Il 28 gennaio 2021 oltre 90 sale da concerto hanno pubblicato sui propri profili social una foto. Una foto che vuol essere un grido d’allarme, di rabbia, frustrazione, delusione. Un grande punto interrogativo a segnare l’incognita per il futuro e due date, la prima quella di apertura del club, la seconda il 2021.
La campagna social #ultimoconcerto – voluta, organizzata e promossa da KeepOn Live; Arci e Assomusica, con la collaborazione di Live DMA – si schiera dalla parte di tutti coloro che sono in difficoltà per via della terribile pandemia. A tutti coloro che hanno paura e non sanno cosa aspettarsi da questo futuro così buio e incerto per la musica dal vivo.
«Quando parliamo di live club dobbiamo pensare anzitutto a un insieme di strutture da mantenere, a uno staff composto da numerose persone che investono energie e impegno costanti per offrire una proposta legata alla musica contemporanea di qualità. Parliamo di spazi che si trovano oggi in una situazione di assoluta emergenza, senza alcuna certezza sul futuro e sulla effettiva possibilità di riuscire a superare questa lunga fase di crisi.
Parliamo di palchi che negli anni hanno ospitato e cresciuto artisti di ogni genere, compresi quelli che oggi vengono acclamati negli stadi e nei grandi festival nazionali e internazionali e di spazi che hanno formato le figure professionali più affermate e riconosciute di questo settore.
Sale concerto e live club sono fucine di cultura. Luoghi che permettono ai musicisti di esprimersi, di creare e diffondere arte, di incontrare il pubblico. Ben lontano dall’essere meri punti di ritrovo, queste realtà si distinguono dai tanto discussi protagonisti della movida per la loro capacità di veicolare aggregazione e socialità creativa e sicura nei territori. Sono spazi che, nella maggioranza dei casi, sono rimasti in rigoroso e rispettoso silenzio da ormai un anno»
Nel comunicato stampa è possibile leggere la preoccupazione e l’emergenza del settore musicale italiano. Molti di questi locali potrebbero non sopravvivere e rivedere la luce quest’anno, e questa notizia non può che portare sgomento. Viene fatta una domanda, che suona più come una triste, amara sentenza: “Quando sarà L’Ultimo Concerto? O forse c’è già stato?”
«Gli aderenti all’iniziativa che, oggi, sotto ai tanti punti interrogativi, hanno voluto mostrare le loro facciate sono tantissimi: da nord a sud, dai più piccoli ai più grandi, ci hanno messo la faccia. Alcuni sono punti di riferimento storici per intere generazioni, altri sono nati di recente: rappresentano i centri di aggregazione per grandi eventi o piccoli spazi che danno vita alla socialità locale. Tutti insieme si sono presi per mano per mandarci un segnale, aderendo a quella che a tutti gli effetti si intuisce essere una campagna di carattere nazionale: creando una mappa di punti interrogativi che costellano l’intero Stivale.
L’iniziativa porta a riflettere sulla condizione in cui si trovano i live club e le sale concerto. Attualmente, nonostante il ruolo enorme che questi spazi hanno in termini di creazione, promozione e diffusione di cultura, e il loro indiscutibile valore sociale, si può dire che siano stati pressoché ignorati dai numerosi decreti susseguitisi in questi mesi. Provvedimenti che hanno sì citato cinema e teatri in tema di spettacolo, ma non hanno dedicato la dovuta attenzione a queste realtà che rischiano di scomparire.
L’impatto di queste oltre novanta foto e i relativi interrogativi, decisamente, però non è trascurabile.
Quale sarà il prossimo passo?»
Dei grandi punti interrogativi, già. Difficile trovare e dare risposte a riguardo. Ma una cosa è certa: non bisogna arrendersi. La pandemia ha messo in ginocchio uno dei settori che più amiamo e che più ci ha riempito di gioia e passione. Proprio per questo dobbiamo combattere e divulgare questi appelli, per far sì che tutti possano tornare a godere. Il tutto, ovviamente, seguendo le relative norme di sicurezza e igiene, quello senza dubbio.
Appelli importanti come #ultimoconcerto vanno supportati e condivisi; perché se dopo il covid, a tutto ciò cui abbiamo già rinunciato si aggiungesse anche la musica, non otterremo altro che l’ennesima sconfitta. Tutti abbiamo paura di immaginare un futuro senza una di queste forme di spettacolo, e spesso evitiamo di pensarci. Ma potrebbe accadere ancor prima di rendercene conto. E questo va assolutamente evitato.