«La musica, cioè la vera musica, non solo il rock ‘n’ roll, ti sceglie»
Lester Bangs
Questo articolo nasce da una riflessione non recente. Non è figlia degli ultimi avvenimenti quali il Festival di Sanremo e i commenti inerenti, ma la riguardano profondamente. Può essere condivisibile o meno e sicuramente impopolare o meno. Ma sento il dovere di provare a riflettere su alcuni argomenti che riguardano la musica nel 2021, la sua evoluzione e specialmente il riscontro che trova nel pubblico di oggi.
Da buon vecchio “metallaro” ovviamente non potrò esimermi dal parlare di questo, ma veniamo ai fatti. Quello che negli ultimi giorni sento dire sempre più spesso è: “ormai il rock è definitivamente morto”. Questo lo sento dire e scrivere da persone che ancora oggi imbracciano la chitarra e fanno davvero un buon rock, un buon metal, ma lo fanno davanti a non più di una manciata di persone nel locale dietro casa – una sfortuna secondo me –.
Da qui, alcune citazioni fin troppo popolari estratte da commenti sui social che mi è capitato di leggere recentemente e che mi hanno non solo colpito, ma quasi infastidito – ogni riferimento ai nomi è puramente casuale, sono solo inventati per rispettare la privacy -. Alcune di questi sono dei classici luoghi comuni che ci portiamo dietro da anni, altre invece sono particolarmente recenti e, ovviamente, riferite alla vittoria della ROCK band che ha vinto il Festival di Sanremo 2021: i Måneskin.
«Il rock è morto, ormai si tratta solo di musica fatta per vendere»
Kikketto82
Grazie per averci ricordato che la musica è uno dei più grandi mercati a livello mondiale. Per averci ricordato che la musica si vende, ha bisogno di un copyright e di essere tutelata. Grazie per esserti dimenticato di quando quella musica fatta per vendere ha prodotto oltre 1.2 milioni di sterline al Live Aid, quello che, nel caso tu non lo sapessi, è considerato il più grande concerto rock della storia.
La musica ha sempre venduto, e spero vivamente che continuerà a farlo. Sulle band rock aleggiano leggende, vere o meno, che le rendono delle grandi band, ma se non diamo possibilità a quelle attuali di farsi un’identità, lanciando pile di escrementi verso di loro sia se provino a fare qualcosa di nuovo, sia che provino ad emulare qualcosa di visto, allora siamo noi che stiamo uccidendo il rock.
«Il rock a Sanremo deve arrivare ultimo. Se vince non si può più parlare di rock»
Trottolina91
Una piccola perla del web, come a dire: «Il rock è una roba che non può piacere al popolo, altrimenti non ha senso». Ora: sono d’accordo con la visione del rock come mezzo di ribellione, quindi l’affermazione in qualche senso potrebbe avere valore. Questo se tu vivessi nel ’78, e forse sarebbe già troppo tardi. Il rock è stato sdoganato negli anni ’80 e fa parte della cultura popolare, non solo di una nicchia ristretta della quale tu, dall’alto dei tuoi 29 anni credi di fare parte.
Pensavi che ascoltare i Queen ti rendesse alternativa, vero? Pensavi che Johnny Cash fosse molto più romantico dei cantautori italiani, vero? Ti do una notizia, non sei diversa da nessuno, non fai parte di una selezione di eletti. Ascolti solo buona musica, e ricordati che la musica è soggettiva, e la stessa cosa non può piacere a tutti. Siamo nel 2021, i millennial guidano la macchina e guidano anche le tendenze del mercato grazie ai social. Quella che per te era una ribellione fatta di sesso droga e rock ‘n’ roll, per loro oggi è fatta di sesso, droga trap e hip hop.
«Il rock è fatto per stare nei pub e nelle cantine, non in televisione»
Vaschetto73
Un genio incompreso. Quando parlate di rock spesso e volentieri non vi rendete conto di quanto sia profondamente distante dal concetto di rock la filosofia della musica in Italia. Se solo ora, un gruppetto di ragazzi poco più che ventenni possono permettersi di calcare quel palco, con strafottenza, sì, con coraggio anche, è perché il rock è entrato finalmente, lentamente e a testa bassa, senza fare troppo rumore, nella nostra cultura.
Pe unire le due citazioni sopra, non posso che portare l’esempio dei Placebo al Festival di Sanremo del 2001. Sono passati esattamente 20 anni. La band di Brian Molko e il suo staff, che non stavano riscuotendo il successo aspettato dal secondo disco – sì, caro lettore, si parla di soldi e di commercializzare la musica – pensarono che una comparsa in un festival importante come quello nostrano, avrebbe solo potuto giovare alle vendite. Il resto è storia.
Parte di quella storia forse non la comprendete. Non comprendete il fatto che il teatrino fu studiato a puntino per essere messo in scena e fare scalpore. Per far parlare quel pubblico bigotto, ingioiellato e impellicciato che non avrebbe mai capito un gesto simile. Eppure, non fecero assolutamente nulla di nuovo, non fu il primo amplificatore rotto, ne fu l’ultimo. Ah, loro si che erano rock, perché venivano fischiati.
