Diamo il benvenuto su music.it a Zibba. Parliamo di “Pezzi”, il secondo brano che anticipa l’uscita di “Amore, Morte e Distrazioni”. Come nasce questo brano e cosa vuole raccontare?
Il brano nasce da una sensazione di disagio di un paio di anni fa. Non mi sentivo esattamente la persona che mi piaceva essere; nel frattempo stavo disperatamente chiedendo all’amore di venire a salvarmi. Quindi la canzone parla di tanti argomenti diversi, come capita spesso nei miei brani, perché sono sfoghi di un momento preciso e trattano cose diverse. La cosa che mi fa piacere è che questa canzone porta nelle persone reazioni diversi o almeno questo è quello che mi ha detto chi lo ha ascoltato. Vuol dire che è un brano che in qualche modo ispira la mente ad andare da una parte, anche se non è esattamente quella che avevo in mente io quando ho buttato giù queste parole.
Quindi nonostante il suo essere uscito solamente il 26 gennaio hai già avuto un feedback al riguardo?
Sì, ho avuto un feedback molto più grande del previsto perché le persone hanno aspettato proprio la mezzanotte del 25 per ascoltarlo e hanno cominciato a scrivermi. Poi ho notato che sta andando anche meglio di altre cose uscite ultimamente e quindi credo che sia una canzone che, per quello che dice, sta piacendo ed è una cosa che fa piacere.
La cover di “Pezzi” è molto interessante e si legge nel comunicato che rappresenta le canzoni in chiave cubista. Cosa significa? Che legame c’è tra musica e pittura?
In chiave cubista perché quando ho avuto l’idea del brano ho chiesto alla mia compagna, Camilla, di replicare sotto forma cubista l’idea del brano. Sono molto amante di quel genere pittorico e ho chiesto proprio di replicare quello stile anche perché è proprio nel suo stile. “Amore, Morte e Distrazioni” è un concept che comprende anche la lavorazione di questo trittico che andrà ad accompagnare l’uscita dei tre Ep che avranno poi il nome di tre colori. Quando io mi metto a lavorare sui brani lei si mette a lavorare sui quadri e cerchiamo anche di respirare più possibile questa cosa. Cerchiamo di vivere questa cosa al meglio, nonostante il momento storico, cercando di non farla essere figlia di momenti di noia o di scazzo ma che invece sia un momento per viaggiare insieme.
Musica e pittura sono due dei mille volti dell’arte. Secondo te quanto è stata importante l’arte in questi mesi passati in casa?
Sicuramente l’arte ha risvegliato tanti interessi che le persone avevano ma che erano un po’ stati sepolti. Io stesso ho ripreso a dipingere dopo anni che non lo facevo, non per la quarantena o la pandemia ma perché ne ho sentito il bisogno. Ho sentito il bisogno di riattaccarmi a qualcosa di cui avevo perso le energie e che invece è una cosa molto importante perché mi rendo conto che quando disegno riesco ad essere in pace. Secondo me il valore della musica e dell’arte non è mai cambiata a causa di una situazione del genere. Credo che musica e arte abbiano sempre bisogno di essere condivise, di avere spazi dove essere condivise perché altrimenti è un po’ poco pensare che il web possa essere ancora la vetrina di tutto questo. C’è la necessità di tornare a organizzare mostre e concerti e qualunque cosa ci sia di bello al mondo nella condivisione di queste cose.
A questo proposito, non so se hai letto delle varie alternative ai concerti e agli eventi in generale. Tu che ne pensi?
Io credo che la forma classica del concerto e degli eventi in generale sia l’unica forma giusta dalla preistoria a oggi e non abbiamo bisogno di cambiare. Se ci sono persone che hanno piacere a vedere un concerto online la cosa non cambia perché sono anni che guardiamo videocassette dei concerti ecc. Forse non ha mai attecchito tanto questa cosa. Io credo che ci sia la necessità di tornare a fare concerti. Tornare a fare i viaggi di andata e di ritorno dai concerti perché questi viaggi sono importanti tanto quanto l’evento stesso. Credo sia importante con chi andare al concerto, di cosa si parla durante il viaggio, come si vive il concerto stesso e io credo che anche l’arte sia più bello viverla dal vivo. Da amante dell’arte ti posso dire che prima o poi lo stare a distanza annoierà le persone e avremo bisogno di più contatto.
