistrumentista friulano, in arte Belvedere: idee per voce e chitarra acustica registrate e inviate su WhatsApp. “Note vocali” è il titolo dell’album e, a tutti gli effetti, il mezzo con cui è stato creato e pubblicato. Un caso da lockdown trasformato in un piccolo progetto sperimentale: 11 i brani, per un totale di una ventina di minuti di ascolto. Le canzoni mantengono quel sound casalingo che è proprio di una registrazione vocale: gracchiare di sottofondo, voce sporca e poco chiara, finali interrotti. Caratteristiche che non disturbano la piacevolezza di brevi brani trasformati in confessioni al telefono inviate e dedicate a noi, ignoti interlocutori.
In questa forma le canzoni acquisiscono un valore di casualità, di scrittura istantanea, di creazione estemporanea. Scorrono come riflessioni tipiche dei momenti più intimi e notturni, conversazioni con sé stesso. I testi spaziano dal lamento di amori perduti (“Mai Più”, “In una stanza”) alla volontà di fuggire e ricominciare (“Escamotage”, “Corri Fede”). Essenziali, semplici, ma senza scadere nella banalità. Minimalismo testuale e anche strumentale ovviamente, poiché alla predominanza della chitarra si accompagna solo un pianoforte. E una batteria, editata successivamente con l’aiuto del produttore Luca Fois, primo destinatario di questi provini da cameretta.
Come vere e proprie registrazioni vocali, i brani di “Note vocali” sembrano frutto di una creazione estemporanea
Belvedere, alla sua prima prova da cantautore, ha la dimestichezza e la naturalezza per mescolare nel suo stile ritmi Soul e R&B, accompagnandoli ad una voce leggera e chiara. I testi delle canzoni si appoggiano a idee melodiche accattivanti e originali (ne abbiamo esempio già da “Escamotage”, ottima scelta per l’apertura dell’album). Le ripetizioni fanno dei ritornelli una necessità liberatoria e pacificante. In “Note Vocali”, le melodie si sommano nel creare un sound a volte sereno, altre malinconico, ma sempre sottovoce. Non c’è mai rabbia nei sentimenti di Belvedere, i riff giungono naturali e mai esagerati. Curiosa l’idea di rendere l’unico brano che esplicita la sperimentale nascita dell’album, “Nota vocale”, un interludio solo strumentale. Una nota vocale che voce non ha, una pausa dalle confessioni al telefono, l’attesa del cambio del lato di un LP. Una divisione tra quella che potremmo definire una prima e una seconda metà dell’album.
L’esordio di Belvedere è ricco di idee melodiche accattivanti e originali, tra ritmi Soul e R&B
Forse è proprio questa percepibile divisione che rende più fragile la seconda metà del disco, con brani che risultano troppo simili, per soluzioni ritmico-armoniche più che melodiche, ai precedenti. Bisogna accogliere anche gli ovvi limiti della sperimentazione di “Note vocali”: l’originalità dell’album, l’impressione della sua creazione estemporanea e il suo sound fai da te, possono essere causa anche di debolezza. L’esperimento mette in luce le indubbie qualità di Belvedere di scrivere testi e associarli a scelte melodiche originali e funzionanti, ma rischia di dare l’impressione di un album che raccoglie idee di canzoni, più che canzoni. Dalla piacevole dimensione grezza e improvvisata della nascita di questo album è possibile sperare in un pensiero più costruito. Il caso “Note vocali” funziona, e mette in luce che Belvedere di strada ne potrà fare, non accontentandosi mai dei pensieri che mette su carta, o meglio, in bozza vocale.