A 77 anni suonati Frederick “Toots” Hibbert ha ancora voglia di dire la sua. Ed eccoci ad ascoltare ‘‘Got To Be Tough’‘, di Toots & The Maytals. Di solito la frase ”A una certa età è meglio ritirarsi prima di perdere credibilità” è una massima praticamente universale. Ma questo sembra non valere per Toots, l’energico padrino del reggae infatti non solo ha autoprodotto la sua ultima fatica. In “Got To Be Tough” ha suonato di persona buona parte degli strumenti e ha anche arrangiato la sezione fiati, con un ottimo risultato. Chiariamoci, in questo lavoro non troverete superhit reggae come “. Parliamo comunque di un buon album, con un sound classico e solido e con la voce di Toots che sembra soltanto essere migliorata con il passare degli anni.
“Got To Be Tough”è un buon album, con un sound classico e solido e con la voce di Toots che sembra essere solo diventata migliore con il passare degli anni
La storia dei The Maytals comincia nel 1961 come trio vocale, quando Toots incontra Henry “Raleigh” Gordon e Nathaniel “Jerry” Mathias. Il mix di potenti voci soul/gospel si unisce a una band di strumentisti rocksteady/ska e si impone come una delle maggiori realtà jamaicane. Sono proprio i The Maytals ad utilizzare la parola reggae per la prima volta nel 1968. Nel 1972 dopo un cambio di formazione e di nome (da The Maytals a Toots & The Maythals) la fama della band cresce sino al livello internazionale . Allo scioglimento del 1982 seguirà la formazione di una nuova lineup nel 1990. “Got To Be Tough” rappresenta il trentatresimo lavoro in cinquantanove anni di carriera della prolifica band.
L’unico pezzo di questo disco che non ci ha convinti è la cover del classico di Bob Marley “Three Little Birds”
L’album si apre con l’aggressiva “Drop Off Head”, che ci mostra sin da subito le capacità della nuova incarnazione di Toots & The Maythals. L’album continua con il classico reggae della title track, in cui il quasi ottantenne frontman dà sfoggio di una voce è graffiante e potente. l’impressione (che è confermata dal caraibico r’n’b “Good Thing That You Call”) è che l’età abbia solo arricchito l’espressività di Toots. Nella successiva “Stand Accuse” la parte del leone spetta alla sezione ritmica e ai fiati. L’unico pezzo del disco che non ci ha convinti è la cover del classico di Bob Marley “Three Little Birds”. Il brano è ben eseguito e contiene anche l’ospitata di Ziggy Marley, ma l’arrangiamento stona rispetto alla versione originale. In conclusione, parliamo di un ottimo lavoro. Un LP che non arriva alle vette raggiunte da Toots & The Maythals ma un ascolto consigliatissimo per tutti i fan del genere.