Non se hai letto anche la notizia del concerto dei Flaming Lips dentro a delle bolle di plastica.
Io credo che dopo un concerto del genere mi sveglierei le notti successive in preda agli incubi. Cioè manca proprio quello sputare vicino alle persone affianco a te e bere nel bicchiere di plastica lasciato sul tavolo da chissà chi [ride].
“Amore, morte e Distrazioni” è il titolo “provvisorio” del tuo prossimo lavoro in studio. Che legame c’è tra queste tre parole e la musica?
Diciamo che queste tre parole sono dei contenitori. Dei concetti base che fanno da contenitore a gruppi di canzoni. Le prime canzoni raccontano quello che è stato per le il concetto di amore in questi ultimi tempi. Il secondo Ep quello dedicato alla morte, che poi sarà quello di colore viola, è un disco che parla di morte in tanti sensi. La morte assieme all’amore è una delle cose più importanti e una cosa a cui penso spesso sin da quando ero bambino. Poi siccome l’amore e la morte sono due concetti molto forti si ha bisogno di qualcosa per distrarsi e qui entrano in gioco le Distrazioni.
Questo è il concetto che sta dietro a questi Ep e le canzoni hanno un legame fra loro perché raccontano un unico grande mondo. Per questo assieme a Camilla abbiamo pensato di realizzare un quadro fatto di tre tele ma che in fondo è una grande tela che descrive il mondo. Non è il mondo di Zibba è il mondo in cui ho vissuto e ho scritto queste canzoni.
Nel mondo della musica, almeno negli ultimi anni, l’idea di un concept album è una cosa rischiosa. Che ne pensi?
Beh io credo sia più rischiosa l’idea di provare a fare delle cose alternative senza poi capirne bene il significato. Io ho 42 anni e con il bagaglio culturale che ho e nel modo in cui ho iniziato a fare dischi, l’unico modo di concepire la musica è quella del concept. Quando butti fuori solo un singolo in realtà tiri fuori una canzone sola e devi sperare che sia abbastanza forte per essere davvero un singolo. La domanda è a chi è arrivato questo pezzo? Sembra una scusa per convincerci che abbiamo fatto realmente qualcosa. Far uscire un concept è un modo per continuare il mio percorso personale. Tutti i dischi che ho fatto sono stati dei concept, solo quello di Sanremo è stato una compilation, ma tutti gli altri lavori sono stati tutti album concettuali.
Certo, però se pensiamo alle attuali regole di mercato ammetterai di essere un po’ controcorrente.
Io non credo sia controcorrente. In giro per il mondo ci sono concept album bellissimi che io apprezzo moltissimo proprio perché non sono singoli o raccolte di canzoni scritte negli anni. Dietro a un concept c’è un ragionamento. Dietro ogni singolo brano c’è una continuità sul suono e sulla storia che fanno parte del fascino stesso del disco che diventa quasi un libro. Certo il mercato è cambiato ma il mercato che è cambiato non è il mio. Io ho un pubblico di nicchia quindi a meno che una radio o una tv non decida di passare un mio brano il mio bacino sono le persone che mi ascoltano da sempre.
Poi ogni tanto grazie a Spotify, ad esempio, qualcuno si aggiunge e magari ricondivide un brano di quindici anni fa dicendo di averlo scoperto grazie alle playlist o ai suggerimenti. Però io ho la mia nicchia, le persone che mi seguono e sono affezionatissime al progetto e mi seguono magari da tantissimi anni. Perciò io mi sento fuori dalle logiche di mercato e non voglio nemmeno mettermi a fare a gara con chi fa milioni di visualizzazioni perché le mie di visualizzazioni sono quelle reali delle persone che hanno davvero voglia di sentire la mia musica.
Puoi anticiparci qualcosa del prossimo disco?
