Gli RFC presentano "Il Vuoto" il loro ultimo singolo per festeggiare i 20 anni di carriera
Gli RFC presentano "Il Vuoto" il loro ultimo singolo per festeggiare i 20 anni di carriera

RFC: “Siamo fedeli a noi stessi, le idee non cambiano, ma i modi di esprimerle sì”

Diamo il benvenuto su Music.it agli RFC. Per rompere il ghiaccio, raccontateci un aneddoto divertente o imbarazzante che vi è successo in studio o su un palco.

Ciao Ragazzi, beh la lista è lunga, forse troppo, ma forse quella indelebile per sempre sarà quella volta quando davanti a circa 500 persone in Germania, abbiamo suonato per circa 20 minuti con l’impianto esterno spento per un guasto, continuavamo a chiederci perché la gente fischiava, poi abbiamo capito il perché….Che imbarazzo.

Parliamo de “Il Vuoto”. Come nasce questo pezzo e cosa vuole raccontare?

Il vuoto è un brano intimo e sincero, veloci sonorità punk cariche di energia e voglia di rivalsa, racconta dei momenti difficili affrontati durante il lungo periodo di stop della band, momenti difficili affrontati e sconfitti soprattutto grazie all’amore per il punk-rock.

Il video del brano è stato girato alla Casa del Popolo Spartaco. Cosa rappresenta per voi questo posto? Quanto sono importanti questi spazi all’interno del tessuto urbano?

Lo Spartaco è uno spazio sociale che quest’anno festeggia 16 anni, spazio che alcuni membri della nostra band hanno contribuito ad occupare tanti anni fa. È fondamentale che esista, come tutti gli altri spazi nei quali abbiamo avuto il piacere di suonare in tutti questi anni,. La loro importanza non si discute, sono reali luoghi di aggregazione, di cultura e confronto troppo importanti per le nostre città.

Cosa verrà dopo “Il Vuoto”? Quale futuro per gli RFC?

L’idea è di uscire con un terzo singolo prima dell’estate, fare qualche concerto di rodaggio e poi uscire finalmente con il nuovo album. Non vediamo l’ora!

C’è una dedica alla fine del video de “Il Vuoto”. Cosa ha rappresentato per voi Elisabetta Imelio? Che ricordo avete di lei?

Siamo rimasti tutti scioccati da questa grande perdita, non solo per la scena alternativa italiana.Era una grande persona con la quale avevamo avuto il piacere di condividere il palco in un paio di occasioni, disponibile, affabile, emanava una gran bella luce. Ci mancherà.

Avete iniziato il vostro percorso musicale nel 1999. Da allora, come è cambiata la scena
musicale italiana?

Dal ’99 ad oggi si è passati da un movimento punk Italiano molto presente e che si stava affermando alla stragrande al silenzio più assoluto. Se nel resto d’Italia qualcosa continuava a resistere, quel poco che avevamo qui al sud è definitivamente scomparso. Nessuno suona più punk rock da queste parti. Abbiamo superato diverse ondate di genere, quello dell’indie è stato forse quello più forte, ma chi ama e crede nel nostro genere ha continuato a seguirlo e a supportarlo anche se con poche possibilità di avere concerti a disposizione. Cosa è cambiato? Beh, i social hanno stravolto completamente il modo di approcciare alla musica, ora prima la vedi e poi l’ascolti (forse), non critichiamo nessuna moda o scena, ma avvertiamo con piacere questa nuova tendenza a voler suonare, nascono tante, nuove band e la cosa, qualsiasi sia il genere suonato, ci fa enormemente piacere. Siamo tendenzialmente fiduciosi, le nuove sonorità ci incuriosiscono e ci fanno ben sperare.

Come siete cambiati voi?

Noi? beh rimaniamo fedeli a noi stessi, le idee non cambiano, ma i modi di esprimerle sì, con il passare anche dell’età ci siamo imbattuti in tanti percorsi musicali, di genere e stile, ma siamo noi, in un modo o nell’altro rimaniamo fedeli ai nostri principi, poi come esprimerli e sempre stato secondario, basta esternarli grazie alla nostra musica.

Cosa vuol dire continuare a fare punk dopo 20 anni? Come ci si sente?

Ci sentiamo quasi degli eroi, no scherzo, non sappiamo esprimerci in altro modo. Amiamo questa musica, saremo sempre di rottura e questa cosa ci piace.

Nel corso della vostra carriera avete collaborato, tra gli altri, con Sigaro della Banda Bassotti, scomparso a dicembre 2018. Che ricordo avete di lui? Quando ha influito la sua figura nella vostra produzione musicale?

Tocchi un tasto molto dolente, Sigaro era il nostro Joe Strummer, un grande punto di riferimento musicale e umano, ha lasciato un vuoto incolmabile e siamo fieri ed orgogliosi di essere stati suoi amici, di averlo seguito in tour e di avere avuto l’opportunità anni fa di scrivere una canzone  insieme. Sarà sempre con noi.

Ultima domanda, il classico “Fatevi una domanda e datevi una risposta”. Che ci dite?

Vi sentite in forma?

Come non mai, vi aspettiamo sotto al palco.

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