Oggi diamo il benvenuto ai Réclame, ciao ragazzi. Noi abbiamo un nostro rito di apertura, così, per rompere il ghiaccio. Vi chiedo di raccontarmi un aneddoto imbarazzante, che ricordate in maniera particolare, accaduto magari durante uno dei vostri live.
Particolarmente divertente è stata quella volta in cui abbiamo suonato in strada, a Monterotondo, davanti a dieci persone, per una manifestazione musicale. Avevamo 16 anni e suonavamo malissimo, cercando di replicare, con scarsi risultati, i nostri miti dell’epoca: Pere Ubu, Banco del Mutuo Soccorso e Clash. Le facce delle persone, che assistevano inorridite, erano impagabili.
Ora che abbiamo rotto il ghiaccio, possiamo iniziare a presentarvi in maniera più degna. Raccontatemi come nasce questo progetto.
Sebbene suonassimo vari strumenti già da bambini, abbiamo iniziato a dedicarci seriamente alla musica fra i 17 e i 18 anni. Fondamentale è stata la scoperta del progressive rock europeo e del jazz, che ci hanno stimolato ad approfondire tecnicamente gli strumenti che suonavamo, nel tentativo di imitare i nostri musicisti preferiti. Da un punto di vista testuale, invece, sono stati importanti, per la nostra formazione, i grandi cantautori italiani e stranieri: Fabrizio De André, Francesco Guccini, Paolo Conte, Franco Battiato, Leonard Cohen e Nick Cave su tutti. Sono stati loro ad averci aperto le porte a nuove possibilità espressive, ad insegnarci l’importanza del rapporto fra la musica ed il testo e, soprattutto, a spronarci verso un tipo di canzone, che poggiasse su una profonda ricerca contenutistica e formale. Abbiamo avuto, poi, la fortuna di conoscere Daniele Senigallia, che ha accettato la sfida di condensare questa nostra visione artistica in un disco strutturato e compiuto e Andrea Rapino, nostro manager, che ha creduto nel progetto anche da un punto di vita commerciale: da quel momento è partito il progetto in via definitiva.
Domanda per Marco: suoni in una band composta da te e altri tre membri, fratelli tra loro. Come è stato l’impatto? Ti sei sentito mai in qualche modo in soggezione, oppure ormai ti senti come un quarto fratello?
Conosco i miei compagni di band da quando eravamo bambini e dalla prima volta che abbiamo suonato insieme non ci siamo più separati. Condividere un percorso musicale con tre fratelli è un’esperienza complicata, quanto avvincente. Tra fratelli si litiga spesso e non è sempre facile mediare le varie posizioni artistiche, ma, di contro, c’è una sintonia biologica e musicale, che si riversa, a mio giudizio, anche nella pratica compositiva.
Parliamo del vostro esordio. Primo singolo e già siete sul palco dell’Ariston. Come è andata? Vi sentite dei privilegiati ad essere saliti su questo palco in così poco tempo?
L’esperienza sanremese, che ci ha visto protagonisti, è stata qualcosa di unico. Ci riteniamo sicuramente fortunati ad aver calcato un palco del genere e ad aver fatto un’esperienza televisiva di questa portata. Non vi nascondiamo, però, che il nostro obbiettivo principale è quello di presentare il progetto dal vivo: nessuna esperienza televisiva, per quanto grande, può essere paragonata ad un concerto con un pubblico reale.
Parliamo allora del vostro lavoro, che uscirà a breve. Fatemi un piccolo trailer dell’album dei Réclame in poche parole. Mettiamo un po’ di hype addosso ai lettori!
L’album che ci accingiamo a pubblicare s’intitola “Storie d’appartamento” ed è un collage sonoro, composto da otto brani, ai quali corrispondono otto condomini molto diversi fra loro. L’intento è quello di narrare frammenti significativi della vita di ognuno dei personaggi, che abitano questo appartamento immaginario.
Se doveste assolutamente inserire una cover nel vostro album, quale sarebbe e perché?
Non siamo dei grandi sostenitori delle cover all’interno dei live, men che meno nei dischi. Ad ogni modo, se proprio dovessimo inserirne una, sarebbe un brano che ha segnato il nostro modo di scrivere e di intendere le canzoni: “Inverno” di De André, “Alle prese con una verde milonga” di Paolo Conte e “Amandoti” dei CCCP.
Avete già qualche progetto per il futuro, ovviamente dopo l’uscita dell’album? Tour in vista?
Purtroppo questo è un periodo incerto per pensare di concretizzare, a breve, un tour in Italia. Ciononostante, speriamo di poter portare dal vivo l’album il prima possibile. Nel frattempo, comunque, stiamo lavorando a nuovi brani.
È stato un piacere scambiare quattro chiacchiere con voi, le ultime parole sono le vostre, chiudete l’intervista a modo vostro, a presto!
Un saluto ai lettori e alla redazione di Music.it! Grazie per l’intervista e speriamo che si possa tornare presto a suonare dal vivo, perché, in fin dei conti, è la parte più emozionante e verace della fruizione musicale.