Diamo il benvenuto a Raffaella Piccirillo! Iniziamo parlando delle tue tante attività: cantautrice, produttrice e podcaster. Sei ancora indecisa sulla strada da percorrere? O, semplicemente, quando si ama la musica lo si fa a 360°?
Ciao, assolutamente! Ho le idee chiare da quando ero adolescente. Semplicemente nel corso degli anni si sono aperte più porte e si sono presentate più occasioni che ho cercato di cogliere al volo. Mi sono messa in gioco cercando di fare quante più esperienze possibili. Ho iniziato con lo studio didattico della batteria, lezioni di canto, scuola di musical e molto altro, cercando di pormi obiettivi concreti da poter realizzare senza improvvisarmi. Come hai detto tu, quando si ama la musica la si fa a 360°.
Ci racconti un episodio della tua carriera che ricordi con emozione? Qualcosa che non hai mai detto a nessuno.
Ricordo che ad una mia esibizione in teatro, durante uno spettacolo di musical nella mia città, ho ritrovato tra il pubblico, con grande sorpresa e piacere, il mio vecchio maestro delle elementari, che tra le varie materie insegnava anche musica, dopo quasi 20 anni. Al termine dello spettacolo si è presentato chiamandomi per nome e domandandomi se lo riconoscessi, perché lui lo aveva fatto dal pubblico, dal momento in cui avevo iniziato la mia esibizione canora, riconoscendo il mio timbro vocale. Non volevo crederci, è stata davvero una sorpresa molto emozionante ed inaspettata!
La tua voce è molto versatile, e il tuo repertorio molto vario. Ti ispiri a qualche artista in particolare? Chi ha influenzato maggiormente il tuo sound?
Mi piacciono le voci tecniche e soul, l’elenco è davvero troppo lungo per menzionarle tutte, da Christina Aguilera, Alicia Keys, Tina Turner, Carrie Underwood ad Aida Cooper, Mia Martini e tante altre. Dal punto di vista poetico amo molto Jim Morrison, mentre musicalmente mi piace molto il folk, il country-blues ma anche le influenze pop non mi dispiacciono. Quando devi confrontarti con altri artisti, con i quali possono nascere interessanti collaborazioni, impari anche a sperimentare nuovi generi e a produrre qualcosa di nuovo, come per esempio la canzone jazz “Untold Story” dell’album “Pale Blue Dot” recentemente uscito in Giappone oppure come la canzone “Give Me Kisses”, che è rientrata come bonus track nel mio nuovo album acustico.
È uscito il tuo nuovo album “Virtual Puzzle”. A cosa è dovuta la scelta di far uscire un lavoro totalmente acustico?
Dal 21 Luglio 2017 è in distribuzione fisica e digitale a livello globale. Come ho già detto ho avuto sempre un debole per le voci molto tecniche, perché ho sempre considerato la tecnica vocale un elemento indispensabile nella realizzazione delle canzoni. Questa volta però ho voluto fare un lavoro diverso, concentrandomi di più sulle emozioni e sull’intimità dei testi, cantando più su tonalità medio-basse, senza dovermi preoccupare troppo di come dover far squillare la tal nota alta. Una sorta di viaggio personale ed introspettivo, volendo semplicemente un rapporto a tu per tu con la musica. C’è una componente velatamente erotica in tutto questo. Così è nata la decisione di riarrangiare completamente le mie canzoni, alcune già conosciute perché appartenenti a mie precedenti pubblicazioni e altre inedite, con l’aiuto di musicisti reclutati un po’ da tutto il mondo unendo tassello dopo tassello, proprio come in un puzzle virtuale, che si è concretizzato agli GoPla SoundLab Studios (USA e Messico) che vantano, con mia grande inaspettata scoperta, artisti del calibro di Neal Schon, The Stooges, Counting Crows, Emily Greene, Sean Paul.
Scrivi brani in italiano e in inglese. Quale lingua trovi più espressiva e musicale? Il processo di scrittura è lo stesso in entrambi i casi?
L’inglese ha una fonetica più musicale rispetto alla lingua italiana, e il processo di scrittura generalmente è più semplice ed immediato. Però è anche vero che canzoni originali in inglese, una volta tradotte in italiano, se si fa un buon lavoro, diventano vere e proprie poesie. Credo che non ci siano delle regole standard: ogni canzone ha il suo percorso, poco importa se nasce in inglese o in italiano. Penso che la musica sia solo una questione di sincerità, avere qualcosa di vero da raccontare attraverso le emozioni e la voce.
Cosa vedi nel tuo futuro? A cosa lavorerai nei prossimi mesi?
Adesso la promozione del disco ha la precedenza, anche se a settembre ripartirà la stagione della mia rubrica radiofonica internazionale “Burns Envy, only Hits!” in onda su diverse radio web a sostegno della musica indipendente a livello globale. Approfitterò della breve pausa per entrare in studio e andare avanti con le collaborazioni musicali che oramai sono diventate una costante abbastanza impegnativa ma molto stimolante nel mio percorso musicale.
Vuoi aggiungere qualcosa?
Ringrazio voi per la disponibilità e per avermi concesso questo spazio. Ringrazio inoltre tutti coloro che mi seguono da tempo o che lo faranno e che vorranno acquistare il mio nuovo disco. Stay tuned!