Forse in Italia, mentre nel resto del mondo vendevano milioni di dischi – no lettore, se eri uno dei pochi dei tuoi amici che ascoltava i Placebo, non credere di far parte di un gruppo di eletti, sei solo uno tra tanti – quindi ancora uno volta; siate onesti con voi stessi e smettetela di prendervi in giro. Se oggi i Placebo tornassero a fare una cosa del genere, e venissero applauditi, sarebbero meno rock?
«Quann’ero pischello io ce ne stavano de gruppi metal, mo gira solo sta monnezza de Trap, non ce stanno più i pischelli de na vorta»
Lupacchiotto86
Per essere chiaro: «Quando ero piccolo io c’erano tanti gruppi giovani che facevano metal. Adesso c’è solo questa musica spazzatura chiamata Trap. Non ci sono più i bravi ragazzi di un tempo». Caro lupacchiotto, sei solo cresciuto. Ormai hai probabilmente superato la soglia dei 30 e ti accingi a camminare sempre più spesso con le mani dietro la schiena, incuriosendoti quando vedi qualche cantiere lungo la strada. Fatti qualche domanda.
Il rock c’è, è presente. È pieno zeppo di gruppi rock, metal e nu metal che cercano di sfondare. Ma per uno di loro, ci sono 100 ragazzi che ascoltano la trap e – maledetto me e quando ho deciso di scriverlo – fanno bene. Qui si entra in un contesto diverso da quello musicale. È più una questione generazionale. Ad esempio chi come me è cresciuto a pane e NuMetal, vedi i Linkin Park, è stato additato dalla generazione precedente in quanto ascoltavamo “robaccia”, quello non era rock. Sappiamo tutti oggi chi sono quelle band e che pezzo di storia della musica hanno fatto giusto? Appunto.
Se non ricordo male, quando io ero piccolo venivo additato come “zecca” perché vestivo diverso dagli altri, o “satanista” perché suonavo la chitarra elettrica. E questo sarà successo per parecchi di voi. Quello era il mio modo di ribellarmi, il mio modo di esprimermi. Per ognuno di me però, c’erano 100 ragazzi che ascoltavano i Backstreet Boys, i Blue, o gli Eiffel65 e la musica house, per essere più chiaro. No, non eravamo e non siamo un gruppo di eletti. Semplicemente ora non facciamo più parte del giro, e recepiamo solo quello che il mercato ci propone.
La Dark Polo Gang, Sfera Ebbasta, Achille Lauro, non sono altro che artisti che hanno saputo cogliere nel segno. Perché artista è chi riesce a prendere il sentimento di molti, ed esprimerlo nella maniera più veritiera possibile. Forse sono solo una moda che passerà, forse potrebbero scrivere pezzi importanti della storia della musica italiana. Non lo sappiamo. Intanto però Calcutta e Tommaso Paradiso, dei quali parlavate allo stesso modo, ve li siete già dimenticati vero?
«I Måneskin hanno avuto chi gli ha scritto una canzone fatta apposta per vincere, sennò neanche ci salivano sul palco»
GimmyH71
Non criticate i Måneskin perché hanno vinto, perché hanno uno staff, perché sono giovani o perché provano ad emulare vecchie glorie. Criticate i Måneskin quando non sapranno scrivere un album da soli. Criticateli quando il mercato gli imporrà di smettere di essere arroganti, e molleranno il rock. Criticateli quando non avranno saputo sfruttare la grande possibilità che gli è stata data, quella di portare una nuova generazione a imbracciare una chitarra o un basso. Ma siete così sicuri che da soli non potranno fare nulla? Eppure dicevate lo stesso dei Verdena, dei BluVertigo, degli Afterhours. O forse lo dicevano i vostri genitori?
Insomma, arrivato alla fine di questi commenti mi sento di tirare le somme e dire ciò che mi sembra di aver capito dai commenti letti qui e lì. Il rock non è morto. Il rock lo state uccidendo voi. Almeno in Italia. Lo state uccidendo lentamente e inesorabilmente, diventando vecchi e perdendo quella voglia di nuovo. State sempre lì a lamentarvi di come la vecchia musica fosse più bella, di come i vecchi e grandi artisti avessero davvero carisma. Non siete altro che lo specchio opaco di una generazione che invecchia e ripercorre gli errori di chi li ha preceduti.
Per concludere, credo sia importante sottolineare che questi riferimenti devono essere presi in considerazione sulla base delle provocazioni lette sui vari social. Sappiamo tutti che la musica italiana ha dei grossi problemi. Le band sono poco valorizzate e ancor meno pagate. Essere un artista in Italia è un lavoro difficile. Si viene considerati come persone che non hanno voglia di lavorare. Mi viene in mente la classica domanda “Cosa fai nella vita?” con risposta “Il musicista”. Segue sempre una nuova domanda:
“Si ma per vivere che fai?”
Non lasciamoci condizionare dalla nostra cultura musicale personale. Cerchiamo di imparare a leggere la musica con occhio critico, sotto ogni punto di vista. Il pregiudizio uccide la musica, forse non c’è cosa peggiore. Le critiche costruttive invece aiutano i musicisti a crescere, e non solo loro. Non facciamo l’errore delle vecchie generazioni, additando tutto ciò che è nuovo o diverso come “spazzatura”. Non facciamo razzismo musicale. Insomma, impariamo ad aprirci a qualcosa di nuovo, a vivere nel mondo presente e specialmente a dare una chance alla musica nuova. In fondo cosa ci costa?