Cosa significa riuscire a realizzare un progetto in differita di trent’anni? Raccontateci come è avvenuto il vostro incontro e, soprattutto, il vostro rincontro.
In realtà non ci siamo mai persi completamente di vista. Salvo Rizzuto, il nostro cantante, si è trasferito a Londra per trent’anni, dove ha fatto una bella carriera. Proprio ieri mi ha raccontato di quando è stato a suonare al festival di Montreux… wow! Ma nessuno di noi è stato con le mani in mano. Suonare, sempre suonare! Certo, quando è finalmente ritornato e abbiamo riformato i Loners è stata una bella emozione.
Raccontateci un aneddoto che vale la pena di conoscere sui Loners, un’esperienza che secondo voi vi ha forgiati come band.
La nostra aneddotica del passato è un po’ diluita nelle birre! Quel che c’è da sapere sui Loners è che siamo amici da trent’anni e ne abbiamo passate tante insieme… Se solo le ricordassimo tutte!
Tante cose sono inevitabilmente cambiate, ma è rimasto l’amore per la musica. È stato difficile mettersi al lavoro insieme dopo tanti anni?
No, affatto. Abbiamo sempre suonato, sia insieme che separatamente. Bisogna dire che ognuno di noi ha un background completamente diverso dall’altro. I puristi del rhythm & blues sono essenzialmente Salvo e Sante. Gaetano, il bassista, è un beatlesiano di ferro con un passato new wave come Vincenzo. Alberto, il batterista, non solo è il più giovane del gruppo, ma è anche un fan sfegatato dei Deep Purple. Probabilmente è nato vecchio!
Avete fatto del sincretismo la vostra forza. Chi ha avuto modo di ascoltare “If I only could” avrà constatato che siete una vera e propria enciclopedia musicale. Di cosa avete fatto intossicazione in gioventù? Di chi continuate ad essere dipendenti in età matura?
Quando sei giovane tendi ad essere assoluto nelle tue scelte. Poi si cambia e si capiscono tante cose. Se negli anni ’80 non ti piaceva la new wave eri nessuno, mentre oggi apprezziamo tutta la buona musica: dal jazz alla classica, a Mina e Adriano Celentano. Tutto ciò che è valido.
Dall’alto della vostra esperienza non avete di certo perso freschezza dal punto di vista musicale. Avete qualche consiglio da dare ai giovani emergenti che si stanno affacciando sulla scena artistica italiana?
No, non crediamo di essere nella posizione di dare consigli a nessuno. Ci fosse chi li dà a noi! E poi, la musica è libertà. Tutte le ricette che si imparano negli anni è meglio disimpararle, se no si diventa ripetitivi o scontati.
In trent’anni di meditazione, di certo avrete ancora molti progetti messi tra parentesi. Qualche anticipazione?
Stiamo facendo quello che volevamo fare da tempo. Al momento altri progetti non ce ne sono se non quello di portare dal vivo l’album il più possibile e spingere il video del nostro singolo “Envy”. A questo proposito devo dire che è stata la prima volta che ci siamo confrontati con questo mezzo espressivo, ed è stato esaltante. Ci piacerebbe fare il video per un altro pezzo dell’album!
Le ultime righe sono per voi. Fatene ciò che volete!
Facciamo un appello: guardate il nostro video “Envy”. Lo abbiamo fatto noi e ne siamo orgogliosi. Se poi vi piace e volete approfondire trovate l’album sulle principali piattaforme online. Dateci tutti i feedback che volete, anche negativi.