Questa frase potrebbe non essere del tutto vera, in quanto non rispetta uno dei canoni fondamentali dell’essere umano. Amiamo ciò che conosciamo e conosciamo ciò che amiamo. Sembra scontato, ma in realtà, se vi fermate a riflettere è piuttosto vero. Tutti fatichiamo un po’ quando decidiamo di lanciarci in nuove esperienze, che magari potrebbero non piacerci.
Ma dall’altra parte c’è la nostra innata curiosità e fame di conoscenza. Come posso sapere che qualcosa non mi piacerà se prima non la provo? La musica non fa differenza, ma c’è un fattore discriminante aggiuntivo. Avete presente quando ascoltate quel brano che non sentivate da tanto e vi sentite bene? Quando vi tornano alla mente odori, sensazioni, e proprio sul ritornello vi viene la pelle d’oca? Questo è dovuto alla parte del cervello chiamata ippocampo.
Leghiamo a un suono una sensazione, e nel momento in cui possiamo ascoltare quel suono, possiamo rivivere quella sensazione, che sia positiva o negativa. Come quando ascoltate una vecchia canzone e sentite l’odore del detersivo che vostra madre usava per lavare i pavimenti, ascoltandola a tutto volume alla radio. Oppure quando ascoltando un brano sentite quella stretta al cuore, perché quel brano lo avete ascoltato a ripetizione quando il vostro lui o la vostra lei vi ha lasciato.
Beh, il nostro cervello e la nostra anima hanno un estremo bisogno di questo, e quindi cerchiamo costantemente nuova musica per poter legare nuovi ricordi. La nostra playlist su spotify potrebbe essere per noi un grande diario. Ogni brano, andando avanti nel tempo, ci riporterà ad un momento, che a volte abbiamo dimenticato e che solo ascoltando quella traccia incancellabile potrà tornare alla memoria in termini di decimi di secondo.
Ecco perché costantemente abbiamo bisogno di nuova musica, e la cerchiamo spasmodicamente, per fermare un’emozione come se fosse una foto.