Ciao Viola Violi, benvenuta su Music.it! Prima di parlare di cose serie, ti va di smascherarti subito con qualche episodio particolare? Se inedito e imbarazzante, ancora meglio!
Ciao Veronica! Ne avrei una marea. Durante il video de “Le cose che non so” ero ossessionata dal fatto che la frangia dovesse essere perfetta. A forza di pettinare e farmela sistemare, la truccatrice ha iniziato a urlare “T’è diventata di cementoooooooo”.
Torniamo a noi: come è avvenuto il passaggio, e cosa ti porti dietro, dagli Inna Cantina Sound fino all’attuale percorso solista?
L’esperienza di palco come prima cosa, come ci si comporta nell’affrontare un live, avendone viste di cotte e di crude. So esattamente cosa voglio essere e cosa no. In realtà la rottura con gli Inna Cantina Sound è avvenuta prima che io decidessi di fare il mio primo disco, quindi le due decisioni sono ben separate. Il passaggio è stato non facile in generale perché chiudere una porta (una porta bella grossa) è sempre qualcosa che lascia dubbi e incertezze. Ma ora sono io, al 100%.
All’anagrafe Viola Rossi, hai giocato un po’ con il tuo nome fino ad arrivare a Viola Violi. C’è qualche altro significato legato a questa scelta?
Guarda io sono Viola Violi già da più di 10 anni, dalla prima volta che mi sono iscritta a Facebook e non sapevo che nome mettere, quindi decisi di fare la “sovversiva” e non dare a Zuckerberg il mio vero cognome (fa ridere, lo so). Quando poi mi sono trovata a dover scegliere che nome usare per uscire col disco, ho ragionato insieme al mio team sul fatto che “Viola Violi” fosse più musicale rispetto a solo “Viola”. Quindi sento di poter dire: una decisione più che logica e naturale!
Oltre al tuo background empirico mi piacerebbe conoscere anche le tue influenze musicali, sia riguardo cosa ti ha plasmata sia che cosa ritieni valido in questo momento.
Ho diverse influenze, vado in fissa con gli artisti per mesi, anni, me li ascolto fino alla nausea poi cambio. Questo mi è successo da piccolina con l’hip hop (Joe Cassano, Neffa…) e col reggae, anche quello nostrano (tipo gli Africa Unite, Mama Marjas). Crescendo ho sfiorato la musica commerciale perché a Grosseto andava di moda andare a ballare nelle discoteche (si proprio quelle brutte di provincia…), mi sono avvicinata al canto con Joss Stone, Stevie Wonder, Giorgia e tutto il soul più tradizionale.
Dire a 360 gradi sarebbe limitativo.
Arrivata a Roma mi sono ritrovata a cantare di tutto, dal Progressive Rock alle serate in discoteca come Speaker, poi mi sono tuffata nel jazz, nell’arrangiamento, in generi più particolari tipo il nu soul, il future soul (Hiatus Kayote sopra tutti) sempre scrivendo la mia musica, con gli Inna e da sola. Ora sono in fissa con Nathy Peluso, Mahalia, Rosalia (mi sono innamorata del Flamenco).
“Alma” è il tuo disco d’esordio, in spagnolo significa anima ma il tuo riferimento è indirizzato ad Alma Mahler, la indomabile e tormentata “vedova delle quattro arti”. Che cosa ritroviamo di questa figura nell’album?
Mi sono immaginata Alma Mahler guardare dalla finestra delle sua casetta a Vienna, sola, libera e felice, dipingere il mondo a suo piacimento, allontanare pregiudizi, dolori, malcontenti e mariti possessivi, con la sua tazza di caffè bollente e un bel libro. Alma sono io, Alma sei tu, come ogni donna (ma anche ogni uomo) che su questo mondo abbia cercato qualcosa, anche solo il senso della propria esistenza. Questo per me è il mio primo disco, la ricerca di qualcosa, di melodie particolari, accordi strani su cui ho passato notti intere a ragionare, il tutto tenuto insieme dalla semplicità e da una certa facilità d’ascolto (mi auguro) perché è un disco spontaneo, vero.
Alma Mahler racchiude un po’ la storia di tutte e tutti noi.
È diventata davvero una urgenza quella di affrontare certi temi soprattutto per chi si fa portavoce e detiene lo strumento bellissimo e tagliente della parola. “Femmina” come si colloca in questo scenario?
Esattamente nell’uso tagliente della parola. È un testo abbastanza “old school” dove le rime si baciano, cosa che quasi non va più molto di moda, ad oggi. Ho raccontato delle cose…delle esperienze, delle convinzioni, anche perché la parola “femmina” da sola non significa nulla. Anche un uomo può essere “femmina”, dipende dall’accezione che si da al concetto stesso di femminilità o di “essere femmina”. Io sono quella che “non t’aspetti” e che se ne frega anche abbastanza di quello che ti aspetti da lei, ragiono con la mia testa, sbaglio tantissimo e poi mi correggo, sempre cercando di rispettare chi mi sta intorno. Live and let live.
Come è essere una donna in un ambiente prevalentemente maschile e di assetto patriarcale?
Mah, ti dico solamente che con gli Inna Cantina Sound in tour ero io e (quando eravamo pochi) nove/dieci pischelli. Ho sempre cercato di tenere testa a ogni situazione, pensa che guidavo spesso io il furgoncino con tutti quei matti dietro, ci siamo divertiti tanto anche se ovviamente a volte del maschilismo c’è stato, ma non da parte dei componenti del gruppo. Sono io la prima a non permettere a nessuno di mettermi in dubbio solo perché il mio è considerato il “sesso debole”. Purtroppo non sempre è contrastabile la forza del sessismo (come del razzismo, omofobia ecc.) e quando questo accade si hanno donne sfruttate, sottopagate, considerate inferiori, in ogni ambito, non solo nella musica, e questo è vergognoso, sarebbe bello poter cambiare il corso delle cose. Io nel mio piccolo ci proverò!
Il tuo album mi sembra un bel modo di de-costruire alcuni di questi schemi… anticipaci qualcosa su quando potremo sentirlo dal vivo!
Ci saranno molti appuntamenti radiofonici dove canterò le mie canzoni e potrete trovarli tutti sulle mie pagine Instagram e Facebook (violavioli). Riguardo il live: 28 Marzo data di presentazione del disco, al Wishlist di Roma, full band e tanti ospiti!
Viola Violi, di questi tempi è importante lasciare spazi aperti. La domanda finale è tua, chiudi come preferisci! A presto!
Cara Veronica è stato un piacere rispondere alle tue domande, in questo mondo impazzito in preda a virus ben peggiori del Corona, mi viene spontaneo chiederti e chiedere a chi legge, se non sembrerebbe più logico considerare noi esseri umani dei “virus”, e di conseguenza trattare il mondo che ci circonda come qualcosa che ci ha accolto senza che gli sia stato propriamente chiesto.
Amate chi vi sta accanto, ridete, mangiate, bevete, rispettate la natura il più possibile e trattate la Musica come trattereste la persona a voi più cara. Ciao!