Do il benvenuto aiThe Boylers sulle pagine di Music.it! Per rompere il ghiaccio, ci piacere sempre chiedere un racconto divertente tratto dall’attività live degli artisti. Ne avete uno da condividere con noi?
Ciao a tutti e grazie per averci accolti nel vostro spazio! Non è facile scegliere: si potrebbe parlare del giovine che, sentendoci suonare al Viper di Firenze, è corso sotto il palco ma si è distrutto la faccia scivolando sulla birra rovesciata a terra; del crowd surfing con relativo lancio della chitarra sul pubblico dal parte di un nostro caro ex componente durante un concerto in discoteca nei primi anni di attività (quella sera c’era lo Zoo di 105 nella sala principale e gli abbiamo portato via tutto il pubblico [ridono ndr]); dei vari locali distrutti e svariati danni ad opera dei nostri fedeli seguaci, oppure di quella volta che il video del nostro chitarrista Diego, con un leggiadro volteggio, ha sfondato il palco dove ci stavamo esibendo, garantendoci così il privilegio di finire su Paperissima Sprint… Solo un piccolo assaggio fra le storie non censurate.
Ahahaha, direi un track record invidiabile. Come ve la siete passata durante questo periodo di lockdown appena finito?
Questo, per noi, doveva essere l’anno del rilancio: il disco pronto, maggior consapevolezza sugli obiettivi e sul da farsi, il consolidamento di molti risultati come il consenso, specie nella zona in cui siamo soliti suonare. Purtroppo l’emergenza è stata una doccia fredda, ed ha frenato pesantemente i nostri programmi, ma siamo fiduciosi. Nel mentre abbiamo affinato le nostre competenze in campo enogastronomico!
Bravi, bere e mangiare sono passatempi perfetti in queste ultime settimane, nonché due dei pochi passatempi possibili. Vi auguro il meglio per la ripresa dell’attività. Ma vorrei tornare al passato. Come nasce il vostro progetto?
Il progetto nasce come un passatempo fra amici, senza volersi prendere sul serio. Cavalcando l’onda della novità nella nostra cittadina abbiamo preso coraggio, e con i vari cambi di line up ci siamo resi conto che non eravamo solo dei fenomeni da baraccone, ma avevamo qualcosa da dire: il fatto che le persone dimostrassero consenso per i nostri brani inediti (siamo nati suonando cover), unitamente ai piccoli traguardi che abbiamo raggiunto, ci ha fatto assumere un atteggiamento sempre più attento e scrupoloso nei confronti della nostra musica. E’ ovvio che il nostro unico pensiero è cercare di divertire divertendoci, ma cerchiamo di essere un minimo professionali nonostante la baldoria!
Il fatto che vi divertite a suonare ci è parso da subito evidente! E non sembro essere l’unico a pensarla così: ottima performance nel 2015 all’Emergenza Festival, per poi vincere, tre anni fa, il Marilù Rock Contest. Il vostro modo di fare musica negli anni ha subito cambiamenti? Com’è cambiato nel tempo il vostro approccio al fare musica?
Sicuramente è aumentata l’attenzione negli arrangiamenti e nelle scelte stilistiche, e la fortuna di avere, mediamente, un buon numero di live, ci da’ la possibilità e la libertà di toccare con mano la reazione del pubblico quando abbiamo qualcosa di nuovo da far sentire. Non siamo particolarmente veloci a scrivere, e abbiamo deciso di suonare solo quello che viene apprezzato da chi ci ascolta, cercando di evitare i brani che smorzano l’attenzione delle persone, ma con l’uscita del prossimo EP abbiamo cambiato strategia, mantenendo tutto il materiale nel cassetto senza che i brani fossero stati suonati prima nei live, quindi corriamo un bel rischio! Di sicuro abbiamo affinato il linguaggio che ci è venuto spontaneo adottare, siamo meno prolissi e più equilibrati in fase di composizione, a patto che le idee siano più spontanee e ballabili possibile.
Avete cominciato ispirandovi alle band post punk anni ’90. Chi sono i vostri modelli passati, anche al di fuori di quel genere? Quali sono, invece, le band attuali che stimolano la vostra creatività?
Ramones, The Hives, Queens of the Stone Age sono probabilmente i tre gruppi che più sono riconducibili al nostro suono, passando per un oceano sterminato di riferimenti individuali che può andare dagli At the Drive In ai Bad Religion, da David Bowie ai Meshuggah.. Adoriamo davvero la musica in molte forme diverse, e non importa che si tratti di Jazz, Classica, New Wave, Elettronica o Djent: può esserci sempre un elemento che può essere assunto come un valido spunto per creare qualcosa di “nuovo”! Fra le nuove proposte facciamo fatica a trovare riferimenti stabili, dato il caos dilagante nel mondo della musica, ma non possiamo negare che quando siamo in serata ci gasano i Die Antwoord, apprezziamo Billie Eilish o Kanye West (mi dissocio). Ci dispiace che sia già andato in ombra Fantastic Negrito… ma non nominate gli imitatori dei Led Zeppelin in nostra presenza!
Devo dire che Kanye West non me lo aspettavo. E un po’ mi ha fatto male. Nonostante questo, ho apprezzato molto il vostro video di “We are the Boylers”, nel quale fate un bel pieno di vitamina C. Ammetto che non mi aspettavo di potermi divertire guardando gente che strabuzza gli occhi per 3 minuti e 15 secondi! Come vi venuta quest’idea?
Ci fa piacere! L’idea era girare un video incentrato su un’idea semplice, che potesse avere dei riferimenti implicitamente sessuali o che potessero simulare lo sdegno che induciamo ai malcapitati che ci sentono suonare senza essere predisposti al rock n roll. Non sappiamo se abbiamo centrato l’obiettivo, ma la cosa importante era mettere in luce, almeno per una volta, le persone che ci vogliono bene, perché sono membri dei The Boylers tanto quanto i musicisti che, appositamente, nel video non compaiono.
Com’è farsi strada nel mondo della musica underground oggi, a Rovigo e dintorni? Ci sono altre band che considerate compagni di strada? Raccontateci il vostro ambiente musicale quotidiano.
Sulla carta, la nostra città – Adria – dovrebbe essere un crocevia di artisti fra i più importanti d’Italia: da tutto il mondo vengono a studiare nel nostro Conservatorio, abbiamo (almeno) due teatri, ed il principale ha visto ospiti illustri al pari di PFM e addirittura il primo concerto del primo tour europeo dei Genesis, mentre la nostra piazza ha visto l’esibizione dei primissimi Negrita e molto altro. Tutti un tempo suonavano uno strumento o avevano una band, si poteva suonare ovunque, finché qualcosa non è cambiato.
Cioè? Cos’è successo?
Hanno iniziato a boicottare i live per le vie e nei locali che poi col tempo hanno abbassato le serrande. È triste non respirare più la stessa atmosfera, ed è triste essersi accontentati di aperitivi in piazza con dei ritmi in loop per ore. Noi cerchiamo di dare il nostro contributo, anche se a molti potrà sembrare solo rumore: la soddisfazione più grande è stata suonare a Milano, quando fino a poco tempo prima qualcuno ci denigrava per il nostro “suono di merda”. Che gioia!
Nonostante la triste avanzata dell’apericena, si trovano sempre persone disposte a sentire buona musica. Basta solo cercare. Questo era tutto per me. Saluto i The Boylers, gli rinnovo i miei auguri e lascio loro volentieri lo spazio di chiusura. Dite quello che volete ai nostri lettori!
Quello che volete ai vostri lettori!