Ci sono album che sembrano viaggi. E questo è il modo più semplice per descrivere il nuovo album di Naomi Berrill, violoncellista, cantante e polistrumentista irlandese che però ha scelto la nostra Firenze come casa. Il viaggio, la presenza simultanea di diverse culture, l’arricchimento sociale che ne deriva sono quindi insite nella sua crescita personale e professionale. Dopo due album che ne hanno dimostrato il talento, “Suite Dreams” ne dichiara l’enorme sensibilità e la capacità di travalicare non solo i confini geografici ma anche quelli temporali.
Con “Suite Dreams” infatti Naomi Berrill decide di non chiudersi in un unico stereotipo di genere classico del violoncello, ma, come aveva già dato prova lungo la propria carriera, di sperimentare ogni strada possibile. Ascoltando “Suite Dreams” sembra ora di essere in Irlanda, dove Naomi Berrill è nata e cresciuta, ora nelle vie fiorentine popolate e traboccanti d’armonia. E forse il più grande merito di questo album è proprio nel fatto che il viaggio che siamo chiamati ad affrontare, arriva senza il minimo sforzo. Ancora meglio, senza nessuna presunzione.
Con “Suite Dreams” Naomi Berrill decide di non chiudersi in un unico stereotipo di genere classico del violoncello, ma di sperimentare ogni strada possibile
Naomi Berrill scrive musica e testi, suona violoncello, pianoforte e concertina, in un continuo dialogo con ciò che sta intorno. “Suite Dreams” è così un album complesso, strutturato e ben radicato negli studi classici che l’artista ha compiuto. Eppure non è certo la vanagloria a prendere il sopravvento. Diviso in tre suites, ognuna delle quali ha una propria epica e precise caratteristiche, “Suite Dreams” parla però in modo semplice, sotto la luce di qualcosa che ci accomuna tutti: la Natura, nel suo termine più crudo, e quindi più poetico.
La Natura domina “Suite Dreams” tanto quanto domina l’umanità nel suo lungo percorso verso la definizione della vita. La migrazione, il viaggio, il dialogo tra gli elementi, sono proprio i temi portanti di questo lavoro. In Silent Woods, la prima delle tre suites, i protagonisti sono le migrazioni degli stormi(“Oak and Sister Spring” o “Ginkgo Biloba”). Mentre Dance Suite invece racconta, attraverso il dialogo degli strumenti, della poetica evoluzione della musica e delle possibili contaminazioni. Soprattutto tra musica classica e tradizioni folk.
La migrazione, il viaggio, il dialogo tra gli elementi, sono proprio i temi portanti di “Suite Dreams”
Sperimentazione e amore per la tradizione in un unico componimento, come dimostra “Prelude” in cui Naomi Berrill cambia la metrica alla Suite n. 3 per violoncello di Bach. Infine Playground Suite è un armonioso duetto di voce e violoncello in un’atmosfera fanciullesca. La poesia, la danza e la melodia di diversi paesi si uniscono come a fotografare la società contemporanea che prende vita proprio dalla diversità tra le etnie. “Suite Dreams” è la grande possibilità che la vita ci offre, abbracciare il mutamento come un giardino che trova sempre il modo di fiorire.