Durante la conferenza stampa del Forum Arte e Spettacolo a Bologna, Diodato è intervenuto per parlare dei problemi del settore dello spettacolo, amplificati come non mai dall’emergenza sanitaria.
Il cantante già vincitore dello scorso Festival di Sanremo ha detto:
«Durante il lockdown sono emerse le difficoltà che stava attraversando il mondo dello spettacolo. Ci siamo sentiti trascurati, ma abbiamo capito che potevamo dare un contributo. Credo che ciò che faccio e ciò che fanno molti miei colleghi è importante per il tessuto sociale, per la condivisione, per manifestare la presenza in questo tempo. La cultura deve essere riconosciuta come un bene primario»
Diodato: “Serve una riforma del settore dell’arte e dello spettacolo”
Diodato, assieme a Paolo Fresu e all’assessore alla Cultura Matteo Lepore, ha sostenuto la necessità di una riforma del settore dell’arte e dello spettacolo. Riforma necessaria soprattutto per tutelare i tanti lavoratori che lavorano dietro le quinte per realizzare uno spettacolo.
«Ho parlato con tanti lavoratori dello spettacolo, per la prima volta mi sono sentito parte di un unicum. Mi sono reso conto di quanto il mio lavoro dipenda da quello di altri lavoratori che, spesso, rimangono nell’ombra»
Le proposte del Forum Arte e Spettacolo prevedono una serie di misure a sostegno dei lavori dello spettacolo e dalla necessità di tutele resesi evidenti necessarie dall’emergenza sanitaria in corso. Durante la conferenza la presidente della Fondazione Centro Studi Doc Chiara Chiappa ha detto:
«Queste proposte prevedono una posizione previdenziale unica, un reddito integrativo per artisti e professionisti dello spettacolo, una piattaforma open source per i registri delle professioni e di eventi, semplificazioni per organizzare manifestazioni artistiche e incentivi economici a sostegno dello spettacolo»
A sostegno della causa dei lavoratori dello spettacolo anche Paolo Fresu che ha aggiunto:
«Proposte che porteremo all’attenzione della politica. In questi mesi difficili, Ci sono stati un po’ di aiuti, ma non sono stati sufficienti. Serve un nuovo modo di vedere il mondo della cultura e dello spettacolo altrimenti c’è il rischio che il 50% di noi debba cambiare mestiere. Se noi non ci saremo saremo tutti più poveri»