Dopo tre anni d’attesa è in uscita il secondo album dell’artista veneta R.Y.F. (acronimo di Restless Yellow Flowers da “Il Maestro E Margherita” di Bulgakov). Francesca Morello, in arte R.Y.F., si mette a nudo con i dieci brani di “Shameful Tomboy”, per l’etichetta Dio Drone con release oggi 18 ottobre. È un disco pieno di intimità, di profonde riflessioni e di cruda protesta, in cui non mancano grida di accusa verso la malata società moderna. Al centro del progetto c’è la ribellione contro l’emarginazione del diverso, le prepotenze verso chi non può ribellarsi, assoggettato a chi sta al di sopra. La traccia che ha aperto la strada alla stesura di questo album è proprio la title track, che racconta di cinici, antichi ed eccessivi rimproveri. A subirli è la R.Y.F. bambina, che amando dei giochi considerati da maschiaccio dalle suore dell’asilo che frequentava a cinque anni, veniva ripresa e ridicolizzata.
R.Y.F. ci presenta un disco pieno di intimità, di profonde riflessioni e di cruda protesta
Da qui parte una storia sincera, raccontata attraverso la musica e le parole, a difesa di un vivere sereni che non sempre ci è concesso. Accompagnata dalla sua fedele Fender, e da una Gretsch Hollow Body, R.Y.F. in questo nuovo lavoro fa quasi tutto da sola, tra elettrico e acustico. Quello che ne viene fuori è un melodico punk blues vecchia maniera, con suoni crudi e diretti, impreziositi da una voce delicata, a tratti struggente. “Shameful Tomboy” è la ferma convinzione di poter puntare il dito verso la piaga dell’intolleranza, che prende forza, perché alimentata dall’ignoranza di parte delle persone. Il sesto brano in scaletta, “Silence Makes Noise”, è caratterizzato da un crescendo vertiginoso di suoni e voci, proprio a contraltare l’assordante silenzio generato dall’indifferenza. Dalle molte ferite e dalle cicatrici che porta sull’anima, si percepiscono le battaglie che R.Y.F. ha dovuto sostenere, cospargendo, poi, le canzoni del sangue versato.
“Shameful Tomboy” è consapevolmente graffiante e diretto, emozionante nella sua semplicità strutturale
Altri temi forti sono trattati in “1st Time” (la consapevolezza dell’omosessualità) e in “Queer Riot” (“…We need to shout louder / Because they don’t understand”). Proprio questo gridare più forte, sta alla base del concept dell’album, perché porta avanti una battaglia di diritti che a molti sembra persa in partenza. Nelle introspettive “Take My Soul” e “All Sweet & Love” c’è la ricerca del conforto attraverso la musica, perché concede momenti di sfogo e riflessione. In conclusione promuoviamo a pieni voti questo “Shameful Tomboy” di R.Y.F., perché consapevolmente graffiante e diretto, emozionante nella semplicità strutturale, in chitarra acustica ed elettrica.