Una data intrisa di passione e nostalgia – Il 2 Novembre 1975, apre “Pasolini e la Peste” degli Autostoppisti del Magico Sentiero, ovvero il giorno della morte di Pier Paolo Pasolini. Un fatto di cronaca che andrà anche a chiudere, così come è iniziato, l’album. Come suggerisce il nome della band, “Pasolini e la Peste” è un viaggio improvvisato, come salire su una macchina di sconosciuti che in realtà scopri di conoscere benissimo in quel frammento di viaggio condiviso. Sei sul margine della strada e fai quello che ti viene meglio in quel momento. Questo è “Pasolini e la Peste”, un percorso sconnesso e destrutturato, una contro-mappa sonora. “Carne macinata e abbandonata in un parcheggio” e “Blues dell’idroscalo” sono il cerchio intorno a cui si snoda un concept album che torna sui passi di chi è finito “un passo più in là dove si può stare anche meglio”.
“Pasolini e la Peste” esce il 22 Gennaio 2021 per New Model Label. Arrangiamenti cacofonici, estetica pasoliniana e deformata, cercano di restituire l’eredità immensa lasciata da un autore sconfinato. Con Pasolini se ne va una stagione di passioni politiche generazionali a cui fa eco la disillusione di sogni rivoluzionari impegnati e militanti sessantottini. Questa restituzione, sonora e ideologica, sembra tornare sui passi di “1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!” degli Area, l’ultimo con Demetrio Stratos. Gli dei se ne sono andati già da un po’, ma come dimostra “Pasolini e la Peste” degli Autostoppisti del Magico Sentiero, gli arrabbiati ci sono ancora e la loro voce si sente.
Gli dei se ne sono andati già da un po’, ma come dimostra “Pasolini e la Peste” degli Autostoppisti del Magico Sentiero, gli arrabbiati ci sono ancora
“Non abbiamo fatto altro che un lavoro di taglia e cuci con quella che crediamo sia la nostra coerenza politica e spirituale. Pasolini in questo caso diventa materia liquida affilata” affermano la band. Un sentiero che lotta contro la strumentalizzazione del potere, la società del consumo, contro quello che Marx definisce “il genocidio delle culture viventi”. Con l’autostop e questi riferimenti storici si torna indietro in Unione Sovietica (aspettavo questo momento!) con il brano “Acedemiuta post perestrokja”. Giochi idiomatici e giochi di parole, improvvisazioni strumentali e sperimentazioni di manipolazione sonora.
Un viaggio sconnesso e scoordinato purtroppo destinato a pochi, un ritorno al prog e al free jazz, alla musica etnica improvvisata e sperimentata. Ma si sa, autostop è improvvisazione, improvvisazione è jazz, solo i cuori coraggiosi, e forse gli incoscienti, si avventurano nel mondo imprevedibile dell’autostop. Gli Autostoppisti del Magico Sentiero sono Federico Sbaiz, Martin O’Loughlin, Marco Tomasin, Franco Polentarutti e Fabrizio Citossi.