La band reggae Royal Zero al completo.
La band reggae Royal Zero al completo.

ROYAL ZERO: “Ciò che ci contraddistingue è il contenuto dei nostri inediti, i concetti che portiamo sul palco”

Royal Zero, benvenuti su Music.it! Ogni nostra intervista inizia con un aneddoto: raccontateci qualcosa di veramente imbarazzante legato alla vostra carriera musicale!

Per quanto coraggiosi nel voler condividere qui in Italia un genere appartenente di fatto ad una cultura lontana dalla nostra, momenti di imbarazzo non sono mancati nel corso del tempo, come è giusto che sia vista l’imprevedibilità della vita. Uno tra tutti è stato quando il giorno di un concerto ha coinciso con la giornata di rientro dalle ferie di Billah, il cantante. Fin qui tutto ok, se non per il fatto che l’orario di inizio concerto era stato concordato circa mezz’ora dopo che il suo aereo atterrasse a Roma da Formentera.

Non teneteci sulle spine…

Noi della band eravamo nel panico non vedendolo arrivare e ad un certo punto abbiamo dovuto iniziare a suonare; i nostri concerti iniziano sempre con un intro strumentale, che permette sia a noi sul palco sia al pubblico di scaldarsi ed entrare nell’atmosfera che cerchiamo di creare. Pensavamo che quell’intro sarebbe durato parecchio, ma fortunatamente dopo pochi minuti si presenta Billah sul palco, che come fosse tutto perfettamente organizzato è arrivato in scena, con un’abbronzatura invidiabile ed uno zaino con i panni sporchi del viaggio sulle spalle.
Quella sera ci siamo divertiti parecchio!

Parliamo del vostro progetto: come nasce, il motivo di questo nome e da chi è formato. Cosa rende i Royal Zero unici ed inimitabili?

Il progetto è nato per suonare dal vivo le canzoni dell’album d’esordio di Billah, “Lion Age”, prodotte dal producer Manhouse e pubblicato su Soundcloud. Fortunatamente, durante le nostre prime due stagioni abbiamo fatto molti concerti, soprattutto sul litorale al sud di Roma, dove le persone partecipavano e si divertivano parecchio. Passando molto tempo in studio, di conseguenza, sono nate nuove canzoni con sonorità diverse rispetto a quelle del disco che stavamo presentando live, nelle quali ognuno di noi ha contribuito con il proprio background artistico: Billah ha iniziato come Mc all’interno delle varie crew del litorale romano per poi passare alle feste dove regnava il Dj style e il reggae; Alice (seconda voce) alterna la sua passione per la musica black agli stornelli romani; Roberto (piano e tastiere) ha studiato pianoforte in Conservatorio, mentre Luca (batteria) , Tony (chitarra) e Gianluca (basso) provengono dal rock-blues.

Una band molto variegata!

Royal Zero è quindi frutto di una direzione musicale che stavamo prendendo, diversa da quella che ci aveva fatto unire che con un’esigenza di identità comune abbiamo pian piano trasformato. Non ci sentivamo più come “Billah and…”, bensì una realtà musicale unica. Potremmo sintetizzare dicendo che lo Zero raffigura il punto da dove abbiamo deciso di ripartire e Royal perché noi tutti diamo un gran valore al tempo e all’impegno per questo progetto che ci permettono, appunto, di realizzarci come band. Ciò che crediamo ci abbia sempre contraddistinto come band è il contenuto dei nostri inediti, il significato dei testi e quindi i concetti che portiamo sul palco e che, sicuramente, seppur cambiando leggermente genere e lingua conserveremo sempre.

C’è un artista o una band a cui vi ispirate?

Una band in particolare no, ma seguiamo con attenzione tutta la scena reggae italiana ed internazionale, ci piace molto anche la musica soul, il rap e l’hip pop degli anni ‘90. Apprezziamo artisti professionisti come Buju Banton, Anthony B, Dennis Brown, senza ovviamente dimenticare Bob Marley che ha il grande merito di essere riuscito a diffondere il reggae ed i suoi testi specialmente, dalla piccola Jamaica al mondo intero; poi ci sono gli artisti dell’ultima generazione Protoje, Chronixx, Tarrus Riley, Damian Marley

Sì, immagino la lista sia davvero lunga… Quali sono le maggiori influenze subite dalla vostra musica e come è cambiata nel corso del tempo?