Ti posso dire che saranno tre Ep piuttosto diversi. Il primo avrà sonorità più “black” con quelli che sono stati i miei ascolti da ragazzo. Ci sarà un po’ di quella vena soul anni ‘60 e il cantautorato italiano come Lucio Dalla e Lucio Battisti. Il secondo Ep, quello viola, sarà più sperimentale sia dal punto di vista elettronico che acustico. Non saranno tutte canzoni cantate ma ci sarà anche uno strumentale e con questo voglio sottolineare quanto detto prima sull’idea del concept album che mi permette di inserire anche materiale del genere, senza preoccuparmi del fatto che non possa diventare un singolo. Il terzo Ep è quello delle Distrazioni, una sorta di boccata d’aria dopo le ansie dell’Ep viola. Ci saranno canzoni più acustiche, sempre con la band, ma con un sound più leggero. Ci saranno addirittura delle canzoni maggiori, quindi positive [ride].
Far uscire ben tre Ep in questo periodo è una mossa rischiosa e anche coraggiosa. Come stai tu e come sta la tua musica?
La mia musica sta bene perché sto continuando a scrivere tante cose. Questa situazione globale mi sta portando tante preoccupazioni ma fortunatamente non sta intaccando l’ispirazione di quello che scrivo. Non sto scrivendo della pandemia, insomma, ma sto continuando a scrivere le cose che mi hanno fatto battere il cuore fino a un anno fa. Credo che per me, a livello di ispirazione, non sia cambiato molto. Ho visto molte persone scrivere canzoni sulla pandemia e credo che questa cosa stia veramente rompendo le palle a tutti. Cioè le rompe anche me, ci dedico diversi minuti di ragionamento al giorno e ci sto molto attento ma non lascio che vada ad intaccare quello che faccio per lavoro. Io sto abbastanza bene, sto patendo come tutti l’impossibilità di viaggiare e di suonare e mi rendo però conto che la situazione economica di chi fa questo lavoro è molto precaria. E questa cosa deve essere risolta in qualche modo.
Secondo te quale sarà il futuro della musica? E quello dei lavoratori dello spettacolo?
Voglio sperare che non appena saremo usciti dall’incubo della pandemia tutto torni come prima. Ci vorrà ancora tanto tempo purtroppo e in questo momento dobbiamo, ovviamente, occuparci della situazione a livello sanitario e poi pensare a quando si potrà di nuovo tornare a sputarsi nei bicchieri senza volere e tornare a godersi un concerto tutti appiccicati. Credo che tornerà tutto come prima ma che ci vorrà ancora tempo. C’è bisogno di aiuto e credo che tutta la scena abbia bisogno di un segnale forte, perché penso che non si potrà tornare a lavorare in modo normale ancora per un po’.
Credo che anche il settore della musica debba iniziare ad essere considerato come le altre categorie di lavoro perché se fino a ieri siamo riusciti a campare con la musica vuol dire che si tratta di un lavoro e non solo di un hobby.
Pensi che le iniziative messe in atto dalla scena nazionale e internazionale siano sufficienti per salvare il settore o pensi si possa fare di più?
Credo siano iniziative importantissime. Non so se si possa fare di più ma penso che comunque sia necessario sottolineare l’importanza di queste iniziative.
Molti hanno preso dei soldi da queste organizzazioni e non le hanno prese dallo Stato al quale versano tasse ogni anno. Di conseguenza è stato molto importante e sarebbe bello che ci fossero più iniziative del genere.
Ultima domanda, il classico “fatti una domanda e datti una risposta”. Che puoi dirci?
Allora la domanda è: Zibba come ti vedi tra dieci anni?
La risposta è che non lo so. Fino a un paio di anni fa avevo una visione anche chiara di quello che poteva essere il mio futuro e invece oggi non me lo riesco a immaginare. Se due anni fa mi vedevo continuare a fare questo lavoro, magari come discografico o editore di una di quelle grandi società. Oggi mi vedo in un bosco, dentro una capanna con due legnetti per fare il fuoco. Mi vedo più preistorico.
Credo che allontanarmi da ciò che mi ha affascinato per tanti anni sia la cosa giusta da fare perché la musica deve continuare ad essere la parte più intima di noi stessi, come diceva Charlie Parker, e non quello che ci fa fare le stronzate e ci fa andare altrove con la testa. Voglio suonare la chitarra al centro di una foresta e starmene là tutta la vita. Questa sarebbe una bella cosa.