SABÙ ALAIMO: "Racconto l’autenticità della provincia e i sogni dei suoi abitanti"
Il cantautore Sabù Alaimo
Il cantautore Sabù Alaimo

SABÙ ALAIMO: “Racconto l’autenticità della provincia e i sogni dei suoi abitanti”

Ciao Sabù Alaimo, benvenuto su Music.it! Per conoscerci bene fin da subito, raccontaci un episodio significativo della tua vita che sia simbolico di ciò che vuoi dire con la tua musica.

Non ci sono episodi particolari, ma posso dire che sono costantemente influenzato dalla vita di cantautore on the road e, soprattutto, dalla bellezza che c’è nell’incertezza del mio lavoro. Quelli come me non amano le cose già scritte, forse perché toglierebbero magia ai sogni.
Ogni episodio, positivo o negativo, è linfa vitale per la mia musica. Posso tranquillamente dire che la mia vita e la mia musica sono la stessa cosa. Io scrivo quello che vivo, canto canzoni pregne di vita.

Qual è stato il posto più strano in cui Sabù Alaimo ha scritto una canzone?

Mi capita spesso di scrivere canzoni mentre corro, nel senso che mi vengono in mente delle suggestioni che scrivo su un foglio di carta appena finito l’allenamento. Per me la corsa è una sorta di dialogo con me stesso, apre il mio spirito, è un momento creativo. La corsa è il mio L.S.D. Devo dire che è un modo molto salutare di drogarmi.

Quanto devi alla tua terra, la Sicilia, per il corpo sonoro e poetico delle tue canzoni? E al nome che ti sei scelto?

Devo molto. Nel mio ultimo album “Generazione Digitale” ho dedicato una canzone alla mia isola, dal titolo “Sicilia Innocente”. Mi sento molto legato alla mia terra e a volte questa mia appartenenza viene a galla nella mia musica. Sono affascinato dai luoghi: le mie canzoni sono immagini dettagliate di posti, mi ispira molto la provincia dove c’è una certa autenticità. Il mio nome è semplicemente una casualità, non l’ho scelto. Da sempre mi chiamano Sabù.

Quali sono i dischi che non possono mancare in un lungo viaggio in macchina?

Pink Floyd, Sex Pistols, Dead Boys, insomma il rock e il punk. Ma anche i cantautori Italiani come Lucio Dalla, Rino Gaetano e ovviamente Vasco Rossi.

Con “Sgomito”, singolo estratto da “Generazione digitale”, hai voluto dare voce ai disagi della contemporaneità attraverso una location molto particolare: Vucciria. Come ti è nata quest’ispirazione?

Con il brano “Sgomito” racconto una storia dove al suo interno c’è tutto, c’è vita. Io cerco, fondamentalmente, di fotografare momenti e trasformarli in musica. Nello scatto non si può evitare lo sfondo, quindi non si può omettere l’affitto da pagare, gli amori infranti, i sogni e le tante difficoltà della quotidianità. Le mie sono fotografie analogiche che non riesco a “ritoccare”. Per quanto riguarda la scelta della Vucciria come location per il videoclip di “Sgomito”. Ho avuto l’idea dopo una serata alcolica passata proprio lì. Ho avuto come la sensazione che le voci della gente diventassero un’unica voce, una sorta di coro che diceva «tengo duro ogni giorno». Questo grido immaginario rimbombava dentro i bicchieri pieni di alcol, come se la leggerezza di una notte sbronza rappresentasse altro, qualcosa di più complesso come è la vita e i suoi equilibri fragili, l’amore, le passioni, le paure, i vizi, ma soprattutto i sogni di una intera generazione che “sgomita” e che per qualche ora mette in pausa le proprie paure.

Se “Generazione digitale” fosse un film, chi sceglieresti come regista? E perché?

Senza dubbio Giuseppe Tornatore. Il mio album racconta l’autenticità della provincia, ma soprattutto racconta i sogni dei suoi abitanti che il regista ha sempre impresso nelle sue pellicole. Sono profondamente legato al cinema di Tornatore, tanto che ne traggo ispirazione per le mie canzoni.

Pensi che il rock da cui attingi a piene mani abbia ancora carte da giocarsi con le nuove generazioni di ascoltatori di musica? In che modo?

Per me Il rock va oltre il sound e la chitarra elettrica. È come un viaggio, sia fisico che metaforico, dove le emozioni si materializzano in musica. Chiaramente questa trasformazione deve avvenire senza filtri, nella più totale verità artistica. Ecco: per me il rock è rappresentato dall’autenticità, nel bene e nel male. Quando la vita quotidiana e la musica diventano la stessa cosa quello è rock. Come può finire una cosa così potente? Le nuove generazioni sono rock anche se non ne sono consapevoli del tutto.

Qui termina la nostra chiacchierata. È stato un piacere averti su queste pagine. Ho un’ultima richiesta per te: argomento a piacere. Sbizzarrisciti!

Il piacere è stato mio. Vi saluto con una mia personale riflessione: Non saprei dire se ho fatto un buon disco, ma so di aver creato un album autentico, senza filtri. Ho scelto come titolo “Generazione Digitale”, che nel 2019 può sembrare scontato. Invece per me ha una grande significato perché, in qualche modo, le mie storie sono legate alla rabbia, alle difficoltà, alle disillusioni, all’amore e ai sogni della cosiddetta “generazione del digitale”. Questo disco sono io immerso nella contemporaneità, ma potrebbe essere chiunque altro si trovi a vivere le mie stesse emozioni. Potete ascoltarlo su Spotify!