Per quanto riguarda la nostra musica, potremmo dire che non sta cambiando, ma sta iniziando realmente ad avere una propria forma: come band, come accennato, siamo nati per suonare dal vivo un disco già finito, potremmo dire che il reggae è stato la matrice che ci ha fatti unire ma ora la nostra musica sta iniziando a subire l’influenza dei nostri differenti background. Le canzoni che abbiamo in cantiere e al quale stiamo lavorando sono molto diverse da quelle del disco, ad esempio prima di “Dem walk amon us”, durante il lockdown, abbiamo pubblicato anche un altro brano, si chiama “Still burn”, molto più riflessivo e con sonorità riflessivi e quindi differenti.

Ho notato che nel videoclip di “Dem walk among us”, il vostro nuovo singolo dancehall, avete usato molto trucco per sembrare dei veri zombie, perché?

Diciamo che è nato tutto come semplice gioco e quindi ci siamo divertiti a farlo rimanere tale. Il brano tratta quelle situazioni un po’ pesanti, false, che almeno una volta nella vita capitano a tutti, e magari se ti dice male ti lascia anche degli strascichi! Abbiamo scelto di trattare questa cosa con ironia, cercando di trasmettere un messaggio comunque positivo, dato che in fondo bisogna andare sempre avanti. Siccome nella prima strofa c’è un riferimento alla famosa serie “The walkin’ dead”, ci è venuta l’idea di girare una parodia in tema, cercando di far passare il messaggio che, al giorno d’oggi, potresti sembrare uno zombie se cerchi di passare la tua vita in onestà e pace con ciò che ti circonda, mentre disonestà e odio sembrano diventati comportamenti normali e di uso quotidiano.

Un concept veramente interessante!

A renderci così spaventosi ci ha pensato Laura Riggio, che ringraziamo ancora; inoltre cogliamo l’occasione per fare un sentito ringraziamento a Flavio Fabiani e Luca Viani, che hanno curato la sceneggiatura e le riprese, Carlo e Luca Di Dionisio e Antonella Celentano, che ci hanno gentilmente prestato la location del loro locale Rafiky Tropical Mixology per girare delle scene e naturalmente tutti gli amici e le persone che hanno partecipato come comparse e che hanno deciso di passare una domenica d’estate in nostra compagnia, condividendo questa esperienza.

Ora giochiamo: provate ad attribuire un colore alla vostra musica.

È difficile attribuire un solo colore. Potremmo dire rosso, giallo e verde, ma sarebbe scontato. Ad ogni modo, la musica racconta i nostri stati d’animo e la vita ci presenta molte sorprese. Un colore per ogni momento, per ogni esperienza e per ogni sentimento. In fondo, sia i colori che i suoni materializzano e descrivono agli altri un sentimento che vive nell’animo di un artista.

Cosa fanno i Royal Zero prima di salire sul palco? Avete un rito in particolare a cui non potete proprio rinunciare?

Molte volte ci è capitato di discutere, a volte anche di litigare di brutto; siamo tutti dei perfezionisti e ci teniamo tanto allo spettacolo che presentiamo in tutti suoi aspetti e a volte è capitato che qualcuno di noi abbia perso le staffe…ma siamo una famiglia ed è normale. La cosa bella è che poi quando si accende la musica basta uno sguardo per superare il tutto. Ma questo ovviamente non capita sempre! Quando non litighiamo ci abbracciamo e ci auguriamo di passare di bel tempo in tempo insieme. Ovviamente, ognuno di noi, individualmente, abbiamo riti del tutto personali, spliff, respirazione, un bicchiere di vino, etc…

Progetti per il futuro? State già lavorando a nuovi brani e potete darci qualche anticipazione?

Per l’inizio di ottobre faremo uscire un nuovo brano, sempre in stile dancehall e in inglese, ma non vi anticipiamo nulla per non togliervi la sorpresa! Quello che però teniamo ad anticiparvi è che il brano che presenteremo, che si chiamerà “Kalashiword”, sarà l’ultimo, per il momento, in lingua inglese. Abbiamo già in cantiere qualche brano in italiano e al quale al momento stiamo parallelamente lavorando; l’obiettivo è quello di farli uscire prima della fine dell’anno.

Royal Zero, l’intervista è giunta al termine ed io vi ringrazio per essere stati con noi. Lascio a voi l’ultima parola: salutate i lettori con una citazione o con una frase tratta dalle vostre canzoni! Ciao!!!

Innanzitutto un ringraziamento a te Giulia e a tutta la redazione per lo spazio che ci state concedendo. Un saluto a tutti i lettori e a tutte le persone che ci seguono! A presto!

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