Oggi sono passati esattamente 28 anni da quando il brano che ha reso celebri i Nirvana di Kurt Cobain ha fatto la sua comparsa sul mercato musicale. Eppure, all’epoca, nessuno si sarebbe mai aspettato che il brano dei 3 ragazzi di Seattle avrebbe letteralmente conquistato il mondo. Oggi ne esistono centinaia e centinaia di cover, da quelle più serie, alle parodie, sino a quelle interpretate dai diversi cartoni animati. Simbolo di ribellione, disagio e anticonformismo, il brano è stato definito come l’inno della Generazione X. Ma Kurt Cobain non voleva e non si aspettava di certo questa reazione, quando due settimane prima di entrare in studio scrisse il brano che avrebbe portato lui e il suo gruppo al successo.
La nascita di una rivoluzione musicale
Sì, perché “Smells Like Teen Spirit” doveva avere tutt’altro significato. Kurt Cobain, per sua ammissione, si ispirò ai brani dei Pixies per partorire il brano. Disse che ascoltandoli si sentiva così vicino a loro che avrebbe voluto far parte della band, o quantomeno di una loro cover band. L’influenza che il gruppo ebbe su di lui fu pazzesca. Affermò inoltre che aveva cercato di scrivere il brano in maniera che fosse più mainstream. Di certo, con quasi 30 anni sulle spalle, possiamo dire che è sicuramente riuscito nel suo intento. Il testo fu scritto circa due settimane prima di entrare in sala per registrare “Nevermind”. Lo stesso Krist Novoselic quando la ascolto disse che quella era la proposta più ridicola che avesse mai fatto Kurt Cobain. Il resto è storia.
Perché odora di Teen Spirit?
Come ogni grande storia, il titolo del brano ha in realtà un origine banale e casuale. Ai tempi Kurt Cobain frequentava ed era intimo amico di Kathleen Hanna, leader delle Bikini Kill e successivamente de Le Tigre. Si può tranquillamente affermare che “Smells Like Teen Spirit” è un po’ come se fosse loro figlio. Un figlio nato, come tanti, da una serata a base di whisky. L’allora amica di Kurt scrisse su un muro del motel Olympia, dove alloggiavano: “Kurt smells like teen spirit”. In realtà “Teen Spirit” non era altro che la marca di deodorante che l’allora ragazza di Kurt, Tobi Vail usava. Era inoltre compagna di gruppo di Kathleen e lei conosceva bene quell’odore. Da qui la scritta, che voleva solo essere una presa in giro ma che il cantante interpretò come simbolo di ribellione e anarchia.
Il successo del singolo
Quello che diventò il brano più celebre di “Nevermind” e probabilmente di tutta la discografia dei Nirvana, non ebbe una facile infanzia. Ad oggi tutti lo ricordiamo come un grandissimo singolo di successo, ma appena uscito non ebbe vita facile e fu rifiutato diverse volte dalle radio e dalle tv locali. Uno dei dirigenti della Geffen ricorda chiaramente il rifiuto da parte del direttore di un programma in una radio mainstream. Sembra che la canzone non potesse essere messa in rotazione perché: “non si riesce nemmeno a capire cosa dice il tizio che la canta”. Quindi come è giusto che fosse, ci pensarono le radio universitari a passare “Smells Like Teen Spirit” in alta rotazione. Da lì subentrò MTV che vide nel singolo un grandissimo potenziale
Il video e le cheerleader sovrappeso
A rendere celebre il singolo “Smells Like Teen Spirit” di certo non è stato solo il sound, anche il video fece la sua parte. Il regista fu Samuel Bayer, che successivamente lavoro con band e personalità del calibro di David Bowie, Green Day, Rolling Stonei. (Ndr: suo il video capolavoro di “Jesus of Suburbia” dei Green Day, come il resto delle clip di “American Idiot”). Dalla band fu invece scelto, a sua detta, proprio perché filmaker alle prime armi. I Nirvana non volevano un lavoro mainstream ma un’immagine più punk, che stesse fuori dal mercato. Le riprese durarono circa 12 ore e il video costò tra 30 e 50 mila dollari.
A Kurt Cobain inizialmente non piacque il video. Inoltre il regista aveva bocciato la sua idea di usare cheerleader sovrappeso e poco attraenti, lasciando solo come desiderio di Kurt le uniformi con la A cerchiata. Di seguito riportate le parole di Samuel Bayer a proposito del video: «Nessuno voleva restare sul set per più di mezz’ora. «All’undicesima ora sia la band che le comparse erano arrabbiate a morte con me. Allora loro vennero da me e mi chiesero: “Possiamo distruggere il set?”»