Sono passati 4 anni dall’attentato al Bataclan di Parigi. Quella fredda notte di novembre della capitale francese è l’ennesima cicatrice nel cuore di un’Europa che cerca di essere più inclusiva. L’unico sopravvissuto degli stragisti fu arrestato a giugno di quest’anno. Si trattava di una dimostrazione quella che ha portato ai 10 terroristi a provocare sparatorie o a farsi esplodere in punti diversi di Parigi nella stessa notte. Che l’abbiano fatto per ragioni politiche o religiose poco impota. Le morti del 13 novembre del 2015 non avevano nessuna responsabilità dell’inesistente equilibrio geopolitico in Medio Oriente. Eppure c’è chi ha voluto puntare il dito contro il pubblico degli Eagles of Death Metal, o contro lo stesso Bataclan.
L’attacco al Bataclan sulle note di “Kiss the Devil” degli Eagles of Death Metal
Paura e senso di impotenza portano le bocche delle persone a dire cose sconsiderate. Non sono mancate le polemiche da parte di chi considera il concerto metal come un passatempo vizioso e perverso. Come se la responsabilità delle 90 morti al teatro Bataclan fosse dovuta alla loro presenza al concerto degli Eagles of Death Metal e non imputabile a chi quelle vita le spense quella sera. La band californiana, lungi dal maledire Parigi, fecero immediatamente sentire la propria vicinanza ai sopravvissuti. Il 7 dicembre del 2015 aprirono il concerto degli U2 a Parigi. Inoltre, gli Eagles of Death Metal, si fecero promotori di un’importante iniziativa. Il ricavato dalla vendita “I Love You All The Time”, singolo reinterpretato da tantissimi nomi del panorama musicale, al supporto di musicisti emergenti.
Dei 1500 spettatori del Bataclan, ne sono morti 90
Tuttavia, dovremmo aspettare ancora molto affinché il Bataclan torni a essere un luogo di condivisione di esperienza artistica. Poco più di dieci giorni fa si sarebbe dovuto esibire sul palco re-inaugurato un rapper musulmano. Se il rap è uno di quei generi il cui limite tra seria dissertazione musicale e satira si fa estremamente labile, diventa comprensibile che la politica si inserisca per contestare l’espressione di certa arte. Forse i testi di Médine saranno percepiti come satira solo quando la ferita del Bataclan sarà stata rimarginata del tutto. Fino ad allora, non possiamo far altro che sperare in una riabilitazione completa del ruolo aggregativo della musica.